Biometano: la capacità al 2030 coprirà al massimo il 60% dell’obiettivo

Grazie alla sua capacità di integrarsi direttamente con le infrastrutture esistenti del gas naturale, il biometano rappresenta una risorsa rilevante, che rafforza la sicurezza energetica e valorizza le risorse organiche con logiche di economia circolare. Tuttavia, anche nello scenario più ottimistico si stima che la capacità complessivamente realizzata, includendo quella incentivata dal dm 2018, coprirà al massimo il 60% dell’obiettivo di consumo di biometano previsto dal Pniec per il 2030. È una delle evidenze emerse dall’Hydrogen and Alternative Fuels Report 2025, redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e presentato in un confronto con le aziende partner della ricerca, che analizza le prospettive di sviluppo, la dimensione regolatoria, gli espetti tecnologici e le dinamiche di mercato dei vettori energetici alternativi.

Dal report emerge che la decarbonizzazione dell’economia europea non può prescindere dall’impiego di combustibili alternativi – dai biocarburanti ai combustibili sintetici, a quelli gassosi come idrogeno e biometano – perché l’elettrificazione non può rispondere in modo esaustivo alle esigenze energetiche dei trasporti pesanti marittimi e aerei e dei settori industriali hard to abate (ad esempio siderurgie, cartiere, imprese chimiche e petrolchimiche) che contribuiscono a circa il 43% dei consumi energetici e al 30% delle emissioni di gas climalteranti.
“Il biometano si conferma come un tassello strategico della transizione energetica, a maggior ragione in un contesto in cui l’Europa e l’Italia puntano con decisione a ridurre la dipendenza energetica da Paesi extra-europei – commenta Paolo Maccarrone, direttore scientifico del Report -. È dunque fondamentale continuare a supportare e valorizzare questo percorso, affinché il settore possa consolidarsi e contribuire in modo sempre più rilevante agli obiettivi di sostenibilità, sicurezza energetica e sviluppo industriale del Paese: il policy maker deve inviare segnali chiari e tempestivi, per ridurre l’incertezza e permettere a tutti gli operatori di procedere a una pianificazione. È necessario fare chiarezza su quanto si voglia ancora investire sul biometano nel medio e lungo termine. Per cercare di avvicinarsi agli obiettivi del Pniec, servirebbe una nuova misura governativa di sostegno allo sviluppo che raccolga l’eredità del decreto 2022. Inoltre, potrebbe essere opportuno individuare soluzioni che stimolino la domanda di biometano da parte dei clienti, in particolare quelli più energivori”.

Lo sviluppo dell’offerta
Con la pubblicazione dei risultati della quinta asta, nel mese di aprile 2025 si è concluso l’iter applicativo del decreto ministeriale 2022, nato con l’obiettivo di sostenere gli investimenti nella realizzazione di nuovi impianti di produzione di biometano. Mentre le prime quattro aste avevano riscosso un successo piuttosto limitato, nella quinta il contingente disponibile è stato quasi completamente assegnato: molto elevata la partecipazione di impianti agricoli (292), con una prevalenza di quelli derivanti dalla riconversione di impianti a biogas esistenti (191). Due fattori principali spiegano questa predominanza: la scarsa partecipazione alle aste precedenti dovuta all’attesa della pubblicazione di altre misure di sostegno (come il decreto sui prezzi minimi garantiti per l’energia elettrica prodotta e il Fer 2), e i tempi di realizzazione più rapidi che favoriscono il completamento dei lavori entro il termine per accedere ai contributi in conto capitale finanziati dal Pnrr (30 giugno 2026).
Purtroppo, a causa della crescita dei costi di realizzazione o conversione degli impianti, con conseguente maggiore richiesta di finanziamento media per progetto, dei 298 progetti vincitori della quinta asta solo i primi 148 in graduatoria avranno accesso al contributo in conto capitale (se rispetteranno la scadenza del 30 giugno 2026), mentre 150 rimarranno esclusi a causa dell’esaurimento dei fondi stanziati. Questo potrebbe provocare un numero di rinunce molto elevato, perché le simulazioni economico-finanziarie indicano come il contributo sia un elemento cruciale per la sostenibilità tecnico-economica dei progetti. Per scongiurare questo rischio, il Governo ha presentato alla Commissione Europea una proposta di revisione del Pnrr contenente due richieste fondamentali che saranno determinanti per la fattibilità: l’ampliamento dei fondi, destinando al contributo in conto capitale le risorse inutilizzate da altre missioni, e uno slittamento di sei mesi del termine ultimo per l’accesso ai contributi in conto capitale.
La capacità produttiva di biometano rimarrà comunque ben al di sotto degli obiettivi fissati dal Pniec per il 2030, con una percentuale stimata che oscilla tra il 40% e il 50% a seconda degli scenari. Ciò sottolinea l’urgenza di ulteriori interventi a sostegno del settore, che potrebbero includere: una sesta asta nell’ambito del dm 2022 per assegnare la capacità residua, condizionata però all’approvazione da parte della Commissione Europea della rimodulazione dei fondi e dell’allentamento delle scadenze; l’introduzione di un nuovo decreto incentivante, accompagnato da una revisione delle tariffe, con procedure competitive; la proposta Biometano Release, lanciata da Confindustria, ispirata allo schema Energy Release e volta a connettere i produttori di biometano con le industrie hard to abate, basato su uno schema normativo ben strutturato.

Fonte: E- Gazette