Servizi pubblici locali. Cgil: “Urgente colmare il divario Nord – Sud e con altri paesi UE”

No all’esistenza di due Italie e superamento del forte divario con altri paesi europei (Spagna, Francia, Germania, Regno Unito) e fra Nord e Sud del paese. Questo l’obiettivo dell’ampio confronto avviato dalla Cgil sulla base della Rapporto di ricerca presentato oggi alla presenza delle Authorities. “Dobbiamo ricucire i territori – ha detto il Vicesegretario generale della Cgil, Vincenzo Collaed in questo contesto è prioritario avviare nel Sud un processo di aggregazione dei servizi, oggi molto frammentati, con la partecipazione di tutti i soggetti istituzionali ed imprenditoriali”. A questo fine, Colla ha difeso, ad esempio, il modello positivo dell’Acquedotto pugliese, cosi come anche il Rapporto di ricerca aveva rilevato, indicandolo come soggetto industriale da cui partire nel Mezzogiorno.

Il dibattito, cui hanno partecipato Stefano Besseghini, Presidente ARERA, Massimo Vai, Direttore Centrale Strategie, Regolamentazione ed Enti Locali HERA, Giovanni Valotti, Presidente Confservizi e Presidente A2A, Andrea Camanzi, Presidente Autorità Trasporti, Nicola De Sanctis, Amministratore Delegato Acquedotto Pugliese, Giuseppina Gualtieri, Presidente TPER e Vicepresidente ASSTRA, Antonio Andreotti, Direttore Personale Organizzazione e Sistemi Informativi IREN, ha messo in risalto il miglioramento registrato nei servizi pubblici locali a rete con la gestione operata dalle Multiutilities.
Un modello quindi da espandere anche nelle aree del Paese dove esistono situazioni critiche caratterizzate da bassa qualità dei servizi erogati e da tariffe elevate.
Quanto al quadro legislativo, non sono mancate le preoccupazioni circa il rischio che i provvedimenti in discussione, a partire dal disegno di legge Daga, possano modificare in negativo il quadro che regola oggi il settore. In particolare sono tre i punti di maggiore attenzione: il pericolo che, con un’ulteriore frammentazione, si vada incontro ad una deindustrializzazione del comparto idrico; il rischio che con l’entrata in vigore – oggi rinviata al 31 dicembre – dell’articolo 177 del codice degli appalti le aziende dei servizi (gas, rifiuti ed elettricità) possano essere obbligate ad esternalizzare l’80 per cento dell’attività e del personale con ricadute negative sia sulla sicurezza degli impianti industriali e domestici che sull’occupazione e la qualità del lavoro. Da ultimo, la paventata riduzione del fondo nazionale dei trasporti che finirebbe per incidere sulla tenuta economica delle aziende di Tpl.
Già nella relazione del responsabile nazionale del settore, Gabriele Valeri, era stata evidenziata la debolezza dell’assetto industriale e della dimensione di gran parte delle aziende del Mezzogiorno e di alcune importanti realtà romane quali Ama (rifiuti) ed Atac (Trasporti): “Dobbiamo superare le eccessive differenziazioni fra i territori su tariffe ed efficienze dei servizi, a tutto svantaggio del sud ma anche di alcune zone del centro, come nella capitale dove l’azienda dei rifiuti, l’Ama, non è stata in grado neanche di presentare il bilancio per l’anno 2017, e dove l’Atac, (trasporti comunali) accusa per lo stesso anno perdite per 120 mln di euro”.
Esperienze significative – insieme ad inefficienze per problemi specifici dei vari servizi, quali ad esempio la difficoltà ad individuare l’allocazione dei siti per lo smaltimento dei rifiuti – sono state illustrate negli interventi dei Segretari generali di categoria e delle maggiori strutture della Cgil che hanno rilevato la diffusa e positiva ripresa degli investimenti nella maggior parte dei territori.
Prioritario – ha rimarcato a conclusione il Vicesegretario Colla – è che il Sud non perda altro terreno. Nell’era della digitalizzazione non possiamo più consentire l’esistenza di un gap cosi marcato che porta alla migrazione di intere generazioni di giovani. Ciò sarà possibile se si riuscirà a pianificare nuovi investimenti nelle reti materiali ed immateriali che assicurino un progetto di economia circolare, l’utilizzo delle energie alternative, e realizzino lo sviluppo sostenibile di cui abbiamo bisogno”.
(Cgil.it)