I danni economici e l’impreparazione del paese agli eventi climatici estremi

Le alluvioni che in questi giorni hanno coinvolto l’Emilia Romagna e la Toscana hanno riacceso i riflettori, per l’ennesima volta, sul tema degli eventi climatici pericolosi. Questi ultimi sono in aumento su scala globale, secondo la quasi totalità degli studi e degli istituti dedicati. Gli eventi estremi sono legati per lo più all’aumento delle temperature medie globali, che vede tra le cause principali le attività umane. I fenomeni anomali, che vanno dalle alluvioni alle ondate di calore, hanno una forte ricaduta anche sulla società interessate oltre che sull’ambiente colpito.

Come è prevedibile quindi, hanno un costo anche in termini economici. Prendendo come esempio l’Emilia-Romagna, gli eventi recenti si sono abbattuti su un territorio che già presenta delle fragilità, come abbiamo avuto modo di approfondire, sul quale da tempo avvengono alluvioni e inondazioni. Se consideriamo anche solamente l’alluvione del maggio 2023, la regione ha stimato danni che sfiorano i 9 miliardi di euro. Di questi, 1,8 riguardano interventi emergenziali per la sicurezza come la riparazione degli argini e delle strade. Le valutazioni riguardano principalmente i danneggiamenti ai privati (2,1 miliardi), alle imprese (1,2) e al comparto agricolo (1,1).

Ogni singolo evento che crea delle perdite mina la stabilità delle comunità locali ma rappresenta anche un costo per lo stato, che spesso ha un ruolo nel contribuire ad ammortizzare il peso sui privati che hanno subito dei danni. Per strutturare al meglio gli aiuti, garantire una maggiore sicurezza ai cittadini e per mettere in atto strategie di adattamento sul lungo periodo, è cruciale contestualizzare i dati locali a livello nazionale e sovranazionale.

Come si quantificano le perdite economiche per eventi climatici estremi

Al momento non esiste una metodologia condivisa su come misurare i danni economici legati strettamente ai cambiamenti climatici. L’agenzia europea per l’ambiente (Eea) ha però costruito un indicatore che permette di avere dei dati storici sulle perdite confrontabili tra i singoli paesi europei. Viene pure utilizzato nella misurazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030, all’interno del goal 13 relativo al contrasto ai cambiamenti climatici.

Le numerose cause di eventi ambientali pericolosi vengono raggruppate in tre ambiti:

  • eventi meteorologici legati a fenomeni atmosferici come le tempeste e i fulmini;
  • eventi idrologici collegati al ciclo dell’acqua, tra i quali rientrano per esempio le inondazioni;
  • eventi climatici connessi a aspetti climatologici come le ondate di calore o di freddo.

Nel 2022 sono stati circa 52,3 i miliardi di euro quantificati in Ue per queste perdite economiche, di cui il 78% è legato a fenomeni climatologici (40,9 miliardi).

I primi dati dell’indicatore economico che misura il danno fanno riferimento al 1980. Per mantenere il dato confrontabile tra gli anni, quindi, è stato ricalcolato a prezzi costanti del 2022.

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FONTE: elaborazione openpolis su dati Eea
(consultati: giovedì 19 Settembre 2024)

 

Il dato del 2022 è in leggero calo rispetto a quello del 2021, dove si attestava a 59,4 miliardi di euro. Quest’ultimo è il picco più alto registrato non solo negli ultimi 20 anni ma dall’inizio della misurazione, datata 1980. Il valore di quell’anno è stato particolarmente alto per via dei danni legati al ciclo dell’acqua, pari al 77% (45,5 miliardi) delle perdite complessive.

Naturalmente, non tutti i paesi europei hanno rilevato le stesse perdite tra il 1980 e il 2022. Per avere un’idea più chiara, Eea ha calcolato per ogni stato la perdita pro capite per questo arco di tempo.

 

Perdite pro capite cumulate dal 1980 al 2022 per eventi climatici pericolosi nei paesi dell’Unione europea

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FONTE: elaborazione openpolis su dati Eea.
(consultati: lunedì 23 Settembre 2024)

In generale, il paese con le perdite economiche pro capite maggiori è la Slovenia (3.425 euro), seguita da Lussemburgo (2.700), Germania (2.065) e Spagna (1.977). Negli ultimi quattro decenni, le perdite per persona sono invece minori in Slovacchia (333 euro pro capite), Estonia (217) e Malta (118). In questo contesto, l’Italia si colloca al sesto posto tra gli stati europei, con 1.918 euro pro capite.

Tra il 1980 e il 2022 quasi un quinto (il 19,5%) dei danni prodotti in Ue da fenomeni estremi è stato coperto da assicurazioni. Anche in questo caso il dato varia particolarmente tra i paesi europei. L’incidenza maggiore è stata registrata in Danimarca (61%), Lussemburgo (50%), Belgio e Paesi Bassi (39%); quella minore in Lituania, Romania (1%), Cipro e Bulgaria (2%). In Italia il 5% dei danni economici con una qualche copertura di tipo assicurativo. È lo stesso valore di Spagna, Ungheria e Lettonia.