“Sulle tariffe idriche troppo tempo perso, ora gli alibi sono finiti”
di Adolfo Spaziani
Il Consiglio di Stato ha messo la parola fine a un contenzioso sul sistema tariffario per il settore idrico adottato nel 2012 dalla autorità di settore (leggi l’articolo). In particolare chiarisce che: «la metodologia tariffaria adottata dall’Aeegsi nella delibera n 585/2012 appare in linea con il dettato referendario e con il principio del cosiddetto full cost recovery (che comprende il costo di capitale, equity e debt) di per sé pienamente compatibile con l’esito referendario…».
L’incertezza che ha caratterizzato il settore e reso complicato il finanziamento degli investimenti previsti nei Piani d’ambito è in gran parte superata. Vi sono ora tutte le condizioni per stringere i bulloni della metodologia, per premiare le gestioni efficienti e lasciare fuori chi mette a rischio la disponibilità della risorsa per le future generazioni.
Non interessa a nessuno discutere su chi abbia vinto e chi abbia perso: purtroppo abbiamo perso tutti. Abbiamo perso tanto tempo. Cinque anni senza poter sfruttare in pieno la possibilità di accedere a finanziamenti a basso costo per recuperare un ritardo storico nelle infrastrutture primarie. Non possiamo permetterci di ritardare ancora.
Il ruolo degli enti locali nella nuova fase…
La nuova fase deve essere caratterizzata da una reale competizione, che premierà chi è più efficiente, capace di ridurre il debito intergenerazionale, chi lavorerà per preservare qualità e la quantità dei corpi idrici e riuscirà a mitigare i rischi legati ai cambiamenti climatici.
Una sfida nella quale non conta la natura della proprietà delle società, né la forma societaria. Decideranno gli enti locali, rispondendone direttamente ai propri elettori, senza forzature dirigiste stataliste che finiscono per portarci un anno in una direzione e quello successivo nella direzione opposta.
Una responsabilità, quella degli enti locali, che non può tollerare situazioni di illegittimità verso le gestioni di ambito. Gestioni che rappresentano la condizione necessaria per un uso razionale della risorsa e per una vera solidarietà territoriale.
Sono passati decenni da quando l’Italia ha disegnato una delle leggi più avanzate al mondo in materia di tutela e gestione delle risorse idriche. Zone franche, come quelle che ancora si vedono in particolare al Sud, non possono più essere tollerate.
…e quello dell’Autorità di regolazione
Anche per l’Autorità di regolazione inizia una fase nuova, in cui dovrebbero contare i risultati, non soltanto economici.
Come è possibile accettare ancora in alcune zone del Paese turnazioni del servizio idrico, livelli di investimenti sotto i 20 euro per abitante all’anno quando in Europa si investe quattro volte tanto, rapporti con gli utenti al di fuori da ogni regola?
Sono casi in cui la revoca della concessione, fatta su proposta dell’Autorità, appare l’unica via percorribile a salvaguardia del servizio pubblico. Gli alibi sono finiti per tutti.
(Quotidiano degli Enti Locali, Il Sole 24 Ore.com)