CSR/Utilitalia: “La nuova impresa ricerca profitto di qualità”

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Il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti
Il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti

ROMA – Non c’è futuro per l’impresa che non si preoccupi del miglioramento della società. Tutela dell’ambiente, attenzione alle persone, solidarietà, creazione di opportunità per i meritevoli, sono i pilastri irrinunciabili di un’impresa moderna e responsabile. L’unica che possa sopravvivere nel lungo periodo”.

Così il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti (nella foto) ha aperto il convegno promosso dalla stessa federazione delle imprese energetiche idriche e ambientali, ’Le utility per la crescita sostenibile: responsabilità sociale d’impresa e nuovi obiettivi di sostenibilità’.

C’è tanta retorica della sostenibilità e qualche pregevole documento – ha affermato Valotti ma le imprese competitive hanno la responsabilità sociale quale componente essenziale e valore guida della proprio strategia. Soprattutto, il vertice aziendale, che si spende in prima persona negli indirizzi e con l’esempio, non relegando il tema agli specialisti”.

Secondo Utilitalia nei Piani industriali delle imprese queste politiche possono svolgere un ruolo centrale, sia per la crescita sostenibile del Paese che per il raggiungimento degli obiettivi di Agenda 2030, i 17 obiettivi di sviluppo sostenibili (SDGs Sustainable Development Goals) votati dalle Nazioni Unite nel settembre 2015.

Secondo il presidente Valotti la natura delle imprese è cambiata “tende a sfumare la contrapposizione tra imprese for-profit e non-profit. Entrambe si devono preoccupare di accrescere il valore delle risorse che impiegano, ma soprattutto di redistribuire tale valore tra i principali stakeholder dell’impresa. Sullo sfondo emerge una nuova concezione di impresa, fondata sulla ricerca di un profitto di qualità, capace di generare valore per tutti i portatori di interesse, a partire dai cittadini. È tutto ancor più vero se ci si occupa di servizi di pubblica utilità. L’orizzonte a cui tendere è quello di imprese che fanno bene, facendo del bene. Tra queste, sempre più, nei prossimi anni troveremo le public utilities meglio gestite e più competitive”.

Nello studio della Fondazione Utilitatis – analisi di benchmarking sulla sostenibilità come leva di qualità e di sviluppo delle utilities – emerge infatti che il 75% delle aziende di servizi pubblici del panel analizzato, redige il bilancio di sostenibilità e che nel 65% dei casi questo viene approvato dal consiglio di amministrazione. Aziende che agiscono sulle economie territoriali impiegando il 52% della spesa per fornitori locali. Realtà d’impresa che producono il 44% dell’energia con fonti rinnovabili e i cui termovalorizzatori – tanto per fare un esempio – hanno emissioni molto al di sotto dei limiti stabiliti per legge (85% in meno del limite stabilito).

Preoccuparsi del bene comune è un obbligo. È un elemento discriminante non solo per le imprese – ha rilevato Enrico Giovannini, ex ministro ed ora portavoce di ASVIS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile di cui Utilitalia fa parte – ma per il mondo. Oggi o cambiamo il mondo o al 2030 il Pianeta collasserà. Abbiamo 17 obiettivi sullo sviluppo sostenibile. Tra questi – ad esempio – il fatto che entro il 2020 tutte le città dovranno dotarsi di strumenti per la resilienza. È nell’ambito locale che le imprese di servizi pubblici hanno un ruolo fondamentale. Coinvolgere i cittadini in un programma di educazione per lo sviluppo sostenibile”.