Mercato dell’energia elettrica, procedura d’infrazione per l’Italia
COMMISSIONE UE
La Commissione interviene per garantire il recepimento completo e tempestivo delle direttive dell’UE
La Commissione europea sta prendendo provvedimenti nei confronti di diversi Stati membri dell’UE che non hanno notificato alla Commissione le misure adottate per recepire le direttive dell’UE nelle rispettive legislazioni nazionali. Il termine per il recepimento di tali direttive è scaduto di recente. La Commissione invia una lettera di costituzione in mora a questi Stati membri, concedendo loro due mesi di tempo per rispondere e completare il recepimento delle direttive. In caso contrario, la Commissione può emettere un avvertimento più severo, noto come parere motivato. Gli Stati membri in questione non hanno recepito pienamente cinque direttive dell’UE relative all’energia, alla salute, alla stabilità finanziaria e ai trasporti. La Commissione li esorta ad adottare misure immediate per allineare le loro leggi ai requisiti dell’UE.
In particolare, la Commissione invita gli Stati membri a recepire le nuove norme sull’assetto del mercato dell’energia elettrica.
Il 27 marzo la Commissione europea ha deciso di avviare procedure di infrazione inviando lettere di costituzione in mora a 26 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Cechia, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia) per non aver recepito integralmente nel diritto nazionale alcune delle disposizioni della direttiva di modifica UE/2024/1711 che è stato adottato l’anno scorso. Gli Stati membri dovevano notificare il recepimento della direttiva entro il 17 gennaio 2025, ad eccezione delle disposizioni sulla libera scelta del fornitore e sulla condivisione dell’energia, per le quali hanno tempo fino al 17 luglio 2026. Elaborate sulla scia dell’impennata dei prezzi dell’energia e concordate dagli Stati membri e dal Parlamento europeo lo scorso anno, le nuove norme mirano a rendere i prezzi dell’energia elettrica per i consumatori più stabili e meno dipendenti dal prezzo dei combustibili fossili. L’attuazione della legislazione è fondamentale per garantire che i consumatori europei (sia le famiglie che le imprese) debbano far fronte a costi energetici che riflettano maggiormente i costi di produzione più bassi delle energie rinnovabili e che i prezzi siano più prevedibili. La riforma dell’assetto del mercato dell’energia elettrica consente inoltre una migliore protezione dei consumatori, sia in termini di più ampia scelta al momento della firma dei contratti, sia in caso di disconnessione. A tutt’oggi, solo la Danimarca ha dichiarato il pieno recepimento della direttiva entro il termine legale. La Commissione invia pertanto lettere di costituzione in mora agli altri 26 Stati membri. Hanno ora due mesi di tempo per rispondere, completare il recepimento e notificare le misure alla Commissione. In mancanza di una risposta soddisfacente, la Commissione può decidere di emettere un parere motivato.
La Commissione europea nomina un nuovo direttore presso la direzione dell’Ambiente
La Commissione europea ha deciso oggi di nominare Valérie Drezet-Humez direttrice per gli Affari generali, le conoscenze e le risorse presso la direzione generale dell’Ambiente (DG ENV). Questo dipartimento è responsabile della protezione, della conservazione e del miglioramento dell’ambiente per le generazioni presenti e future, promuovendo lo sviluppo sostenibile all’interno e all’esterno dei confini europei. La data di entrata in vigore sarà determinata in seguito.
Drezet-Humez vanta oltre trent’anni di esperienza nel campo degli affari europei, con un solido background in materia di politica ambientale e governance europea. Nel corso della sua carriera presso la Commissione europea, ha ricoperto diversi ruoli impegnativi, dimostrando costantemente resilienza, adattabilità ed eccellenti capacità di coordinamento. Ha contribuito a un’ampia gamma di settori all’interno della Commissione, dalla supervisione dell’attuazione e della revisione del sistema di ecogestione e audit (EMAS) all’assistente alle politiche dei direttori generali e al capo della rappresentanza della Commissione in Francia. Nel corso della sua carriera, ha dimostrato una notevole resistenza, efficienza e capacità di esibirsi sotto pressione. La sua variegata esperienza, anche come senior manager della Commissione, le ha conferito le competenze necessarie per gestire fascicoli complessi e sensibili. Queste qualità la rendono particolarmente adatta al suo nuovo ruolo.
Drezet-Humez, di nazionalità francese, è attualmente consulente principale per le sinergie e l’efficienza presso il Segretariato generale della Commissione europea. In precedenza, ha diretto la rappresentanza della Commissione europea in Francia ed è stata capo unità per due unità ad alto ritmo presso il Segretario generale – Registro della Commissione/Greffe, e successivamente per i briefing del Presidente e dei Vicepresidenti. Prima di entrare a far parte della Commissione nel 1995, ha lavorato nel settore privato nel settore giuridico.
Dichiarazione del commissario Roswall in occasione della Giornata mondiale dell’acqua
L’acqua è essenziale per tutta la vita. Un ciclo globale dell’acqua stabile è fondamentale per la salute e la prosperità delle persone e del pianeta.
Per la Giornata Mondiale dell’Acqua ci concentriamo sui ghiacciai, una parte importante di questo ciclo. Sono riserve vitali di acqua dolce che sostengono gli ecosistemi e le comunità. Il programma europeo di osservazione della Terra Copernicus è fondamentale per monitorare l’evoluzione globale dei ghiacciai.
Il cambiamento climatico, l’inquinamento e le pratiche non sostenibili stanno interrompendo il ciclo dell’acqua, portando a condizioni meteorologiche più estreme, all’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai e all’aumento della scarsità d’acqua.
Alla luce di queste sfide, è necessaria un’azione urgente e coordinata. L’UE è impegnata a collaborare in tal senso con partner globali come le Nazioni Unite e a realizzare un’agenda attuabile per la conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua del 2026.
L’acqua deve rimanere una priorità nelle discussioni globali. Esortiamo gli eventi futuri, come la terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani e la COP30, a dare priorità alle questioni relative all’acqua dolce, compresi gli approcci dalla sorgente al mare e la cooperazione transfrontaliera.
La prossima strategia dell’UE per la resilienza idrica mirerà a rafforzare la resilienza in Europa e oltre, intensificando la cooperazione a tutti i livelli e passando a un’economia intelligente sotto il profilo idrico.
Ogni goccia conta e ogni azione conta. Chiediamo a tutti di rafforzare le politiche idriche e climatiche. Insieme, assicuriamoci che l’acqua guidi la prosperità e la pace.
CORTE DI GIUSTIZIA UE
Trattamento delle acque reflue urbane: la Corte di Giustzia dell’Unione europea impone all’Italia sanzioni pecuniarie per il mancato rispetto degli obblighi in materia di raccolta e trattamento in relazione a quattro agglomerati. La Corte aveva già constatato una prima volta l’inadempimento dell’Italia in una sentenza pronunciata nel 2014. La Corte di giustizia condanna quindi l’Italia a pagare una somma forfettaria di 10 milioni e una penalità di 13.687.500 euro per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza del 2014, a partire da oggi e fino alla completa esecuzione della sentenza del 2014.
La direttiva concernente il trattamento delle acque reflue 1 mira a proteggere la salute umana e l’ambiente imponendo la raccolta e il trattamento delle acque reflue urbane prima dello scarico nell’ambiente. Nell’aprile 2014, la Corte di giustizia ha dichiarato che l’Italia non aveva dato esecuzione a tale direttiva in tutto il suo territorio, nella misura in cui, in 41 agglomerati, le acque reflue urbane non erano correttamente raccolte né trattate. La Commissione europea, ritenendo che, oltre 20 anni dopo la scadenza dei termini di recepimento previsti dalla direttiva e nove anni dopo la sentenza del 2014, l’Italia non si fosse ancora pienamente conformata con riferimento a cinque agglomerati – Castellammare del Golfo I, Cinisi, Terrasini, Trappeto (Sicilia) e Courmayeur (Valle d’Aosta) – ha proposto un nuovo ricorso per inadempimento diretto all’imposizione di sanzioni pecuniarie. Nella sua sentenza, la Corte constata che, in relazione a questi cinque agglomerati, l’Italia non aveva adottato tutte le misure necessarie all’esecuzione della sentenza del 2014 alla data di scadenza del termine impartito nella lettera di costituzione in mora (il 18 maggio 2018), al fine di ottemperare agli obblighi ad essa incombenti in forza della direttiva, e che, con riferimento a quattro agglomerati, tale inadempimento persisteva ancora alla data dell’udienza dinanzi alla Corte (13 novembre 2024).
La Corte di giustizia condanna quindi l’Italia a pagare una somma forfettaria di 10 milioni e una penalità di EUR 13 687 500 per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza del 2014, a partire da oggi e fino alla completa esecuzione della sentenza del 2014. Nel fissare l’importo delle sanzioni pecuniarie, la Corte tiene conto della gravità dell’infrazione, della sua durata e della capacità finanziaria dello Stato membro. Essa sottolinea in particolare che l’assenza di trattamento delle acque reflue urbane costituisce un danno all’ambiente e deve essere considerata come particolarmente grave. Sebbene il danno ambientale sia diminuito grazie alla riduzione significativa del numero di agglomerati, che sono passati da 41 nel 2014 a 4, un pregiudizio all’ambiente, seppur minore, tuttavia persiste, tanto più grave se si considera che i quattro agglomerati non conformi scaricano le loro acque reflue in aree sensibili. Inoltre, la mancata esecuzione della sentenza del 2014 perdurava, alla data della valutazione dei fatti da parte della Corte, da circa undici anni, il che costituisce una durata eccessiva, sebbene occorra tener conto del periodo significativo di diversi anni necessario per i lavori infrastrutturali. La Commissione o un altro Stato membro possono proporre un ricorso per inadempimento diretto contro uno Stato membro che è venuto meno ai propri obblighi derivanti dal diritto dell’Unione. Qualora la Corte di giustizia accerti l’inadempimento, lo Stato membro interessato deve conformarsi alla sentenza senza indugio. La Commissione, qualora ritenga che lo Stato membro non si sia conformato alla sentenza, può proporre un altro ricorso chiedendo sanzioni pecuniarie. Tuttavia, in caso di mancata comunicazione delle misure di attuazione di una direttiva alla Commissione, su domanda di quest’ultima, la Corte di giustizia può infliggere sanzioni pecuniarie, al momento della prima sentenza.
Fonti: Commissione UE – Agenzia Dire