ROMA – Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 210 del 8/9/2016, il decreto legislativo, 19 agosto 2016 n. 175 recante “Testo Unico in materia di società partecipate dalla pubblica amministrazione”. Il provvedimento – attuativo dell’articolo 18 della legge delega n. 124/2015, c.d. legge Madia – rappresenta la nuova disciplina in materia e contiene importanti disposizioni rispetto alle costituzione di società a totale o parziale partecipazione pubblica, diretta o indiretta nonché per l’acquisto, il mantenimento e la gestione di partecipazioni da parte di amministrazioni pubbliche, in tali soggetti.
Il decreto entrerà in vigore il 23 settembre 2016.
Il testo definitivo, approvato nel Cdm dello scorso 10 agosto, conferma l’impianto complessivo della riforma, che, attraverso lo strumento del piano di razionalizzazione e l’abbandono delle partecipazioni che non rispettano una serie di requisiti, punta a una drastica riduzione del loro numero (le prime stime parlano di circa 5.000 società).
“Si realizza, con la riforma – afferma il comunicato della Funzione Pubblica- una drastica riduzione delle società partecipate, chiudendo quelle inutili ed inefficienti. Viene data la massima priorità all’attuazione: se le amministrazioni non dismettono le partecipazioni interviene il ministero dell’Economia a farlo.”
Tra i requisiti previsti, vi sono tipologia societaria e ambiti di attività. Le partecipate infatti potranno essere costituite solo come spa, srl o società consortili e produrre servizi di interesse generale, opere pubbliche, beni strumentali o attività di supporto agli enti no profit.
Il testo conferma inoltre, tra gli altri requisiti, il fatturato minimo di un milione di euro e l’addio alle società partecipate con più amministratori che dipendenti o che abbiamo chiuso in negativo quattro su cinque degli ultimi bilanci.
Per l’attuazione del decreto, una grande attenzione è riservata ai piani di razionalizzazione, su cui vigilerà la Corte dei Conti, che gli enti locali sono tenuti a compilare per varare le eventuali dismissioni. Entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto infatti, gli enti locali dovranno presentare un piano di razionalizzazione straordinario di ricognizione e verifica del rispetto dei requisiti del decreto relativamente alle proprie partecipazioni.
Il piano di razionalizzazione riguarda comunque anche tutte le società “in regola” con i nuovi parametri, che dovranno effettuare una revisione straordinaria del personale per individuare eventuali esuberi, i quali in una prima fase saranno gestiti dalla regioni.
In tema di governance delle società a controllo pubblico, l’Esecutivo ha confermato la preferenza per l’Amministratore Unico, anche se poi spetterà a un apposito Dpcm, definire i criteri in base ai quali sia possibile optare per un Cda composto da tre o cinque membri.
Altra misura importante approvata dalla riforma è quella che riconosce le società partecipate soggette alle norme sul fallimento e sul concordato preventivo, con l’obiettivo di fare chiarezza in un ambito in cui la giurisprudenza si è espressa in diversi casi con provvedimenti opposti.
Rimangono inoltre i criteri di pubblicità e trasparenza per la selezione del personale nelle società controllate, mentre per gli affidamenti senza gara alle società in house servirà rispettare il requisito del controllo analogo.
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I DECRETI MADIA: QUALE FUTURO PER LE PARTECIPATE?
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