Rinviata la riforma della legge sul clima
COMMISSIONE UE
La Commissione compie il primo passo verso un quadro di sicurezza energetica dell’UE più forte
La Commissione europea ha pubblicato un invito a presentare contributi per informare l’imminente revisione del quadro di sicurezza energetica dell’UE, un’iniziativa chiave per rendere il sistema energetico europeo a prova di futuro.
Sebbene il quadro attuale abbia garantito un approvvigionamento energetico affidabile e stabile, l’evoluzione del panorama geopolitico, tecnologico e climatico richiede un approccio più resiliente e adattabile. La revisione, menzionata nel piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili, mirerà a rafforzare la capacità del sistema energetico dell’UE di anticipare e rispondere alle nuove sfide.
L’adozione, la cui adozione è prevista per l’inizio del prossimo anno, si baserà sugli insegnamenti tratti dalle recenti crisi e si concentrerà sul rafforzamento della capacità dell’UE di resistere alle minacce tradizionali ed emergenti. Una migliore disponibilità di approvvigionamento energetico in qualsiasi momento e una migliore preparazione ai periodi di stress dell’approvvigionamento sono fondamentali per garantire ai cittadini dell’UE un accesso continuo all’energia a prezzi accessibili.
Dan Jørgensen, Commissario per l’Energia e l’edilizia abitativa, ha dichiarato: “Il sistema energetico europeo è esposto a nuovi rischi, quali gli attacchi informatici, gli impatti dei cambiamenti climatici e un panorama geopolitico turbolento. Affinché l’approvvigionamento energetico rimanga stabile e sicuro in tutto il nostro continente, abbiamo bisogno di un quadro dell’UE più forte e lungimirante. Questo riesame è fondamentale per garantire la sicurezza energetica dell’UE non solo per il presente, ma anche per il futuro.”
Cittadini, professionisti ed esperti sono invitati a contribuire con evidenze e approfondimenti fino al 13 ottobre 2025.
CONSIGLIO UE
Rinviata la riforma della legge sul clima
I ministri degli Stati membri riuniti nel consiglio Ambiente di giovedì 18 settembre non trovano l’accordo sulla modifica alla legge europea per il clima, né sulla lettera di intenti annessa, senza così introdurre target vincolanti in materia di sostenibilità e lotta al surriscaldamento del pianeta. La presidenza danese non può che prendere atto, decidendo di rinviare la questione ai capi di Stato e di governo. Spetterà a loro, a questo punto, stabilire la via da seguire e chiarire il mandato per i ministri dei rispettivi governi e Paesi.
Il regolamento noto come ‘legge europea sul clima’, approvata nel 2021, traduce in legge l’obiettivo stabilito dal Green Deal europeo per l’economia e la società europee di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La legge stabilisce anche l’obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. A luglio di quest’anno la Commissione europea ha presentato una proposta di modifica per introdurre un obiettivo di sostenibilità per il 2040, nella forma di una riduzione del 90 per cento delle emissioni nette di gas serra rispetto ai livelli del 1990.
La presidenza danese ha fatto dei target sul clima al 2040 uno dei suoi cavalli di battaglia, un obiettivo da raggiungere nel corso del semestre. “L’Ue ha bisogno di una politica per il clima che renda certa la nostra responsabilità, che ci renda sostenibili mettendo in sicurezza imprese, cittadini e lavoro”, scandisce Lars Aagaard, ministro per il Clima e l’energia della Danimarca, presidente di turno del consiglio Ambiente, smentito nel suo ottimismo iniziale dai fatti. “Abbiamo avuto buoni progressi nelle ultime settimane, e vedo un compromesso potenziale” sul file, ma così non è. O meglio, si trova l’accordo per un rinvio ai leader
Lo chiedono Germania e Ungheria, certificando dubbi e divisioni diffusi. Perché alla richiesta di passare la palla ai capi di Stato e di governo si associano Francia (perché “ci sono ancora punti su cui dover lavorare”, scandisce la ministra Agnès Pannier-Runacher, che chiede le condizioni utili all’industria per lavorare), Romania (che chiede valutazione d’impatto), Polonia (per cui la natura strategica del provvedimento richiede discussione dei leader), Repubblica ceca (che vuole limiti e obiettivi chiari stabiliti dal Consiglio europeo), Slovenia (per criticità ancora esistenti, quali uso del suolo e trasporto stradale) Slovacchia, Belgio e Bulgaria (espresse riserve per la mancanza di garanzie sulla fattibilità degli obiettivi e il rispetto delle caratteristiche nazionali).
“Ringrazio la presidenza danese per il lavoro svolto sin qui e soprattutto per la scelta di rinviare le decisioni finali sulle modifiche alla legge clima al Consiglio Europeo. Su temi così importanti, che comprendono l’intera economia di ciascun Paese, è fondamentale che si esprimano i Capi di Stato e di Governo. Si tratta di una decisione di grande responsabilità e rappresenta anche un forte segnale politico che riconosce la complessità e l’impatto strategico di questo dossier, che non può essere affrontato senza un chiaro indirizzo del Consiglio Europeo. Siamo infatti convinti che spetti ai leader di Governo definire il livello di ambizione, così come tutte condizioni abilitanti e le necessarie flessibilità per i propri territori“. Lo dice il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, durante il Consiglio Ambiente UE di Bruxelles. “Senza queste premesse, gli Stati membri rischiano ancora una volta di trovarsi di fronte a obiettivi inapplicabili e a costi insostenibili per i propri cittadini e le proprie imprese“, dice Pichetto, “e ribadisco ancora una volta, perché sappiamo quanto sia costato alle economie nazionali dover ottemperare a degli obblighi derivanti da scelte ideologiche”. Per questo, “con pragmatismo abbiamo provato a portare il nostro contributo con delle richieste che potessero contribuire a far si che l’Unione europea diventi avanguardia tra le economie internazionali”, rileva il titolare del MASE. “La grave crisi internazionale che viviamo ci impone di riflettere con realismo e concretezza e abbiamo il dovere di rispondere ai nostri cittadini con azioni comuni che non pregiudichino affatto gli impegni che abbiamo sottoscritto nel corso di questi anni ma che guardino al futuro attraverso una programmazione seria dal punto di vista economico”, conclude Pichetto. (Eunews e Agenzia Dire).
Qui il comunicato del Consiglio UE
Revisione intermedia della politica di coesione: il Consiglio adotta nuove leggi per affrontare meglio le sfide attuali ed emergenti
Nel contesto della revisione intermedia della politica di coesione dell’UE, il Consiglio ha adottato giovedì 18 settembre modifiche dei regolamenti vigenti per affrontare meglio le sfide strategiche attuali ed emergenti legate alla coesione economica, sociale e territoriale. Tra queste figurano, in particolare, la difesa e la sicurezza, la competitività e la decarbonizzazione, gli alloggi a prezzi accessibili, le misure relative all’acqua e le sfide che le regioni frontaliere orientali devono affrontare.
“L’UE deve essere meglio preparata per le sfide di domani. La legislazione adottata oggi consentirà agli Stati membri di spendere i fondi di coesione dell’UE per la difesa, la sicurezza e la preparazione civile per affrontare meglio le sfide attuali e future. Si tratta di un passo importante verso un’Unione europea che si assuma la responsabilità della propria sicurezza” così Marie Bjerre, ministro danese per gli affari europei.
I regolamenti adottati dai colegislatori in tempi record, su incarico del Consiglio europeo, apportano modifiche ai regolamenti riguardanti:
il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo di coesione, nonché il Fondo per una transizione giusta (JTF), e
il Fondo sociale europeo Plus (FSE+)
Esse contengono modifiche mirate al quadro normativo dei fondi della politica di coesione per allineare le priorità di investimento all’evoluzione del contesto economico, sociale e geopolitico, nonché agli obiettivi dell’UE in materia di clima e ambiente. Il loro obiettivo principale è allineare gli investimenti della politica di coesione alle nuove priorità, in particolare la difesa e la sicurezza, la competitività e la decarbonizzazione, gli alloggi a prezzi accessibili, l’accesso all’acqua, la gestione sostenibile delle risorse idriche e la resilienza idrica, la transizione energetica e le sfide che le regioni frontaliere orientali devono affrontare. A tal fine, i nuovi regolamenti introducono una maggiore flessibilità e incentivi per facilitare il rapido dispiegamento delle risorse esistenti e accelerare l’attuazione dei programmi. I regolamenti saranno pubblicati nella Gazzetta ufficiale dell’UE nei prossimi giorni ed entreranno in vigore il giorno successivo alla pubblicazione.
Sulla scia del piano ReArm Europe, il 1º aprile 2025 la Commissione ha pubblicato la comunicazione dal titolo «Una politica di coesione modernizzata: la revisione intermedia» insieme a due proposte legislative che modificano: i) i regolamenti relativi al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), al Fondo di coesione e al Fondo per una transizione giusta (JTF) e ii) il regolamento sul Fondo sociale europeo+.
Il presente pacchetto coglie l’occasione della revisione intermedia in corso dei programmi di coesione, che serve ad assegnare la “riserva di flessibilità” che corrisponde alla dotazione del 50 % di tutti i fondi per il 2026 e il 2027, al fine di introdurre nuove priorità derivanti dalle attuali sfide geopolitiche ed economiche.
Le proposte dedicano particolare attenzione alla difesa e alla sicurezza in vista della competitività, delle regioni frontaliere orientali, degli alloggi a prezzi accessibili (compresi gli alloggi sociali), dell’accesso sicuro all’acqua, della gestione sostenibile delle risorse idriche e della resilienza idrica, della transizione energetica (decarbonizzazione) e delle città. Esse prevedono incentivi finanziari per i programmi che assegnano la riserva di flessibilità a una di queste priorità (prefinanziamento più elevato e fino al 100% di finanziamento dell’UE). Nel caso in cui i programmi destinino almeno il 15 % della loro dotazione a queste priorità, essi ricevono un prefinanziamento supplementare a titolo di bonus e una proroga dell’ammissibilità di un anno (fino al 31 dicembre 2030). Fonte: Consiglio UE