ROMA – Nel 2030 il 27% dei consumi energetici nazionali potrà essere soddisfatto con energia prodotta da fonti rinnovabili.
È l’obiettivo fissato nella Strategia energetica nazionale, illustrata nei giorni scorsi dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera. (qui le slide presentate in audizione).
“I target del 2020 sono già stati raggiunti“, ha spiegato, presentando gli interventi proposti. In particolare, nel fotovoltaico per i grandi impianti centralizzati, si pensa all’introduzione dal 2020 di contratti a lungo termine, da attribuire mediante meccanismi di gara competitiva. Per i piccoli impianti si punta invece alla promozione dell’autoconsumo.
Eolico – Nell’eolico, l’obiettivo è la promozione di nuovi impianti e il repowering degli impianti esistenti tramite la semplificazione dell’iter autorizzativo con procedure ad hoc e tenendo conto dell’impatto paesaggistico.
Carbone – Vengono ipotizzati possibili scenari di phase-out del carbone con orizzonte 2025-2030. L’uscita totale dal carbone “costerà attorno ai tre miliardi rispetto allo scenario base”, mentre nello stesso tempo “si dovrà affrontare il tema delle tempistiche autorizzative per le nuove centrali e le nuove infrastrutture energetiche”.
Stranded cost – Il ministro ha inoltre evidenziato, al riguardo, la questione dei costi da riconoscere ai proprietari degli impianto ancora non ammortizzati. Quella dell’uscita anticipata dal carbone rispetto allo scenario “inerziale”, cioè di progressiva uscita naturale delle centrali diffuse su tutto il territorio nazionale, a partire dal Nord Italia fino alla Sardegna compresa, “credo sia una decisione verso cui dobbiamo andare, ma avendo ben presente i costi e il lavoro sulle autorizzazioni“. Vanno cioè considerati i costi per approvvigionare con un elettrodotto e con il potenziamento delle infrastrutture esistenti la stessa Sardegna (dove oggi sono attivi gli impianti a carbone di Fiumesanto e del Sulcis) e quelli per creare capacità generativa alternativa da nuove centrali. Senza contare, ha spiegato ancora il ministro, il tema degli stranded cost da corrispondere ai proprietari delle centrali nel caso di uscita al 2025 e con impianti ancora non ammortizzati e che saranno oggetto di contrattazione. “Più anticipi il phase out, più devi pagare”, ha puntualizzato Calenda.
Ecobonus – “Pensiamo di fare una revisione del meccanismo delle detrazioni fiscali, perché ci sembra in questo momento poco finalizzato all’efficienza energetica”, ha detto Calenda.
Risparmi di energia – Nel documento si indicano, inoltre, come azioni di cambiamento del meccanismo: introdurre il Fondo di garanzia per l’eco-prestito sul modello tedesco; regime obbligatorio di risparmio anche in capo ai venditori di energia, oltre che ai produttori come avviene oggi.
Parco auto – “Dobbiamo intervenire, e dobbiamo farlo con dei meccanismi che non possono essere quelli sperimentati in passato di rottamazione lineare delle auto”. Così Calenda specifica qualche dettaglio sulla necessità di svecchiare il parco auto. I nuovi meccanismi devono essere selettivi e con un costo più ridotto rispetto al passato e devono evitare fenomeni di alterazione violenta del mercato. “Per ora abbiamo un po’ di idee e vorremmo raccoglierne altre nella consultazione sulla Sen. È chiaro che questo argomento è il più delicato in assoluto e non potremo avere un approccio radicale tipo incentiviamo solo l’auto elettrica perché poi l’effetto reale sarebbe zero, senza le colonnine di carica sarebbe solo uno spot. Piuttosto vorremmo un sistema che riesce a dare una botta significativa al parco circolante”.
IL COMMENTO DI UTILITALIA
“La nuova Strategia energetica segna una buona partenza. Punti positivo ed insieme segnale di cambiamento è la collaborazione tra i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico“. Così il presidente di Utilitalia (l’associazione dei gestori dei servizi acqua energia e ambiente) Giovanni Valotti , commenta la proposta di Strategia energetica nazionale. Per Valotti “le grandi città, dove si concentra la maggior parte della popolazione, dove si sperimentano i progetti innovativi per l’ambiente e per i servizi, dovrebbero essere il punto di partenza per l’attuazione delle linee indicate dal documento. Il nostro Paese deve avere chiaro come obiettivo quello di tenere insieme le politiche energetiche con quelle ambientali, rispettando gli obiettivi di sviluppo e le esigenze di sostenibilità ambientale.
Le aziende associate alla nostra federazione sono da sempre convinte che l’impegno industriale sul territorio sia il modo per garantire lo sviluppo sostenibile con l’obiettivo di delineare l’evoluzione del sistema energetico alla luce di scenari in profonda trasformazione sui piani delle fonti alternative di produzione, della complessiva sicurezza e stabilità del sistema di offerta, dell’innovazione tecnologica, delle dinamiche dei prezzi e dei consumi. Il tutto in un quadro di rapida e profonda trasformazione dei mercati e delle tecnologie”. In un quadro del genere, continua il presidente di Utilitalia, è “quanto mai importante la messa a fuoco di una visione di grande respiro, una rotta che sappia traghettare il sistema energetico nel futuro, dandogli al tempo stesso la capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti. Il punto è come garantire a cittadini ed imprese consumi decrescenti, prezzi competitivi e, non da ultimo, benefici sul piano ambientale; da un lato è evidente il rilievo alle politiche e agli interventi di efficienza energetica dall’altro sarà quanto mai importante spingere il settore verso una razionalizzazione dell’offerta attraverso la crescita di player sempre più qualificati, oltre che una regolazione efficiente del mercato affidata ad autorità sempre più indipendente”.