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L’economia in Emilia – Romagna: presentato il rapporto di Bankitalia

BOLOGNA – Giu’ l’export, piu’ liquidita’ richiesta dalle imprese, meno assunzioni (dimezzate nel picco della pandemia) e piu’ persone inattive. In prospettiva caleranno quindi produzione, reddito e consumi. Qualche segnale di “recupero”, piu’ che di ripresa, e’ atteso non prima del secondo semestre, complici i prestiti bancari fino a 25.000 euro che dovrebbero accelerare (al 26 maggio dall’Emilia-Romagna erano partite 33.000 richieste al fondo centrale per oltre 1,3 miliardi). L’ultimo dato di aprile sul calo del pil pari al 7% (Prometeia) e’ destinato gia’ da luglio, quindi, ad aggravarsi, anche se resta difficile fare previsioni. È il quadro dipinto da BANKITALIA per l’Emilia-Romagna nel rapporto economico 2019,  illustrato mercoledì 24 giugno in streaming, esteso nell’anno del Covid anche alla prima parte del 2020. Ne hanno parlato nella sede di piazza Cavour il direttore della sede di Bologna della Banca d’Italia Maurizio Rocca e il collega Marco Gallo, alla guida della divisione di ricerca territoriale di BANKITALIA.

Anzitutto, la pandemia e’ arrivata in un’economia che gia’ frenava. Infatti, il pil in termini reali e’ aumentato nel 2019 dello 0,4%, in base alle stime di Prometeia, a fronte di una crescita media di quasi il 2% nel triennio precedente. Nel primo trimestre 2020 si scende invece al -5%, che rappresenta la stima del calo in tutte le regioni del nord-est sostanzialmente in linea con quella dell’Italia. E nel secondo trimestre la flessione dovrebbe ulteriormente accentuarsi, rimandando all’ultima parte dell’anno, dunque, qualche miglioramento.

Dopo un blocco della produzione attorno al 30%, piu’ grave nell’industria e in alcuni comparti del terziario come il commercio non alimentare o i servizi di alloggio e ristorazione, per il 69% delle imprese intervistate da BANKITALIA la riduzione delle vendite nel primo semestre dovrebbe superare il 15%. Anche le vendite all’estero, in aumento nel 2019 (del 4%) per il decimo anno consecutivo, diminuiscono non poco. Nei primi tre mesi del 2020 il calo e’ stato pari al 2,4%, con un -12% in marzo (soffrono in particolare meccanica e mezzi di trasporto). Venendo all’occupazione, se nel 2019, pur mostrando segnali di indebolimento nel secondo semestre, e’ aumentata (+1,4%) e il tasso di disoccupazione e’ sceso al 5,5%, e’ il numero recente di assunzioni che fotografa la situazione: nei primi tre mesi dell’anno c’e’ stato solo un calo marginale di occupati (-0,1%), grazie al blocco sui licenziamenti nazionale, ma poi e’ spuntato un -50% nel periodo marzo-aprile, mentre nel periodo 1 gennaio-23 aprile, con solo un pezzo di attivita’ bloccate, emerge un -24% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È comunque il -50% che rende meglio l’idea di questa fase appena superata, anche se gia’ il dato di maggio incoraggia, limitandosi a un -27%.
Restando sul 2020, preoccupa come il clima di fiducia (in tutto il nord-est) sia bruscamente peggiorato: in sostanza, le famiglie hanno limitato l’accensione di nuovi finanziamenti legati ad acquisti di immobili e di beni durevoli e hanno orientato gli investimenti finanziari verso forme liquide. E qui precisa il direttore della sede di Bologna di BANKITALIA, Maurizio Rocca: “Per ora, non registriamo nel sistema bancario le ripercussioni della crisi economica generata dal Covid. Ma e’ abbastanza plausibile attendersi un prossimo peggioramento della qualita’ del credito, per maggiori difficolta’ nel rimborso dei finanziamenti da parte di imprese e famiglie”. Proprio nel 2019, fra l’altro, era proseguita l’espansione del reddito disponibile e dei consumi delle famiglie (1,9 e 0,8%).

(Agenzia Dire)