ROMA (comunicato stampa Palazzo Chigi)- Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Matteo Renzi e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, ha approvato in esame definitivo un decreto legislativo di attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori speciali dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché sul riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Il testo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n° 91 del 19 aprile 2016.
Il Codice, che conferma l’impianto del testo preliminare del 3 marzo scorso e la formulazione in base alla legge delega del 28 gennaio 2016, n. 11, approvata dalle Camere il 14 gennaio 2016, contiene recepimenti dei pareri del Consiglio di Stato, delle Commissioni parlamentari competenti e della Conferenza Unificata.
Il Governo recepisce quindi in un unico decreto, passando dagli oltre 2.000 articoli del vecchio codice agli attuali poco superiori ai 200, le direttive appalti pubblici e concessioni e riordina la disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture e contratti di concessione, esercitando così la delega e recependo le direttive europee nei tempi previsti al passo con gli altri paesi europei.
Il nuovo “Codice degli appalti pubblici e dei contratti di concessione” contiene criteri di semplificazione, snellimento, riduzione delle norme in materia, rispetto del divieto di gold plating.
È una disciplina autoapplicativa. Non prevede infatti, come in passato, un regolamento di esecuzione e di attuazione, ma l’emanazione di atti di indirizzo e di linee guida di carattere generale, da approvare con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti su proposta dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) e previo parere delle competenti commissioni parlamentari. Le linee guida, quale strumento di soft law, contribuiranno ad assicurare la trasparenza, l’omogeneità e la speditezza delle procedure e fornire criteri unitari. Avranno valore di atto di indirizzo generale e consentiranno un aggiornamento costante e coerente con i mutamenti del sistema. Dove sono stati previsti decreti amministrativi attuativi, comunque non di natura regolamentare, è stata individuata, nel regime transitorio, la valenza temporanea di alcune norme del regolamento, relative a contabilità, verifiche e collaudi, per consentire l’immediata applicabilità della nuova normativa.
Viene poi regolata la Governance, con il rafforzamento dell’ANAC nel sostegno alla legalità, il ruolo del Consiglio Superiore del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT) e l’istituzione della Cabina di regìa presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, quale organo di coordinamento e monitoraggio.
Il nuovo Codice contiene inoltre una disciplina organica per l’istituto delle concessioni di lavori, servizi e forniture.
Il commento del presidente di Utilitalia Giovanni Valotti
“Confido che nella stesura del codice si siano tenute in conto anche le norme inserite nel decreto Madia e nel collegato Testo unico sui servizi pubblici locali”. Così il presidente di Utilitalia (l’associazione delle imprese di ambiente, acqua, energia) e di Confservizi Giovanni Valotti a proposito del nuovo Codice appalti. “Sono pienamente d’accordo con il concetto espresso dal premier Renzi – ha osservato Valotti – ‘la corruzione si combatte mettendo regole più semplici e non complicate'”. E infatti, ha rilevato Valotti, “solo pensando al tema dei controlli e della regolazione, per esempio, i nostri settori – energia, gas, ambiente, acqua, trasporti – hanno procedure da seguire e controlli di ogni sorta da parte della Corte dei Conti, dell’Autorità dell’energia, dell’Anac, dei regolatori d’ambito, senza contare le funzioni di indirizzo e controllo dei comuni proprietari. C’è molto da semplificare. C’è molto da integrare”.
Secondo il presidente di Utilitalia “non funziona la sovrapposizione di organismi controllanti. E’ vero che il nostro non è un Paese di santi e richiede opportuni contrappesi ma sugli appalti, come su tutti gli altri aspetti dell’esercizio di impresa, ci dovrebbe essere un unico controllore che svolge tutte le verifiche necessarie, e non tanti controllori ciascuno con una propria funzione”.
Nella sezione APPROFONDIMENTI del sito sono disponibili i testi ufficiali, pareri e commenti.