ROMA (E.Gazette) – Dopo venti anni dall’istituzione, l’Autorità dell’energia (Autorità dell’energia elettrica e del gas, Aeeg), poi diventata Autorità dell’energia e dell’acqua (Aeegsi, con l’aggiunta del sistema idrico), ora con la riforma Madia che le attribuirà competenze anche sui rifiuti potrebbe cambiare nome ancora una volta e chiamarsi “Arera, autorità di regolazione per energia, reti e ambiente”. Lo ha affermato il presidente Guido Bortoni (nella foto) nel corso della presentazione alla Camera della Relazione annuale: “La nuova cifra dell’Autorità troverà posto nella rinnovata dicitura istituzionale sin qui proposta”.
Tra i punti della sua relazione, Bortoni ha detto che “nell’energia ci troviamo di fronte a fallimenti eleganti (gergo della recente letteratura sulla resilienza), cioè non rovinosi del sistema, che preludono però a precise azioni riformatrici per l’adattamento al mutato contesto. Ciò richiede, per tempo, ri-forme e non già ri-medi a tempo scaduto. Il regolatore deve, quindi, giocare d’anticipo”.
Con la fine del mercato tutelato dell’elettricità e del gas che dovrebbe scattare nel 2018, l’Autorità punta su una “offerta standard” con l’obiettivo della “comparabilità al 100% di almeno un’ offerta standard di fornitura per ciascun venditore“, assicurando la “concorrenza solo sul prezzo”.
Secondo Bortoni ci sono clausole non facili da capire per il consumatore e quindi “inderogabili”, ma per altre, come per esempio i tempi di pagamento, la negoziazione è più semplice.
Dal documento presentato da Guido Bortoni emerge che gli utenti con bassi consumi hanno un prezzo inferiore alla media Ue.
Energia: Cresce l’approdo al mercato libero, calano le bollette industriali
E’ tornata a crescere, dopo cinque anni, la produzione di energia elettrica in Italia, così come nel mercato residenziale è cresciuto l’approdo al mercato libero dell’energia. Lo evidenziano i dati del settore elettricità presentati da Guido Bortoni nella sua relazione annuale, dai quali emerge, tra l’altro, che le bollette per gli utenti domestici con bassi consumi sono al di sotto della media europea, mentre quelle delle imprese sono superiori del 20% rispetto alle concorrenti europee, anche se il range a sfavore è in calo rispetto al passato. Ecco i punti principali toccati dal presidente dell’authority.
Cresce la produzione, rinnovabili al 40% – Nel 2015, per la prima volta dal 2010, sale la produzione nazionale lorda (+0,8% rispetto al 2014), raggiungendo i 282 TWh. Produzione nazionale che ha coperto l’86% del fabbisogno complessivo nazionale. Sulla produzione lorda ha inciso anche l’aumento delle importazioni nette, che hanno assicurato una quota del fabbisogno del 14,7%, contro il 14,1% dello scorso anno, nonostante un aumento rilevante anche delle esportazioni (+1,4 TWh, +47,3%), già aumentate del 37,3% nel 2013.
La produzione lorda da rinnovabili nel 2015 è diminuita del 9%, passando da 120 a 109,5 TWh (il 38% circa del totale), soprattutto a causa del -25% registrato dalla produzione idroelettrica, oltre al -3,3% della produzione eolica. Ulteriore aumento, invece, per la produzione fotovoltaica (+13%). La quantità di energia elettrica da rinnovabili incentivata ha superato i 65 TWh, per un costo nel 2015 di circa 12,5 miliardi di euro, di cui circa 12,3 miliardi coperti tramite la componente A3 della bolletta.
In parallelo nel 2015 la quantità di energia elettrica acquistata nel Sistema Italia è stata pari a 287 TWh, in aumento dell’1,8% rispetto al 2014, invertendo il trend decrescente avviato dal 2010. In aumento anche gli scambi di Borsa, 195 TWh, a fronte dei 186 TWh raggiunti nel 2014 (+4,7%). L’incremento degli acquisti di Borsa riflette sia una risalita degli acquisti dell’Acquirente unico (32 TWh, +10,7%), sia una ripresa degli stessi da parte delle zone estere (4,3 TWh, +24,2%).
Oltre il 33% dei domestici sul mercato libero – Nel 2015, come nel 2014, oltre 3,5 milioni di clienti, cioè il 9,6%, ha cambiato fornitore almeno una volta durante l’anno, un quarto del totale dell’energia distribuita in termini di volume. Il segmento più dinamico rimane quello della media tensione, il cui tasso di switching è salito dal 28% del 2014 al 32,6%. Lo spostamento dei soli consumatori domestici verso il mercato libero ricalca i valori del 2014, l’8%, corrispondente a una quota di energia del 10%.
In totale, i clienti domestici sul mercato libero nel 2015 sono il 33,4%, contro il 28,3% del 2014. Nel 2015 le famiglie hanno pagato l’elettricità in media 20,71 c€/kWh (di cui 9,64 per la componente relativa al costo di approvvigionamento), ma questo prezzo varia molto con la dimensione dei clienti. I clienti non domestici in bassa tensione (soprattutto negozi e piccole imprese) hanno pagato invece 19,27 c€/kWh; più bassi sono i prezzi per le imprese in media tensione (14,72 c€/kWh) e per quelle in alta o altissima tensione (10,61 c€/kWh), caratterizzate da consumi molto più elevati. La domanda di elettricità ha invertito il trend di calo degli ultimi anni, registrando un leggero aumento, +1,5%. I consumi di energia elettrica infatti sono passati dai 291 TWh del 2014 ai 295 TWh del 2015. Sono cresciuti in tutti i settori, in particolare nel settore terziario (+2,3%), poi il domestico (+1,2%) e l’industria (+0,6%).
Le bollette elettriche di famiglie e imprese – Come ormai da anni, anche nel 2015 i consumatori domestici italiani con consumi medio-bassi (fino a 2.500 kWh/a) hanno pagato prezzi dell’energia elettrica inferiori a quelli mediamente praticati nell’Unione europea e nell’Area euro, sia al netto, sia al lordo delle imposte e degli oneri. I prezzi per le restanti classi di consumo sono invece superiori. Nel dettaglio, per la prima classe di consumo (< 1.000 kWh/anno), nel 2015 il differenziale favorevole del prezzo italiano con la media dei prezzi dei paesi dell’Area euro è risultato ulteriormente ampliato rispetto al 2014: -19% al netto delle imposte, -18% al lordo (era -16% nel 2014, sia al netto sia al lordo). Per la seconda fascia di consumo (1.000-2.500 kWh/anno), che insieme alla classe successiva è quella nella quale si concentrano gran parte delle famiglie italiane, il differenziale favorevole dei prezzi interni è, sia pure di poco, aumentato rispetto all’anno precedente (-11% sia al netto sia al lordo, contro rispettivamente il -8% e il -9% del 2014). Per quanto riguarda le classi con livelli di consumo superiori, i prezzi italiani sono ancora più alti della media dell’Area euro: per la classe di consumo intermedia (2.500-5.000 kWh/anno) al netto delle imposte è più alto del 9% e dell’11% al lordo delle imposte. Il confronto con i principali paesi europei al lordo delle imposte, per tutte le fasce di consumo, mostra ancora una volta per il 2015 la progressività dei prezzi italiani, non presente in altre esperienze estere. Nel 2015 però non era ancora entrata in vigore la riforma delle tariffe elettriche introdotta dall’Autorità a partire dal 1° gennaio 2016, che prevede il graduale superamento dell’attuale struttura progressiva delle tariffe, in coerenza con la direttiva europea sull’efficienza energetica. Nel confronto per singole componenti, l’Italia appartiene al gruppo di paesi con i costi di rete più bassi e al gruppo con i costi più alti per la componente energia, oneri e imposte.
Per i consumatori industriali, anche nel 2015 i prezzi sono superiori a quelli medi dell’Area euro, per tutte le classi di consumo. Si conferma però il trend, avviato nel 2013, di progressiva riduzione dei differenziali rispetto a quelli registrati nel 2012, quando avevano raggiunto picchi superiori al 30% in termini di prezzi lordi. In media nel 2015 si sono attestati intorno al +20%, contro valori del +25% del 2014. Guardando al confronto con i principali paesi europei emerge una novità: per il 2015 i consumatori industriali italiani non pagano più i prezzi (lordi) più alti in assoluto. Il differenziale con i prezzi tedeschi, in calo lo scorso anno, ha addirittura cambiato di segno, tranne che per la classe a minori consumi, e anche i prezzi del Regno Unito risultano più elevati di quelli italiani per le ultime due classi a maggiori consumi. Nella classe di consumo 500-2.000 MWh, una delle più rappresentative per il nostro Paese, i prezzi italiani risultano più alti, rispetto alla media dell’Area euro, del 9% (19% nel 2014) al netto delle imposte e degli oneri, e del 20% (25% nel 2014) per i prezzi lordi. Ma nel 2015 il prezzo lordo per questa classe di consumo in Italia è diminuito di un significativo 7,6% (calo tra i più sensibili in Europa), mentre il calo nell’Area euro è stato del 3,7%. Il differenziale con la Germania segna per questa classe un -6% a favore del prezzo finale in Italia, contro il ‑1% dello scorso anno (era il +4% nel 2013 e il + 16% nel 2012).
Rifiuti: al posto della tassa introdurre una tariffa
Nel settore dei rifiuti sarebbe preferibile l’introduzione di una tariffa al posto dell’attuale tassa in base la principio del “chi inquina paga“.
Lo ha detto il presidente dell’Autorità per l’energia Guido Bortoni, cui andranno anche le nuove competenze per i rifiuti e l’ambiente, in un passaggio della sua relazione annuale al Parlamento.
D’accordo anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. “Il passaggio da tassa a tariffa nel settore dei rifiuti è uno dei grandi traguardi ambientali e di sviluppo sociale cui l’Italia deve guardare. Il percorso è lungo, e conosciamo bene le criticità del nostro Paese, in cui convivono comuni che stanno ben oltre la media europea di differenziata e altri con percentuali intollerabili, che conferiscono tutti o quasi i loro rifiuti in discarica: per questo è stato tanto importante aver affidato a un soggetto indipendente, quale sarà la futura Arera, anche la regolazione in tema di rifiuti, per stimolare la responsabilizzazione degli enti locali verso meccanismi virtuosi e trasparenza”.
Il punto sulla gestione idrica
Bortoni si è soffermato anche sul tema del ciclo dell’acqua. “Aumentano gli investimenti nel settore idrico, ma non sono ancora sufficienti rispetto alle “effettive esigenze di ammodernamento e di sviluppo della infrastruttura idrica italiana”. Infatti il dato relativo all’età di posa delle condotte di adduzione e distribuzione “mostra una rete acquedottistica vetusta: il 36% delle condotte risulta avere un’età compresa tra 31 e 50 anni, mentre il 24% è caratterizzato da un’età maggiore di 50 anni, a fronte di una vita considerata utile ai fini regolatori pari a 40 anni”.
“I dati dell’Autorità – ha detto il ministro dell’Ambiente Galletti – spiegano con chiarezza il contesto complesso in cui siamo chiamati ad agire: innanzitutto sul settore idrico, dove si registra un consistente aumento degli investimenti, che si scontra però con una grave e storica inadeguatezza infrastrutturale, che disperde il bene acqua e non dà servizi efficienti ai cittadini.
“Tutte criticità – osserva Galletti – su cui siamo a lavoro: penso ai commissariamenti nelle Regioni che, a fronte di risorse stanziate dal governo, non si adeguano sulla depurazione, ma anche a misure già pronte, come il decreto sulla tariffa sociale che prevede la fornitura gratuita di 50 litri al giorno per abitante indigente e quello sulla disalimentazione, che assicura a queste fasce disagiate il mantenimento del servizio anche in caso di morosità. Su altre – conclude il ministro – saremo chiamati a muoverci in futuro, uscendo ad esempio dalla logica degli incentivi a pioggia e strutturando invece una vera filiera delle rinnovabili”.
Per approfondire