BOLOGNA – Con l’approvazione di una risoluzione votata a maggioranza (opposizioni astenute), il Consiglio regionale ha dato il via libera al progetto di maggiore autonomia. La richiesta della Regione è quella di poter acquisire la gestione diretta, e con risorse certe, di 15 competenze in aree strategiche come politiche per il lavoro; internazionalizzazione delle imprese, ricerca e innovazione; istruzione; sanità; tutela dell’ambiente e dell’ecosistema; relazioni internazionali e rapporti con la Ue – e impegna il presidente Bonaccini a proseguire il confronto con l’esecutivo nazionale, aggiornando il parlamento regionale emiliano-romagnolo trasmettendogli lo schema d’Intesa con l’esecutivo prima della sua formale sottoscrizione.
Nel documento approvato dalla maggioranza, sono stati recepiti due emendamenti di Sinistra Italiana ed Mdp e tre del Movimento 5 Stelle.
Confermato anche il percorso condiviso che la Regione ha scelto fin dall’inizio. Infatti, la risoluzione prevede che il presidente della Giunta prosegua nel coinvolgimento attivo di tutte le rappresentanze istituzionali, economiche e sociali firmatarie del Patto per il Lavoro, e l’acquisizione formale del parere del Consiglio delle autonomie locali, a conclusione di un cammino che ha visto l’ampia condivisione di Comuni, Province e della Città metropolitana di Bologna.
Autonomia per via costituzionale
L’articolo 116 della Costituzione, al terzo comma prevede l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” attraverso una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta, sulla base di un’intesa fra il Governo e la Regione interessata. Il 26 luglio scorso, Bonaccini ha consegnato alla ministra per gli Affari regionali, Erika Stefani, il progetto di autonomia dell’Emilia-Romagna, condiviso con le parti sociali nell’ambito del Patto per il Lavoro, che prevede un aumento delle competenze richieste, aggiungendo alle 12 già definite la gestione diretta di altre tre: agricoltura, acquacoltura, protezione della fauna e attività venatoria; cultura e spettacolo; sport. Dunque, in totale 15 competenze. Cinque mesi prima, il 28 febbraio, il presidente della Regione aveva firmato uno storico Accordo preliminare con il Governo precedente, insieme a Lombardia e Veneto, nel quale venivano appunto fissate le prime 12 competenze. Oggi il via libera dell’Assemblea legislativa al documento ampliato da portare al negoziato finale in sede nazionale.
I commenti
Stefano Bonaccini, presidente Regione Emilia – Romagna
“Questa non è una gara. Il punto non è chi arriva prima, secondo o terzo. Noi non vogliamo primati. Il suo, quello di regione che più cresce in Italia, l’Emilia-Romagna lo conquista da oltre tre anni a questa parte, grazie alla forza di imprese e lavoratori, ai saperi di questa terra e alla sua continua spinta verso la ricerca e l’innovazione. E’ questa l’Emilia-Romagna che chiede maggiore autonomia: il riconoscimento di un regionalismo differenziato, sulla base di quanto prevede la Costituzione e senza mettere in discussione l’unità nazionale, per noi intoccabile, per poter continuare a creare sviluppo e occupazione, migliorando la qualità dei servizi, creando opportunità per i giovani e rafforzando il proprio welfare e il proprio sistema sanitario, per garantire a tutti diritti inalienabili. Adesso il nostro progetto è pronto, le competenze che chiediamo sono definite e al Governo – col quale stiamo collaborando in maniera efficace, da subito ho ringraziato la ministra Stefani per la disponibilità dimostrata – lo ribadiamo con forza: siamo pronti al confronto per chiudere nel tempo più breve possibile un’intesa che porti al riconoscimento della maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna entro l’anno”.
Emma Petitti, Assessora regionale al Bilancio e Riordino territoriale
La richiesta di una maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna, rappresenta una iniziativa di grande valore politico-istituzionale che riguarda il cuore dell’intera comunità emiliano-romagnola. Un’iniziativa che rafforza e fa crescere il sistema territoriale anche attraverso l’aumento dei diritti, dal lavoro alla salute, dall’impresa all’istruzione, dalle infrastrutture fino all’ambiente e all’agricoltura. La procedura di confronto con l’esecutivo nazionale avrà una scansione tecnica e politica precisa, che sarà la garanzia della discussione sulle materie per cui questa Regione oggi chiede convintamente una maggiore autonomia.