BOLOGNA – Emilia-Romagna promossa dall’Europa sulla depurazione delle acque reflue. La Regione è l’unica, insieme al Molise, a rispettare le norme Ue sulle acque reflue dei centri urbani con più di duemila abitanti equivalenti. Per questo non è coinvolta dalla sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue che ha condannato l’Italia a pagare una multa di 25 milioni di euro, con un rincaro 30 milioni ogni sei mesi di ritardo nell’adeguarsi alle norme comunitarie. in materia di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane.
II procedimento, avviato dall’Europa nel 2014, si riferiva agli “agglomerati” – cioè ai nuclei abitati urbani con un ‘carico’ di acque reflue equivalente a più di duemila abitanti – dove non era garantito il raggiungimento degli obiettivi di qualità nella depurazione fissati con la direttiva 91/271/CEE sui sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane.
Il commento dell’assessore regionale all’Ambiente Paola Gazzolo: “Già prima che fosse attivata la procedura comunitaria, la Regione era impegnata per assicurare il massimo dell’efficienza in tutti gli impianti e adeguarli alle norme. Abbiamo programmato per tempo gli interventi e li abbiamo realizzati nel rispetto di chiari obiettivi ambientali e di sostenibilità, con un grande lavoro di squadra svolto insieme ad Atersir, ai Comuni e ai gestori del servizio idrico: è la prova della serietà nelle scelte e dell’attenzione al raggiungimento degli obiettivi ambientali e di sostenibilità previsti dall’Europa.”
E sulla multa UE comminata al nostro Paese, interviene con una nota anche Utilitalia.
“La multa decisa dall’Ue all’Italia sulla depurazione ha radici lontane, nella mancanza di investimenti negli ultimi 60 anni – afferma il direttore generale Giordano Colarullo – Salvo un breve periodo a inizio degli anni ’80 di finanziamenti speciali per il Mezzogiorno, solo oggi grazie all’esistenza di un’Autorità di regolazione, possiamo dire che si sta migliorando. È questa la causa del gap infrastrutturale che oggi ci porta ad essere nuovamente bacchettati dall’UE. Bisogna mettersi in regola, anche perché pagare per avere impianti adeguati è meglio che continuare a ‘regalare’ soldi in sanzioni comunitarie”.
“Gli investimenti sono ripartiti da quando l’ARERA ha varato il Metodo Tariffario – dice Colarullo – che consente di calcolare gli effetti economici delle scelte industriali, ma siamo ancora molto lontani dal recupero del nostro ritardo. In particolare le sanzioni UE si concentrano in quella parte del Paese, le regioni meridionali, nel quale prevalgono gestioni dirette di Enti Locali anziché di aziende strutturate. E poi bisognerà stare attenti a non passare dalle multe sulla depurazione a quelle sui fanghi”.
Il direttore di Utilitalia ricorda infatti che c’è una questione aperta su una bozza di decreto relativo ai fanghi di depurazione, ovvero sui fanghi che residuano dalla pulizia delle acque. “L’Italia deve decidere come si possano smaltire. In un’ottica di economia circolare si possono usare per produzione di biocarburanti o per l’agricoltura. Oppure si può portarli a incenerimento o in discarica. In ogni caso l’iter della bozza di questo decreto è nelle mani dei Ministri dell’ambiente, dell’agricoltura e dello sviluppo economico del prossimo Governo, che dovranno tener dare indicazioni su cosa fare oggi per evitare di trovarci domani a pagare multe anche per questo”.