Acqua/Utilitalia: “Gestori in prima fila nell’adattamento ai cambiamenti climatici”

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Si concluderà il 13 settembre a Livorno, il convegno internazionale sull’acqua dell’Iwa dove verranno discusse oltre 70 tra studi e ricerche, 20 sessioni plenarie e personalità provenienti da circa 30 Stati diversi, parte dei quali saranno presenti al Festival dell’acqua, a Bari dall’8 all’11 ottobre, proprio per parlare delle soluzioni da proporre quando ci si trova a dover gestire emergenze legate alla carenza idrica o all’abbondanza d’acqua.

Dall’ultima analisi in nostro possesso emerge che è elevato il gap infrastrutturale del settore idrico italiano rispetto al contesto europeo – osserva il direttore di Utilitalia Giordano Colarullo – le reti hanno un elevato grado di vetustà, tanto che il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa; il 25% di queste supera anche i 50 anni. Inoltre gli acquedotti presentano elevate perdite di reti: al Nord arrivano al 26%, al Centro al 46% e al Sud al 45%”.

La logica in questo settore deve guardare alla qualità del servizio offerto all’utente finale, ai cittadini – mette in evidenza il direttore generale di Utilitalia – e questo dipende dalla qualità delle infrastrutture. Per una città è infatti fondamentale un buon equilibrio dell’assetto idrico, da un lato gli acquedotti dall’altro la rete fognaria e la capacità di assorbire e rispondere a eventi meteo di forte intensità. Servono investimenti per 5 miliardi all’anno, cifra che sarebbe il minimo necessario per coprire il fabbisogno di infrastrutture del nostro Paese. Ora invece siamo a meno della metà”.

“Se vogliamo cambiare marcia e modernizzare il settore, e allo stesso tempo tutelare la risorsa puntando alla sostenibilità, è necessario investire avendo come obiettivo la sostenibilità e la resilienza delle infrastrutture – conclude Colarullo – basti pensare al modo in cui i cambiamenti climatici stanno ormai lasciando il segno; e come dopo mesi di siccità si debba ora affrontare l’arrivo delle piogge. Sarebbe auspicabile in questa chiave una sorta di coordinamento tra i diversi settori, per esempio con l’agricoltura, per avere una regia omogenea sulle politiche, sia quelle più generali che quelle prettamente più industriali, da dedicare alla risorsa; i distretti potrebbero essere lo spazio ideale per mettere in pratica questo coordinamento. Dobbiamo esser pronti a saper gestire in modo intelligente tutte le condizioni provando a trarre vantaggi e a sfruttare le diverse opportunità”.