Decreto PA: proroga al 30 giugno per l’approvazione della TARI

DECRETO PA

Le Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro della Camera hanno proseguito l’esame del ddl di conversione in legge del decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni (AC.2308) (scade il 13 maggio). Il provvedimento è atteso in Aula il prossimo 22 aprile.

Si segnala in particolare che è stato approvato l’emendamento finalizzato al rinvio dell’approvazione delle tariffe e regolamenti Tari al 30 giugno 2025.
All’art. 10-bis del testo di conversione del D.L. Pubblica Amministrazione si legge infatti: “Per l’anno 2025 il termine del 30 aprile previsto dall’articolo 3, comma 5-quinquies, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15, è differito al 30 giugno 2025. Restano fermi i termini di pagamento delle rate già stabiliti con regolamento comunale”.

Stando alla relazione illustrativa allegata alla proposta emendativa, il differimento del termine “previsto dalla proposta emendativa “si rende necessario al fine di consentire agli enti insieme ai gestori dei servizi dei rifiuti solidi e urbani di elaborare in tempi congrui e più ampi i piani economici e finanziari e le relative tariffe, secondo la metodologia approvata dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente”. 

Ad oggi, infatti, “risulterebbero pochissimi gli enti già in possesso dei dati completi da parte delle società di gestione e, pertanto, il rispetto del termine del 30 aprile previsto a legislazione vigente potrebbe condurre ad una validazione sommaria dei piani finanziari tale da non garantire la correttezza di dati fondamentali per la determinazione sia del carico tributario sia del rapporto economico tra enti e società di gestione”.L’emendamento non pregiudica le vigenti scadenze per il pagamento delle relative rate, “al fine di evitare impatti negativi sulla liquidità degli enti”, precisa la relazione illustrativa.


DECRETO BOLLETTE

L’Aula della Camera ha approvato con 155 voti favorevoli e 101 contrari (cinque gli astenuti) il Dl bollette, nel testo identico a quello licenziato dalla commissione Attivita’ produttive. Il provvedimento con le ‘misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonche‘ per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorita’ di vigilanza‘ passa ora all’esame del Senato (va convertito in legge entro il 29 aprile). 
Il decreto prevede interventi per un valore complessivo indicato in circa 3 miliardi. Tra questi figurano un contributo straordinario di 200 euro alle famiglie con Isee inferiore ai 25mila euro e una serie di interventi per le imprese, come l’azzeramento per un semestre della componente Asos (oneri di sistema) sul costo dell’energia prelevata. Al provvedimento inizialmente di sette articoli, ne sono stati aggiunti altri 13 a seguito delle numerose modifiche introdotte, in sede referente, dalla commissione Attivita’ produttive. 

Tra le principali novità introdotte il posticipo per l’entrata a regime del servizio di vulnerabilità: in sostanza, il nuovo servizio non scatterà prima della fine del mercato delle tutele graduali (prevista per marzo 2027).

Sul tema delle batterie poi, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica potrà stipulare, per il 2025, una convenzione con il Gse per accelerare lo sviluppo di un’adeguata capacità di accumulo.

Novità anche per le CER. Potranno essere soci o membri delle comunità energetiche rinnovabili anche le aziende territoriali per l’edilizia residenziale, gli Ipab, le aziende pubbliche per i servizi alle persone e i consorzi di bonifica.

Su quest’ultimo punto, è intervenuto con una dichiarazione Francesco Battistoni, vicepresidente della commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera. “Con il via libera al mio emendamento al DL Bollette  approvato alla Camera, aumentano i soggetti che possono essere membri, anche costituenti o soci delle CER e tra questi anche i Consorzi di Bonifica che diventano soggetti che concorrono ad aumentare la produzione di energia sostenibile in autoproduzione e per autoconsumo”.  “L’ingresso dei Consorzi di bonifica all’interno delle CER – prosegue – era un tema che avevo già sollevato con un mio ordine del giorno che oggi, col voto favorevole del Parlamento, vede la luce. Aver inserito anche i Consorzi fra i soggetti delegati a raggiungere gli obiettivi del Pnrr è una misura di visione pragmatica che ha come finalità quella di incentivare la produzione di energia pulita e rinnovabile, attingendo al ricco e prezioso patrimonio idrico italiano”. “I Consorzi- prosegue Battistoni- concorrono già alla produzione di energia idroelettrica; era perciò importante renderli partecipi anche delle CER, per poterli ammettere fra i beneficiari della tariffa incentivante di cui godono le Comunità Energetiche, con i conseguenti benefici per i consorziati, le comunità territoriali e le realtà economiche locali”, conclude. 

Si ricorda inoltre che, durante i lavori in commissione, è stato ritirato l’emendamento a firma dei relatori Andrea Barabotti (Lega) e Gianluca Caramanna (FdI) che affrontava il nodo della saturazione virtuale delle reti elettriche.

“Dopo il dialogo con il ministro abbiamo deciso insieme di ritirare l’emendamento e di aprire un tavolo di confronto per affrontare meglio l’argomento”, ha spiegato Barabotti. Il Mase aveva fatto infatti sapere di aver chiesto ai relatori del dl Bollette il ritiro dell’emendamento parlando della necessità di “un intervento normativo organico, volto non soltanto alla soluzione del problema della congestione virtuale della rete, ma anche ad affrontare, attraverso una armonizzazione delle attività di Terna e dei distributori, il tema della capacità fisica di accoglienza delle rinnovabili”.

Per una sintesi del provvedimento ascolta il podcast


AFFARE PROMOZIONE ENERGIE RINNOVABILI

La Commissione Ambiente ed Energia del Senato ha iniziato il 15 aprile l’esame dell’affare assegnato sulla promozione delle energie rinnovabili e sull’aumento della loro quota nel mix energetico. Fissato al 6 maggio il termine per la presentazione dei soggetti da ascoltare in audizione. Richiesto l’avvio di un’indagine conoscitiva su autoproduzione FER e un approfondimento sull’idroelettrico.


ISTITUZIONE GIORNATA DEL RICICLO DELLA CARTA

La Commissione Ambiente della Camera ha proseguito il 16 aprile l’esame della pdl recante istituzione della Giornata nazionale del riciclo della carta (AC. 2111  Massimo Milani – FdI).  Presentati sette emendamenti al testo.


DDL IN MATERIA DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Le Commissioni riunite Trasporti e Attività produttive della Camera hanno iniziato il 16 aprile l’esame del ddl recante Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale (AC. 2316  Governo, approvato dal Senato) (collegato alla manovra di finanza pubblica). Sono previste audizioni.


DOCUMENTO DI FINANZA PUBBLICA (DFP)

Prosegue il ciclo di audizioni. In settimana sono stati ascoltati, tra gli altri Anci e Upi.

“È evidente che il clima di grande incertezza che tutto il mondo sta attraversando rende estremamente aleatorie le previsioni economiche, ma non possiamo non evidenziare che questo Documento di finanza pubblica segue una legge di Bilancio nella quale è stata evidente la scelta di fermare la programmazione degli investimenti sui territori dal 2026 in poi. La decisione di tagliare di 1,7 miliardi i fondi per la manutenzione straordinaria delle strade provinciali e di non prevedere risorse sull’edilizia scolastica, arrestando la grande opera di messa in sicurezza del patrimonio pubblico avviata con il PNRR, si ripercuote, necessariamente, sullo sviluppo locale. Se questo DFP è privo di visione, come da più parti sottolineato, non è solo per la contingenza: le decisioni di bilancio del Paese trascurano già dalle ultime manovre economiche il potenziale di capacità di utilizzo delle risorse degli enti locali, Comuni, Province e Città metropolitane“. Lo dice il rappresentante di UPI, Enzo Lattuca, Presidente della Provincia di Forlì Cesena, intervenendo in audizione alle Commissioni Bilancio di Senato e Camera sul Documento di Finanza Pubblica 2025. “Il volano del PNRR – ha detto Lattuca – terminerà nel 2026, lasciando, tra l’altro, non poche difficoltà ai bilanci delle Province e degli altri enti locali, perché le ripercussioni della crisi globale, con i conseguenti aumenti di prezzi per materie prime ed elettricità, si sono fatti sentire in maniera pesante nel percorso di attuazione delle opere. Le Province, pur di rispettare gli impegni e portare a termine gli investimenti e le opere, hanno dovuto aggiungere una mole rilevante di risorse proprie a quelle assegnate dal PNRR: secondo le stime dell’ultimo monitoraggio effettuato da UPI nella prima settimana di aprile 2025, sugli oltre 1.700 progetti PNRR assegnati alle 86 Province, in maggior parte riferite a investimenti per l’edilizia scolastica delle scuole secondarie superiori, il totale degli extracosti ammonta ad almeno 150 milioni di euro. Considerato che, anche per l’assenza di misure adeguate in Legge di Bilancio, lo squilibrio delle Province è arrivato a – 928 milioni di euro, è evidente la grave difficoltà finanziaria degli enti. Sono questioni – ha concluso il rappresentante UPI – che sottoponiamo a Governo e Parlamento e su cui chiediamo di avviare una stagione di confronto, per ripensare una strategia che punti sulle capacità dei territori di promuovere uno sviluppo equo e strutturato”. (Agenzia Dire).

“I Comuni e le Città metropolitane continuano a dimostrare una straordinaria capacità di investimento che nel 2024 ha toccato quasi 19 miliardi di euro e anche il primo trimestre del 2025 registra un incremento di 400 milioni rispetto al 2024. Tuttavia resistono dei blocchi ai pagamenti anticipati dai Comuni per strettoie burocratiche così come desta preoccupazione la ripresa della politica dei tagli alle risorse correnti nel periodo 2025-2029”. Così il presidente del Consiglio Nazionale dell’Anci e sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti, intervenuto in audizione sul Def davanti alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato (consulta il documento presentato) nella giornata che precede l’incontro, a Torino, con il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Raffaele Fitto.
“Questi malfunzionamenti del circuito finanziario – ha spiegato Fioravanti – destano particolare preoccupazione soprattutto sul versante Pnrr, essendo ormai entrati nel periodo di più intensa attuazione degli interventi e quindi di maggior richiesta di erogazioni. E tangibile – ha rimarcato il sindaco di Ascoli Piceno – il contributo improprio che gli enti locali stanno dando all’attuazione del Piano anticipando i pagamenti dovuti con risorse proprie, una pratica non proprio indolore. I ritardi nelle erogazioni producono, inoltre, forti ostacoli nel raggiungimento della normalizzazione dei ritardi di pagamento dei debiti commerciali e concorrono all’insorgenza di crisi finanziarie a volte insanabili”.
Ricordando come “la progressiva perdita di margini finanziari per gli enti locali, determinata dai drastici tagli dei precedenti governi dello scorso decennio, abbia consumato la quasi totalità della pressione fiscale disponibile”, Il presidente del Consiglio Nazionale Anci ha auspicato che questa e altre problematiche siano risolte nella delega fiscale “che costituisce l’occasione per un significativo ampliamento di flessibilità nella gestione e nella dimensione delle entrate proprie dei Comuni”.
Fioravanti ha poi ribadito la richiesta recapitata al governo, “sempre disponibile ad ascoltare le esigenze dei territori”, di “un convinto impegno a rendere più flessibile il Fondo crediti di dubbia esigibilità, che ha superato i 6 miliardi annui con forte concentrazione nelle grandi Citta e nel Sud, consentendo il calcolo sui risultati del solo anno precedente. Un’urgenza – ha concluso – pari a quella riguardante la riforma del Tuel, per arrivare a disposizioni incisive sulla disciplina sulle crisi finanziarie degli enti locali, oggi caratterizzata da norme farraginose e inefficaci che colpiscono circa 500 Comuni che necessitano urgenti azioni di sostegno”. (Anci.it).


COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL RISCHIO IDROGEOLOGICO 
In settimana è stato ascoltato il presidente dell’Ispra Stefano La Porta.

“Dal nostro rapporto del 2021 sul dissesto idrogeologico in Italia emerge che quasi il 94% dei Comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni o erosione costiera, il 18,4% del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni, 1,3 milioni di nostri concittadini sono a rischio frane, 6,8 milioni di abitanti sono a rischio alluvioni nello scenario di pericolosità idraulica media. Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono l’Emilia Romagna, la Toscana, la Campania, il Veneto, la Lombardia e la Liguria“. Lo ha detto il prefetto Stefano Laporta, presidente di Ispra, in audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, in merito all’attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dal 2019. Questo, ha spiegato Laporta, “non vuol dire che domani si verificherà un evento con conseguenze luttuose o altamente dannose in alcuni di questi comuni, vuol dire in maniera più semplice fotografare la situazione”. Nel maggio del 2023, ha proseguito il prefetto, “oltre 80.000 frane hanno interessato il territorio dell’Emilia Romagna a causa di due eventi pluviometrici di eccezionale intensità in rapida successione, cagionando tra l’altro anche danni economici che sono stati stimati dall’amministrazione regionale in 8 miliardi e 600 milioni di euro. Questo ovviamente necessita di costante attenzione, di una costante attività e di una costante necessità anche di risorse economiche che ci consentano di aggiornare i software e quindi aggiornare tutta l’infrastruttura informatica che presiede o che ci aiuta a governare e a gestire queste infrastrutture”. 

  “Secondo il rapporto sulle condizioni di pericolosità da alluvione in Italia e indicatori di rischi associati, sempre del 2021, l’estensione delle aree potenzialmente allagabili ammonta al 5,4% del territorio nazionale nel caso di scenari di pericolosità e probabilità elevata, raggiungendo il 10% nel caso di pericolosità e probabilità media e il 14% per pericolosità e probabilità bassa”. Tra le cause, ha sottolineato Laporta, c’è “l’incremento delle aree urbanizzate che nel nostro Paese è stato piuttosto consistente, soprattutto nel secondo Dopoguerra, che associato spesso all’assenza di una corretta pianificazione territoriale ha portato a un considerevole aumento degli elementi esposti a rischio anche di beni e persone”. Le superfici artificiali, infatti, “sono passate dal 2,7% negli Anni 50 al 7,16% del 2023, e il cambiamento climatico sta incidendo sulla variabilità del ciclo idrologico con ricadute su frequenza, persistenza e intensità degli eventi idrometeorologici estremi e sui loro effetti al suolo in termini di alluvioni, frane, colate e detritiche”.

La Porta ha poi sottolineato come “Siamo in un Paese che ha fortissimi elementi di vulnerabilità sotto il profilo del rischio idrogeologico e sismico, il Paese più gravato in Europa da questo tipo di fenomeni, soggetto anche a modificazioni ed evoluzioni anche rispetto al tema dell’impatto dei cambiamenti climatici.

Per il presidente dell’Ispra inoltre, “Recentissimamente si è arrivati alla definizione di una normativa europea in materia di uso corretto e responsabile del suolo. Il legislatore nazionale più volte nel corso di questi ultimi anni è arrivato a un passo dall’approvare una legge che definisca il quadro a livello nazionale su un uso sostenibile e responsabile di una risorsa così importante come il suolo, anche in questa legislatura ci sono stati dei progetti di legge e ci auguriamo che, anche attraverso l’impulso che potrà dare questa commissione, davvero si riesca ad avere anche nel nostro Paese un quadro di riferimento normativo di livello nazionale”. “Gli indicatori nazionali che sono stati elaborati da Ispra- ha spiegato il presidente– sono stati già ampiamente utilizzati nella programmazione nazionale ed europea di settore e rappresentano un dato di contesto importante a supporto delle politiche di mitigazione del rischio. Sotto questo aspetto mappe e indicatori stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante in materia di valutazione e gestione dei rischi finanziari di credito, di mercato e operativo, ma anche nell’ambito dell’obbligo assicurativo per le imprese contro i rischi derivanti da eventi catastrofali introdotto con la legge di bilancio del 2024″. 

Per Ispra, “È assolutamente centrale investire nell’aggiornamento dei dati e delle mappe di pericolosità anche tenendo conto dell’impatto dei cambiamenti climatici mettendo dal nostro punto di vista una quota percentuale delle risorse messe a disposizione dal Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, ovvero investire anche sul capitale umano. Non è semplice perché non abbiamo poi tantissimi laureati in Italia nelle materie cosiddette Stem, soprattutto per quanto riguarda geologia, mineralogia e tutti questi aspetti”. Abbiamo avuto una riunione dei presidenti degli enti di ricerca nazionali, insieme lavoriamo anche con le Università e questi sono temi che ci occupano e ci preoccupano soprattutto per il futuro- ha sottolineato Laporta- anche considerando lo scenario del nostro Paese. Dobbiamo necessariamente investire sul capitale umano lavorando dalla formazione nelle scuole secondarie ma anche nelle Università e potenziare quindi il personale tecnico che lavora nella pubblica amministrazione”. 

Infine, il presidente dell’Ispra ha ricordato che: “La diffusione dei dati risponde all’obiettivo di trasparenza della pubblica amministrazione per rendere i cittadini informati e partecipi di questa situazione, perché è fondamentale che la cittadinanza sia consapevole e sia informata: i cittadini devono conoscere i rischi che interessano il loro territorio, perché questo si traduce non solo in comportamenti positivi o virtuosi rispetto a determinate situazioni, ma anche in una maggior resilienza delle comunità complessivamente intese che sono interessate“. (Agenzia Dire)


D.LGS QUALITA’ ACQUE PER IL CONSUMO UMANO

Si è svolta martedì 15 aprile, presso la Commissione XII Affari sociali della Camera dei deputati, l’audizione sul correttivo del Decreto legislativo sulla qualità delle acque destinate al consumo umano. Utilitalia, come ha spiegato il Direttore Generale Annamaria Barrile, ha particolarmente apprezzato lo sforzo – evidente nello schema di decreto – di fornire risposte alle richieste di chiarimento avanzate dai gestori del Servizio Idrico Integrato, per il tramite della Federazione, rispetto a quanto emerso in questi due anni di applicazione della misura. Barrile ha infine evidenziato cinque proposte della Federazione per un possibile ulteriore miglioramento del testo.


DDL SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha proseguito il 16 aprile l’esame del ddl recante misure per la semplificazione normativa e il miglioramento della qualità della normazione e deleghe al Governo per la semplificazione, il riordino e il riassetto in determinate materie (AS. 1192 Governo) (collegato alla manovra di finanza pubblica).  Nel corso della seduta sono proseguite le votazioni sugli emendamenti.


PDL SETTIMANA CORTA

Il Mef boccia la proposta di legge di Avs, Pd e M5s sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. In primis perché il testo ricomprenderebbe non solo il settore privato, ma anche il settore pubblico. E questo comporterebbe “nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica allo stato non quantificabili”.

La Ragioneria generale dello Stato lo ha messo nero su bianco nella relazione tecnica richiesta dalle opposizioni e trasmessa lunedì sera alla commissione Lavoro di Montecitorio. Tuttavia nel documento, firmato da Daria Perrotta  non si fa menzione degli 8 miliardi di euro stimati dalla sottosegretaria al Mef Sandra Savino a fronte degli appena 275 milioni di euro indicati dalle opposizioni per coprire il biennio di sperimentazione 2025-2026.

Una stima, si ricorda, che ha causato il rinvio della proposta di legge in commissione dopo il suo approdo in aula. “Tenuto conto che il testo non prevede in via esplicita l’esclusione delle amministrazioni pubbliche dall’ambito di applicazione dello stesso e che la relazione tecnica non contiene alcun elemento di dettaglio in ordine ai conseguenti maggiori costi in materia di spesa di personale, allo stato la proposta non è assentibile”, si legge nella relazione della Ragioneria. (Public Policy).


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DECRETO POLIZZE CATASTROFALI

Prosegue la rassegna delle audizioni che si sono svolte in commissione la scorsa settimana.

FEDERALBERGHI

“Questa cosa non funziona, si sono affidate le pecore al lupo. Il provvedimento è equilibrato perché le compagnie devono assicurare tutti, ma se il prezzo è libero, le imprese non sono in grado di affrontare certi livelli di costo. Si deve capire come regimentare e calmierare i prezzi, serve un tetto al prezzo delle polizze o il sistema non tiene“. Alessandro Massimo Nucara, direttore generale Federalberghi, lo dice in audizione alla commissione Ambiente della Camera nell’ambito dell’esame, in sede referente, del disegno di legge di conversione del decreto 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali. “Bene la proroga, dà sollievo e rinvia il momento in cui le imprese dovranno sostenere un onere aggiuntivo”, dice Nucara, “bene perché apre il dibattito sulla necessità di migliorare la norma che a nostro avviso presenta più punti deboli”. Ad esempio “sui soggetti obbligati”, prosegue il dg Federalberghi, “il 50% degli alberghi italiani è in affitto da altre imprese o privati. L’albergatore in affitto paga un canone e, nell’interpretazione data, sarebbe chiamato anche a stipulare l’assicurazione. Il proprietario dell’immobile riceve il canone e l’ulteriore beneficio della tutela assicurativa senza sostenere nessun oneri. È un rapporto squilibrato, sarebbe opportuno stabilire che sia il proprietario imprenditore a pagare l’assicurazione”. Altro tema, prosegue Nucara, “il perimetro degli eventi catastrofali. La legge fa un’enunciazione di massima, poi l’interpretazione delle aziende assicurative lascia scoperti, paradossalmente, i casi che avrebbero più bisogno di tutela. Esclude le bombe d’acqua, ad esempio, o il nubifragio, nel documento ANIA dicono che non sono coperti, eppure sono uno dei problemi principali”. Poi “Venezia, un albergo di Venezia si deve assicurare, rispettiamo il principi”, prosegue il dg Federalberghi, “i terremoti sì e quello no? Perche non è repentino? Il maremoto, è causato da terremoti in mare o da frane sottomarine, ma non è assicurato, anche questo è un errore, chiediamo si faccia chiarezza”. C’è poi il tema “imposte- dice Nucara- sulle polizze grava una imposta del 25%. Se la misura dell’obbligo è solidale, allora anche lo Stato faccia la sua parte rinunciando a questo introito. Lo si prevede già per le catastrofali delle abitazioni, si adegui con quelle delle imprese”. Infine, dice il dg Federalberghi, “chiediamo una ulteriore proroga e per tutti, non con la distinzione grandi e piccoli perché l’incertezza vale per tutti”.

RETE PROFESSIONI TECNICHE

“Da anni ci battiamo sul tema della prevenzione sismica e idrogeologica”, per cui “apprezziamo l’avvio di questo tassello per la prevenzione che è l’assicurazione” perché “l’obbligo può essere, se ben utilizzato, un incentivo a fare e eseguire lavori miglioramento e adeguamento” e “un ulteriore incentivo deriverebbe se vi fosse una riduzione del premio in caso siano stati eseguiti i lavori“. Armando Zambrano, coordinatore della Rete delle professioni tecniche, lo dice in audizione alla commissione Ambiente della Camera. “Il meccanismo andrebbe esteso a tutti i cittadini”, dice Zambrano, “l’assicurazione può diventare un normale complemento” alla proprietà dell’immobile, anche perché “sono 14 milioni gli edifici abbisognevoli di interventi in campo sismico in questo Paese”. Inoltre, “la norma andrebbe ampliata ai fenomeni vulcanici e connessi al bradisismo e a quelli conseguenti a slavine, valanghe e allagamenti”, e infine “andrebbe chiesta compartecipazione proprietari nel caso di locatari”, auspica il coordinatore della Rete delle professioni tecniche. Mauro Bocciarelli, consigliere tesoriere del comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici- FNCF, parte della Rete delle professioni tecniche, propone di “graduare oltre la proroga anche l’attivazione delle assicurazioni, basandola sul fatturato, per una gradualità che possa traguardare anche il 2026”. 

FEDERDISTRIBUZIONE

 “Il nuovo obbligo di assicurazione coinvolge a pieno titolo le imprese della distribuzione moderna. Ne comprendiamo le motivazioni ma riteniamo che un adempimento di tale portata richieda un quadro normativo il piu esaustivo possibile”, e “per questo abbiamo accolto con grande favore la proroga” perché “è necessario lavorare ancora sulla norma e sulle regole interpretative, o per via normativa attraverso questo decreto legge o con faq o circolari ministeriali”. Marco Pagani, direttore Normativa e Rapporti Istituzionali FederDistribuzione, lo dice in audizione alla commissione Ambiente della Camera Per Pagani sono “tre gli aspetti da chiarire in via normativa o interpretativa”, ad esempio “servono chiarimenti sulle sanzioni a carico delle imprese non adempienti, non è chiaro se la penalizzazione è automatica o se lo Stato o l’ente pubblico deve verificare caso per caso”, inoltre “occorre capire quale sia la reale portata della sanzione e se i crediti ci rientrano”. Secondo il rappresentante FederDistribuzione “per individuare l’esatta portata della sanzione potrebbe essere utilizzato il criterio del danno effettivamente arrecato all’erario in caso dovesse verificarsi l’evento catastrofale”. Altro punto “importante”, prosegue Pagani, è “capire anche quali sono i soggetti obbligati in caso di locazione affitto noleggio, per il MIMIT il soggetto tenuto a assicurarsi è chi utilizza il bene, ma le criticità emergono nel caso il bene sia utilizzato sia dal locatario che dall’affituario. In queste fattispecie non è chiaro chi sia tenuto all’obbligo”. Infine, è “utile che la normativa vincoli la somma di indennizzo al ripristino luoghi dove il locatario svolge la sua attività o un equo indennizzo per chi ha sostenuto le spese del contratto assicurativo”, conclude Pagani, e anche “prevedere una maggiore deducibilità del costo delle polizze, una iperdeducibilità (Agenzia Dire)

Continua nel prossimo numero

 

Rassegna parlamentare a cura di MF