Gestione dei rifiuti e recupero di materiale: un settore che cresce, anche se a macchia di leopardo, a ritmi ben più veloci di quelli dell’economia e che arriva ad un valore di quasi 10 miliardi. A tracciare il quadro del comparto in vista dei nuovi obiettivi europei è il Waste Strategy Annual Report 2017, elaborato da Althesys e presentato martedì 21 novembre a Roma nell’iniziativa ‘Rifiuti, una strategia nazionale verso il 2030′. Il Waste Strategy (Was) è il think tank che elabora ogni anno uno studio sulla gestione dei rifiuti e sulle politiche industriali migliori per la raccolta, il trattamento e il riciclo. Althesys è una società professionale indipendente, specializzata nella consulenza strategica e nella ricerca nei settori ambiente, energia, utilities e infrastrutture.
Il valore della produzione dei soli 100 top player nei rifiuti urbani – stima il Report – ammonta nel 2016 a quasi 7 miliardi e mezzo di euro, con un aumento del 3,8% sul 2015, più del doppio dell’aumento della nostra economia, fissato all’1,5%. Se a questi numeri si aggiungono quelli del comparto della selezione a valle della raccolta differenziata (114 imprese), le cifre complessive sfiorano i 10 miliardi; in altre parole l’intero settore arriva a valere quanto la metà dell’attuale manovra finanziaria.
“Ma non ci sono solo buone notizie – si legge – a finanziare questo settore di primaria importanza è ancora soprattutto la tassa/tariffa riscossa dai Comuni o dalle aziende.
E il sistema non favorisce una corretta e sostenibile gestione dei rifiuti, pur costando non poco ai cittadini. Infatti la tariffa puntuale, che dovrebbe incentivare comportamenti virtuosi da parte dei cittadini nella raccolta differenziata, è ancora poco diffusa e pesa soltanto per il 3,3% sul totale delle entrate da tassa/tariffa.
Anche l’ecotassa sulle discariche è molto più bassa che nel resto d’Europa (in totale, meno di 127 milioni di euro, per una media di 17 euro a tonnellata, a fronte di una media europea di circa 80) e solo una parte minima (18%) è riservata ad interventi in ambito ambientale. In altre parole, il sistema non spinge nella direzione dell’economia circolare, come richiesto dalla Ue”.
“Il settore italiano della gestione dei rifiuti urbani sta attraversando una delicata fase di transizione, caratterizzata dalla crescita dei player industriali e dal persistere di criticità nel quadro normativo e di governance – avverte Alessandro Marangoni, ad di Althesys – Serve una strategia che, oltre a prevedere stabilità normativa, un’Autorità di regolazione indipendente e un adeguato piano infrastrutturale, richiede uno sforzo notevole su più fronti: un forte aumento della quantità e qualità della raccolta differenziata e del riciclo, consistenti investimenti in nuova capacità di termovalorizzazione, di trattamento dell’organico e di valorizzazione delle matrici riciclabili. Il tutto favorendo l’industrializzazione del settore, agevolando i processi di aggregazione e creando le condizioni per finanziare gli investimenti”.
“Potenzialità del settore e sviluppo industriale“. Sono questi secondo Utilitalia – la federazione delle imprese che si occupano di acqua ambiente e energia – i due punti principali che emergono dal report.
“Le conclusioni dell’analisi confermano la posizione che Utilitalia sta sostenendo da anni – osserva il vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini (nella foto) – si evidenzia in particolare il dato sugli investimenti che vede elevate differenze tra i grandi operatori industriali, per esempio 18,9 euro per abitante all’anno nel 2016 contro una media di 10,1 euro; a conferma delle potenzialità del settore se fosse ulteriormente sospinto il suo sviluppo industriale. Per sostenere il settore, che ha enormi potenzialità, si ribadisce l’urgenza di istituire anche per il settore dei rifiuti un sistema di regolazione nazionale e di adottare una strategia nazionale con l’obiettivo di superare le frammentazioni nelle gestioni così come nella governance, dando maggiori certezze agli operatori, anche in particolare al sistema di finanziamento”. “Le notizie di questi giorni sulla presunta errata interpretazione delle norme sulla Tari sono un altro caso che evidenzia la necessità di dare chiarezza alla materia – conclude Brandolini – ne è un esempio la bassa diffusione della tariffa puntuale, che invece incentiva comportamenti virtuosi da parte dei cittadini”.