Nel giro di pochi anni, dal 2013 fino al 2020, le società partecipate nei settori idrico, ambientale ed energetico potrebbero diminuire di oltre un terzo. Fenomeni di aggregazione di diverso segno porteranno questi soggetti a passare da circa 1.900 unità a poco meno di 1.200. Sono le previsioni contenute nel rapporto sulle società partecipate realizzato dalla Fondazione Utilitatis, che sarà presentato giovedì 14 dicembre a Roma nell’ambito dell’assemblea di Utilitalia.
In atto c’è un processo di grande forza. Anche se la razionalizzazione del Governo ha colpito soprattutto le partecipate strumentali, che svolgono cioè servizi collegati alle attività degli enti pubblici, una consistente ristrutturazione è in corso, infatti, anche per le società che svolgono servizi per i cittadini. Ed è dovuta a fattori diversi. Questo processo è strategico per il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti. Tra i punti qualificanti per il futuro del settore ci sono infatti «la promozione di percorsi di crescita dimensionale delle imprese» e «il superamento delle gestioni in economia».
La sfida di disegnare le città del futuro «mette al centro le aziende dei servizi pubblici, che dovranno sperimentare ed implementare strumenti per l’abbattimento degli inquinanti e il miglioramento della qualità dei servizi».
I risultati dell’analisi
L’analisi condotta da Utilitatis, più nel dettaglio, aggiorna al 2017 il numero delle società partecipate da enti territoriali nei servizi locali appartenenti ai settori idrico, ambientale ed energetico: sono 1.553. Rispetto alla precedente rilevazione (2013), la contrazione è stata di 356 società, per effetto di fenomeni vari di aggregazione. Un processo in corso che avanzerà ancora. Le previsioni di Utilitatis dicono, infatti, che arriveremo a un numero inferiore alle 1.200 partecipate, circa il 37% in meno rispetto alle 1.909 del 2013. In termini numerici, queste 1.553 società rappresentano il 17,6% del totale delle partecipate delle amministrazioni locali censite dal Mef.
Se, però, guardiamo al valore della produzione, il peso sale al 41%. «La consistenza economica di queste società è assai rilevante con un patrimonio netto di circa 30 miliardi, un valore della produzione di oltre 42 miliardi di euro, un valore aggiunto di oltre 14 miliardi di euro», spiega l’analisi. Quanto agli assetti azionari, delle 1.553 partecipate 1.046 presentano almeno una quota di partecipazione diretta da parte degli enti territoriali. Le oltre mille partecipate dirette sono caratterizzate da una certa parcellizzazione dell’azionariato: un segno delle aggregazioni territoriali in atto per il superamento del modello mono-comunale. Nelle compagini societarie compaiono, sempre più spesso, molti enti. I margini per una maggiore concentrazione sono, però, grandi, soprattutto in alcuni settori. In testa c’è certamente quello dei rifiuti, dove esiste anche un grande problema di investimenti, assimilabile a quello del settore idrico. L’igiene urbana rappresenta il 26% delle 1.553 partecipate: si tratta di un comparto caratterizzato da una grande frammentazione gestionale. Qui l’arrivo di nuove competenze in capo all’Autorità per l’energia elettrica, il gas e l’acqua in materia di rifiuti potrebbe giocare un ruolo decisivo.
(Quotidiano degli Enti Locali)