Aziende associate/Siccità, Gruppo Hera: “Interconnessioni e tecnologia contro la crisi”

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(Foto Agenzia Dire)

Siccità, emergenza idrica, scarsità di risorse, razionamento dell’acqua. Temi e concetti diventati di stretta attualità in questi mesi che hanno portato prepotentemente alla ribalta dell’opinione pubblica l’utilizzo della risorsa acqua e quali strategie poter mettere in campo per far fronte a condizioni climatiche che, anno dopo anno, stanno assumendo un carattere strutturale, sempre meno legato cioè, a episodi di eccezionalità. “La siccità non è un fenomeno legato al periodo estivo ma nasce già dalla stagione autunnale. Lo abbiamo visto bene quest’anno: la scarsità delle piogge ha fortemente condizionato la capacità di rifornimento delle fonti di approvvigionamento superficiali, come sorgenti e bacini, creando notevoli disagi in molti territori“. Così Emidio Castelli, responsabile Acquedotto del Gruppo Hera, spiega in un’intervista al Quotidiano Energia come si è determinata la crisi idrica vissuta nel periodo estivo. Una crisi che però, nel caso del territorio servito da Hera, si è sentita meno rispetto ad altre aree del Paese, visto che “per noi si è trattato di gestire alcune situazioni difficili, concentrate in alcune zone appenniniche, ma nonostante questo non abbiamo dovuto razionare (o modulare) il servizio ai clienti“.

A giocare un ruolo fondamentale, spiega il responsabile a QE, è stata la strategia di investimenti mirati alla interconnessione e al potenziamento dei sistemi acquedottistici affiancata dall’attività di ricerca delle perdite di rete che, già dallo scorso anno, ha visto la multiutility mettere in campo una nuova tecnologia.

L’integrazione delle reti di acquedotto ha permesso di diversificare le fonti di approvvigionamento e far sì che anche piccole frazioni appenniniche, che normalmente soddisfano il proprio fabbisogno idrico grazie a sorgenti locali, potessero sopperire il deficit registrato questa estate grazie all’acqua proveniente da altre zone meno in difficoltà“.

Anche sul fronte delle perdite di rete, la multiutility ha messo in campo delle pratiche innovative. “Dallo scorso anno – continua Castelli –  Hera sta sperimentando una tecnologia innovativa sviluppata dall’azienda israeliana Utilis: “Si tratta di un sistema basato sulla scansione satellitare del sottosuolo – spiega il responsabile – e sull’integrazione dei dati rilevati in un algoritmo che consente di delimitare l’area della ricerca delle perdite in un raggio di 100 metri. A quel punto si attiva la metodologia tradizionale basata su sistemi acustici”. Una prima fase di sperimentazione nel ferrarese ha visto la scansione di circa 600 km di rete e l’individuazione di 62 possibili perdite occulte, 30 delle quali localizzate e riparate. Ciò ha consentito di riparare, nel 2016, 450 rotture per un recupero complessivo di 1500 milioni di litri d’acqua. Ora, questa nuova tecnologia, verrà estesa anche nelle province di Bologna e Forlì – Cesena.

Oltre agli investimenti in sviluppo tecnologico, quali altre azioni si possono mettere in campo? “Credo che in futuro – dice Castelli nell’intervista a QE- saranno due i temi centrali su cui lavorare: bacini e sistemi di accumulo, da un lato, e il riuso della risorsa idrica, dall’altro”. Per quanto riguarda i primi, spiega il responsabile di Hera, il loro potenziamento avrà senso solo dopo una completa interconnessione delle reti (“non ha senso costruire altri bacini se poi non siamo in grado di distribuire l’acqua in tutti i territori in momenti di crisi”). Il riuso, invece, ha molto a che fare con una “visione a 360 gradi”: “Occorre sviluppare sistemi – conclude – che ci consentano di ridurre e reimpiegare la risorsa idrica per tutti gli usi non strettamente potabili. Anche l’acqua deve rientrare in un’ottica di economia circolare”.