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Sostenibilità, tutti i numeri della “creazione di valore” nel settore delle utilities

ROMA – Un sistema che garantisce in ogni situazione la continuità e la qualità dei servizi pubblici di acqua, energia e igiene ambientale. E nel quale la propensione alla sostenibilità dovrà essere sempre più presente non solo come elemento etico, ma come vero e proprio “acceleratore” di migliori performance e qualità dei servizi. Sono alcuni degli elementi che emergono da “Misurarsi per migliorare”, la seconda edizione dell’analisi sulla sostenibilità nel sistema Utilitalia, realizzato dalla Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche con il supporto tecnico scientifico di The European House – Ambrosetti, presentata il 21 aprile nel corso di un webinar aperto.

Parlare di sostenibilità oggi, impone una riflessione sul suo significato ai tempi del Covid 19, dove la parola d’ordine è diventata “resilienza”.  In questo scenario, come emerso nella relazione di Carlo Cici di The European House – Ambrosetti, le aziende devono essere in grado di proporre un nuovo modello di prosperità più resiliente e capace di gestire crisi esponenziali, superando la logica della compliance e attuando la sostenibilità con scelte concrete.  Necessario poi coinvolgere le persone per creare le condizioni sui territori per accettare il cambiamento, facendo leva su partnership strategiche.

Diana d’Isanto (THE – Ambrosetti) ha poi delineato la metodologia e gli obiettivi con i quali è nato il rapporto, tra i quali anche quello di “creare una contro – narrazione” in positivo del settore delle utilities, rendendo evidente quanto i servizi pubblici locali siano strategici per la vita di ogni giorno”, tanto più in un momento di assoluta emergenza come quello che stiamo vivendo.

Dalla nostra ricerca – spiega il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti emerge chiaramente come la sostenibilità sia ormai un vero e proprio fattore di performance: le imprese che spingono in questa direzione ottengono i risultati migliori. Come sistema siamo chiamati a proseguire con ancora maggiore decisione lungo questa strada, per contribuire allo sviluppo sostenibile con ‘passi audaci e trasformativi’, come chiede l’Agenda 2030 dell’Onu. Non faremo mancare il nostro contributo per portare il nostro pianeta anche sulla strada della resilienza: un elemento che, proprio in piena emergenza coronavirus, è legato a doppio filo a quello della sostenibilità”.

IL REPORT: SINTESI DEI DATI

La ricerca è suddivisa in tre sezioni – “blue” per i servizi idrici, “green” per quelli di igiene urbana e “yellow” per i servizi di distribuzione gas ed energia elettrica – e ha analizzato 19 indicatori chiave su un campione di 100 aziende che, pur costituendo il 22% del totale delle associate Utilitalia, rappresentano l’84% dei lavoratori del sistema (circa 80.000 unità) e 9,1 miliardi di euro di valore aggiunto.

Tra queste 100 aziende ne sono state identificate 15 che si distinguono per il loro impegno nella sostenibilità in funzione di quattro fattori: governance (aziende che hanno definito funzioni dedicate alla sostenibilità), vision (imprese che hanno incluso nel proprio piano industriale obiettivi di sviluppo sostenibile a medio – lungo periodo), confronto (aziende che hanno avviato iniziative di ascolto e coinvolgimento strutturate con tutti i propri stakeholder) e trasparenza (imprese che hanno redatto un bilancio di sostenibilità o una dichiarazione non finanziaria).

Le 100 aziende censite hanno un capitale sociale pari a 11 miliardi di euro (il 69,8% detenuto da azionisti pubblici), ricavi per 31 miliardi e un valore aggiunto distribuito di 9,1 miliardi. I lavoratori impiegati sono 79.307 (dato 2019), con un’età media di 46,7 anni e una percentuale di donne dirigenti del 15,8%. Tra queste 100 aziende, 15 risultano maggiormente impegnate nella sostenibilità a livello di governance, vision, confronto e trasparenza.

La ricerca evidenzia come in tutti e tre i settori di riferimento (blue, green e yellow) le aziende maggiormente impegnate nel campo della sostenibilità siano quelle che ottengono anche i migliori risultati.

A proposito di acqua, in tema di investimenti pro capite, ponendo come obiettivo i 90 euro per abitante dei migliori Paesi europei, il nostro Paese è al 44,6%: il dato sale al 45,6% per le “Utilitalia 100” e al 53,4% per le “Utilitalia 15”. Per quanto riguarda le perdite idriche di rete, ponendo come ambizioso obiettivo quello del 25% (Classe A Delibera RQTI ARERA), l’Italia si colloca al 42,4%: le 100 imprese censite sono al 40,8%, dato che scende al 37,8% se si analizzano solo le 15 più votate alla sostenibilità.

Nel campo dell’igiene urbana, per quanto riguarda le percentuali di raccolta differenziata, posto l’obiettivo del 65% del Codice Ambiente per il 2012, la Penisola si colloca al 58,1% mentre le “Utilitalia 15” raggiungono il 66,6%. Se si analizza invece lo smaltimento in discarica dei rifiuti, ponendo come obiettivo la discesa al di sotto del 10% entro il 2035 (pacchetto Ue sull’economia circolare), l’Italia è attualmente al 22%, rispetto al 18,5% delle “Utilitalia 100” e all’8,3% delle “Utilitalia 15”.

Anche nei settori energetici si osservano simili andamenti, con migliori performance ottenute dalle aziende maggiormente propense alla sostenibilità sulla percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e sulla quota di contatori del gas elettronici in servizio.

Il documento è consultabile al seguente link:

http://www.utilitalia.it/area_ambiente/sostenibilita/misurarsi_per_migliorare/edizione_2019