Nel luglio 2012 la Commissione aveva rilevato la mancanza di un trattamento appropriato delle acque reflue urbane in 109 città italiane. Oggi, secondo l’esecutivo comunitario, a distanza di quattro anni la questione della gestione dello smaltimento delle acque reflue urbane non è ancora stata affrontata in 80 agglomerati.
«Questo significa – si legge nei documenti della Commissione – che complessivamente ancora oltre sei milioni di italiani vivono in centri dove mancano sistemi di raccolta e trattamenti “adeguati”, una situazione che pone rischi significativi per la salute umana».
I centri abitati senza un adeguato sistema di raccolta e trattamento delle acque reflue sono situati in diverse regioni italiane: uno in Abruzzo, tredici in Calabria, sette in Campania, due in Friuli Venezia Giulia, tre in Liguria tre in Puglia e addirittura 51 in Sicilia. La direttiva 91/271/Cee obbliga gli Stati membri ad assicurarsi che gli agglomerati (città, centri urbani, insediamenti) raccolgano e trattino in modo adeguato le proprie acque reflue urbane.
Le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri e virus nocivi, e contengono, tra l’altro, nutrienti, come l’azoto e il fosforo, che possono danneggiare le acque dolci e l’ambiente marino favorendo la crescita eccessiva di alghe che soffocano le altre forme di vita (eutrofizzazione).
Secondo la direttiva, le città e i centri urbani con un numero di abitanti superiore a 15.000 che scaricano le acque reflue urbane in acque recipienti non considerate aree sensibili erano tenuti a dotarsi di sistemi per la raccolta e il trattamento delle acque reflue entro il 31 dicembre 2000.
«Non è una situazione nuova per gli operatori – commenta il direttore generale di Utilitalia (la federazione che riunisce le imprese di acqua energia e ambiente), Giordano Colarullo – . La cosa fondamentale del tema è che abbiamo un ‘gap’ infrastrutturale accumulato negli anni in diverse regioni italiane e che inevitabilmente porta a queste procedure Ue». Particolarmente grave è la questione della depurazione: «Non tutti gli italiani vengono raggiunti dalle fognature – spiega – e non tutti vengono coperti dalla depurazione con punte intorno al 30%».
(Utilitalia.it)