Società Partecipate: nella Legge di Bilancio il rinvio della vendita delle quote++AGGIORNATO++

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Dismissioni frenate per le società partecipate dalla Pubblica Amministrazione. E’ quanto prevede un articolo (il numero 51, per la precisione), contenuto nell’ultima bozza della Legge di Bilancio 2019, che inizierà il proprio iter di approvazione alla Camera la prossima settimana con l’esame in Commissione.

Secondo quanto riportato nella bozza della manovra, viene prorogata alla fine del 2021 il termine previsto per la liquidazione delle quote delle società partecipate che abbiano chiuso con un utile medio i bilanci dell’ultimo triennio.

Il termine originario per le alienazioni, previsto dal Tusp, era invece fissato per il 30 settembre di quest’anno, scadenza che aveva generato molte difficoltà e dubbi interpretativi (specie per le pesanti conseguenze, come l’impossibilità di esercitare il diritto del socio) in molti enti e società (su cui vedi la nota interpretativa di Anci e Utilitalia).

Ora invece, se la previsione contenuta nella manovra verrà confermata, le PA detentrici di quote, non solo non saranno obbligate a cederle, ma potranno continuare a esercitare i diritti sociali nei confronti della società senza essere costrette a liquidare la partecipazione in denaro. Il mancato obbligo di alienazione si applica nel caso in cui le società partecipate abbiano prodotto un risultato medio in utile nel triennio precedente alla ricognizione (cioè al 30 settembre 2017).

La ratio sottesa a tale provvedimento è la “tutela del patrimonio pubblico e del valore delle quote societarie pubbliche”.


SOCIETA’ PARTECIPATE: GLI EMENDAMENTI DI ANCI ALLA LEGGE DI BILANCIO

In audizione alle commissioni riunite di Camera e Senato nella giornata di lunedì 12 novembre, Anci ha presentato le proprie proposte di emendamento alla Legge di Bilancio 2019, di integrazione e modifica all’art. 51 del disegno di legge, articolo che interviene sul testo unico partecipate approvato nel 2016.

Le richieste dell’Associazione nazionale dei comuni vertono in particolare su:

  • Proroga al 2018-2020 del triennio utilizzato quale soglia di fatturato medio per la dismissione delle partecipate. La proposta emendativa è considerata necessaria  per “consentire agli enti locali l’alienazione delle partecipazioni con tempi ritenuti più congrui rispetto alla complessità procedurale“. In alternativa, Anci propone anche l’abrogazione completa del fatturato come parametro di dismissione societaria.
  • Proroga a due anni, anziché uno, dei termini per l’alienazione straordinaria. Anche in questo caso, Anci richiede tempi più congrui per la vendita delle quote rispetto all’effettiva complessità procedurale, anche in considerazione della fase di prima applicazione della riforma.
  • Esclusione delle società a controllo pubblico indiretto dalla disciplina del TUSP ed esenzione delle società miste non a controllo pubblico dalle ispezioni del MEF.
  • Previsione report della struttura di monitoraggio in sede di Conferenza Unificata. Anci richiede cioè che i dati e i risultati dell’attività della struttura prevista dall’art. 15 del TUSP siano condivisi con la Conferenza Unificata, in modo da “rendere maggiormente coerenti e incisivi gli indirizzi da rivolgere agli enti locali e proporre eventuali ulteriori correttivi”.
  • Eliminazione del doppio limite sui compensi previsto esclusivamente a carico degli amministratori di società pubbliche locali. L’emendamento ha come finalità l’intesa in Conferenza Unificata del DPCM (non ancora emanato) che stabilirà le fasce dei compensi per gli amministratori.
  • Eliminazione della doppia sanzione per la mancata attuazione del piano annuale di razionalizzazione e per la liquidazione delle quote di società costituite con atti viziati.