Sostenibilità: presentato il rapporto ISTAT 2019 sugli Obiettivi di Sviluppo per l’Agenda 2030
ROMA – E’ stato presentato mercoledì 17 aprile a Roma il secondo rapporto sugli SDGS e un aggiornamento degli indicatori utilizzati per monitorare il percorso di avvicinamento agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile seguiti dai vari paesi.
I Sustainable Development Goals (SDGs) sono gli obiettivi per il 2030 promossi dalle Nazioni Unite nell’ambito dell’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile, un programma di azione per i 193 Paesi membri dell’ONU, che ha lo scopo di ridurre la povertà e le forme di disuguaglianza, garantendo una crescita economica duratura e sostenibile. A partire dal dicembre 2016 l’Istat rende disponibili con cadenza semestrale molti indicatori per l’Italia sulla piattaforma informativa dedicata agli SDGs del sito, costruita in collaborazione con diversi enti del Sistema Statistico Nazionale.
Ecco una panoramica dei principali risultati rilevati in Italia per i 17 obiettivi SDGs in tema ambiente ed energia e il raffronto con la realtà dell’Emilia – Romagna.
GOAL 6 – Acqua pulita e Servizi igienico – sanitari
L’Italia presenta il maggiore prelievo di acqua per uso potabile pro capite tra i 28 Paesi dell’Unione europea: 156 metri cubi per abitante nel 2015. Dei 9,5 miliardi di metri cubi d’acqua prelevati per uso potabile, solo 8,3 sono stati immessi nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile. Di questi, ne sono stati erogati agli utenti soltanto 4,9 miliardi di m3, corrispondenti a 220 litri per abitante al giorno.
L’efficienza della rete di distribuzione dell’acqua potabile è in peggioramento. La quota di acqua immessa in rete che arriva agli utenti finali è infatti scesa dal 62,6% nel 2012 al 58,6% nel 2015. In controtendenza l’Emilia – Romagna con una quota del 69,3%.
Nel 2018, il 10,4% delle famiglie italiane lamenta irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle abitazioni (percentuale che scende al 2,7 in Emilia – Romagna) quota ancora in aumento rispetto agli anni precedenti. E’ stabile, invece, la percentuale di famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua di rubinetto (29,0% – 26,9% in ER).
In Italia sono in esercizio 17.897 impianti di depurazione delle acque reflue urbane (dati 2015). La percentuale (in termini di abitanti equivalenti) di carichi inquinanti di origine civile confluiti in impianti di tipo secondario o avanzato, che rappresentano il 44,2% del parco depuratori, è pari al 59,6%(67,7% in Emilia – Romagna)dei carichi inquinanti potenziali generati sul territorio.
Questo dato è in leggero miglioramento rispetto agli anni precedenti, con un aumento di due punti percentuali rispetto al 2012 e di sei punti rispetto al 2005.
GOAL 7 – ENERGIA PULITA E ACCESSIBILE
Nel corso degli ultimi dieci anni la quota di consumo di energia da fonti rinnovabili ha registrato in Italia un incremento considerevole, raggiungendo già nel 2014 l’obiettivo nazionale fissato per il 2020 (17%), quota che invece, in Emilia – Romagna supera di poco l’11%. Dopo il rallentamento segnato tra il 2013 e il 2015, nel 2017 torna a crescere la quota complessiva di consumo da FER (18,3%), ma non quella del settore elettrico.
Nel 2018 93 famiglie su cento si dichiarano soddisfatte del servizio elettrico, mentre in Emilia – Romagna sono quasi 95 su cento.
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— Istat (@istat_it) April 17, 2019
GOAL 11 – CITTA’ E COMUNITA’ SOSTENIBILI
Il livello di inquinamento atmosferico da particolato segna una battuta d’arresto della tendenza discendente di medio e lungo periodo. Un lieve incremento si rileva infatti per alcuni inquinanti negli ultimi due anni, anche a causa delle condizioni atmosferiche. Valori superiori alla media Ue si registrano soprattutto nelle città della pianura Padana.
Prosegue la diminuzione della quota di rifiuti urbani conferiti in discarica, scesa al di sotto di un quarto negli ultimi due anni (23,4% nel 2017) da circa il 50% del 2008. In Emilia – Romagna questa quota è ulteriormente ridotta al 14,1%.
GOAL 12 – CONSUMO E PRODUZIONE RESPONSABILI
Il consumo di risorse naturali torna a crescere dal 2015, a seguito della ripresa delle attività produttive, dopo essersi ridotto del 50% tra il 2000 e il 2014. Oggi in Italia si consumano 8,2 tonnellate pro capite (9,32 in ER) e 0,31 tonnellate ogni mille euro di Pil.
Nel confronto europeo, l’Italia occupa una posizione virtuosa, al terz’ultimo posto nella graduatoria del rapporto consumo materiale/Pil (64% della media Ue) e all’ultimo posto in termini di CMI pro capite (62%). Notevoli le disparità a livello regionale, con un CMI pro capite che va dalle 4,6 tonnellate della Campania alle 16,5 della Sardegna.
Benché più che raddoppiata tra il 2004 e il 2017, la percentuale di rifiuti oggetto di raccolta differenziata è ancora sotto l’obiettivo previsto per il 2012. I divari regionali sono consistenti: anche per questo indicatore infatti la percentuale (dati Ispra 2017) raggiunta in Emilia – Romagna è pari al 63,8% contro il 55,5 della media nazionale.
Tra il 2012 e il 2015 il 19,5% delle istituzioni pubbliche ha adottato una rendicontazione non finanziaria come bilanci/rapporti sociali e/o ambientali: una percentuale che in Emilia – Romagna tocca il 28%.
GOAL 13 – LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
A livello globale, le emissioni di anidride carbonica sono aumentate del 40% rispetto ai valori del 2000. Solo nell’ultimo anno disponibile, il 2015, si è rilevata una lieve flessione rispetto all’anno precedente, con un livello di emissioni che ammonta a 32.294,213 milioni di tonnellate di CO2.
In Europa, le emissioni pro capite di gas serra e altri gas climalteranti registrano una lieve diminuzione tra il 2015 ed il 2016 (8,7 tonnellate). Analoga la flessione in Italia (7,2 tonnellate pro capite). I tre quarti delle emissioni sono generate dalle attività produttive e un quarto dalla componente consumi delle famiglie. Tra le attività produttive, la prima responsabile delle emissioni è l’industria manifatturiera (22,1%), segue la Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (21,7%). Per la componente famiglie, il “Riscaldamento/raffreddamento” e il “Trasporto” incidono per il 12% ciascuno. La dissociazione tra la dinamica delle emissioni delle attività produttive e il Pil presenta fasi alterne. Nell’ultimo anno disponibile il disaccoppiamento sembrerebbe accentuarsi.
In Italia si stanno intensificando le calamità naturali, anche a causa dei cambiamenti climatici, con eventi disastrosi a cascata multirischio come frane, alluvioni, incendi boschivi, nubifragi, fenomeni climatici estremi, ondate di calore, deficit idrici.
La fragilità e la cattiva gestione del territorio, la scarsa manutenzione e l’obsolescenza delle infrastrutture aggravano le perdite umane, economiche, ambientali. Nel 2017 è esposto a rischio di alluvioni, ovvero al rischio di danni alla persona (morti, dispersi, feriti, evacuati), il 10,4% della popolazione mentre il 2,2% è esposto a rischio di frane.
Le anomalie di temperatura sulla terraferma a livello globale e nazionale si sono tradotte in un aumento pari, rispettivamente, a 1,20 e 1,30°C rispetto ai valori climatologici normali (1961-1990).
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