DATI ECONOMICI
Nel 2016, dall’analisi dei 575 gestori individuati, il settore dell’igiene urbana ha registrato oltre 12 miliardi di fatturato, occupando 90.433 addetti. Il 75% delle aziende è rappresentato da monoutility legate al settore ambiente, il restante 25% da aziende multiutility. Gli operatori di piccole dimensioni (con fatturato inferiore ai 10 milioni di euro) rappresentano il 55% del totale anche se contribuiscono a solo il 10% del fatturato nazionale. Il 37% del fatturato di settore è generato dal 3% di operatori con un volume d’affari superiore ai 100 milioni di euro. Gli operatori della categoria ‘Raccolta e Ciclo Integrato’ (cioè che gestiscono tutto il processo dalla produzione alla fine del rifiuto) rappresentano il 73% del totale, registrano il 73 % del fatturato e occupano l’89% degli addetti; la categoria ‘Gestione Impianti’ comprende il restante 27% degli operatori, genera il 27% del fatturato complessivo ed impiega l’11% della forza lavoro. Dal punto di vista dell’assetto proprietario il 34% delle aziende ha natura completamente privata e il 66% risulta partecipato dal pubblico.
INVESTIMENTI
La stima del fabbisogno nazionale di investimenti in raccolta differenziata e nuovi impianti – in base a un’analisi su un panel di gestori a partecipazione pubblica – viene valutata in circa 4 miliardi di euro. Gli investimenti complessivamente realizzati dai gestori del campione nell’arco temporale 2012-2017 ammontano a 1,4 miliardi di euro, pari a 82,5 euro per abitante in sei anni (14 euro a testa all’anno). Il 46% degli investimenti è destinato alla raccolta e allo spazzamento, mentre il 54% agli impianti di selezione, avvio a recupero e smaltimento. Nel 2017 il trend degli investimenti in raccolta sono aumentati del 73% rispetto al 2012. Sul versante degli impianti, c’è stato un netto calo degli investimenti in impianti di incenerimento (meno 55% rispetto al 2012); in controtendenza rispetto al recupero energetico risultano gli investimenti in discarica che nel 2017 crescono rispetto al 2012 di oltre il 200%.
Gli investimenti in impianti di selezione e valorizzazione delle frazioni differenziate passano da 9 milioni di euro nel 2012 a circa 18 milioni di euro nel 2017.
Infine, mentre gli investimenti in compostaggio e Tmb hanno un andamento crescente, quelli in digestione anaerobica sono fermi fino al 2016, per l’incertezza sul meccanismo di incentivazione. Rispetto agli investimenti realizzati sulla fase impiantistica, solo il 39% ha riguardato la realizzazione di nuovi impianti; mentre la voce più importante è sugli interventi di manutenzione straordinaria e revamping (46%), seguita dall’ampliamento di impianti esistenti (15%).
Dai Piani di investimento dei gestori – parte dell’analisi – emerge un incremento complessivo di circa il 60% del volume di investimenti pianificati tra il 2018 e il 2021, rispetto a quelli realizzati nei quattro anni precedenti.
Il Green Book 2018 è suddiviso sezioni.
La prima aggiorna il quadro normativo del settore dei rifiuti urbani dedicando un particolare approfondimento al pacchetto Ue sull’economia circolare e ai principali strumenti di finanziamento pubblico del settore in ambito europeo e nazionale (curato da CdP); vengono poi descritte le grandezze del comparto (produzione dei rifiuti urbani, raccolta differenziata e impianti).
La seconda sezione dedicata agli operatori del ciclo di gestione dei rifiuti urbani, e a un’analisi sulla spesa per la Tari.
La terza sull’aggiornamento dell’Osservatorio gare Utilitatis, che esamina i bandi di gara per gli affidamenti del servizio di igiene urbana; e infine un focus sulla gestione del servizio di gestione dei rifiuti urbani nelle città più grandi.