BOLOGNA – Economia circolare, energie rinnovabili e gas. In una parola, biometano. È la nuova frontiera per sostenere in un colpo solo tutela ambientale e crescita economica, dopo il lancio del decreto ministeriale ad hoc lo scorso marzo (4,7 miliardi di euro di incentivi) col via libera di Bruxelles. Dopo un decennio energetico trainato dal settore elettrico, cosi’, il fermento monta e chiama in causa la rete di distribuzione del gas, non da oggi capillare in Italia. È l’essenza di un convegno che si è svolto venerdì 21 settembre al Royal Hotel Carlton di Bologna promosso da Hera, in presenza di esperti e addetti ai lavori tra tavole rotonde e osservatori.
Un contesto da ‘stati generali’ in cui si staglia il nuovo impianto di produzione di biometano da rifiuti organici che spuntera’ a Sant’Agata bolognese tra qualche settimana, il primo nel suo genere realizzato da una multiutility con diverse ricadute positive gia’ annunciate. A regime, garantira’ una produzione annua di 7,5 milioni di metri cubi di biometano e 20.000 tonnellate di fertilizzante naturale di alta qualita’, con benefici sull’economia e sull’ambiente grazie a un risparmio annuo di 6.000 tonnellate di petrolio.
“Si candida a diventare un’eccellenza a livello nazionale“, ha segnalato aprendo i lavori il presidente di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano, che non manca di ricordare come tuttora in Italia, su questo tipo di impianti, ci siano piu’ che altro annunci, mentre il suo gruppo passa all’azione. Se le centrali di biometano sono ‘Co2 free’, l’obiettivo, in realta’, e’ quello non solo di non produrla ma di sottrarla letteralmente dall’atmosfera. Sottrarla per poi metterla sul mercato, sapendo in anticipo a chi venderla (ad esempio alle imprese del territorio che imbottigliano l’acqua frizzante).
“A Sant’Agata non lo facciamo, ma in generale la direzione e’ segnata“, spiega Andrea Ramonda, amministratore delegato di Herambiente, che contestualizza: “Siamo alla terza generazione di impianti che trattano il rifiuto organico nell’ambito della raccolta differenziata e dell’economia circolare. Si e’ partiti oltre 30 anni fa producendo compost da questi rifiuti, poi abbiamo realizzato impianti introducendo il recupero energetico e quindi producendo energia elettrica tramite il gas. Oggi, con l’organico produciamo del biometano che viene purificato in appositi impianti di upgrading e immesso nelle reti nazionali”.
Conferma Ramonda: “Siamo solo all’inizio. Punteremo ad usare questo materiale nel settore dell’autotrasporto, ci sono grandi potenzialita’. Incentivare questi impianti significa spingere ulteriormente alla differenziata, in questo caso dell’organico, e ridurre l’uso delle discariche o attenuarne l’impatto negativo, dove ci sono ancora“. Sull’impianto di Sant’Agata aggiunge l’ad di Herambiente: “Abbiamo intenzione di realizzarne altri e di migliorare la tecnologia lavorando sulla captazione della Co2. Altre soluzioni riguardano ad esempio gli investimenti nel metano liquido, altro nuovo filone in fermento soprattutto per i trasporti via nave”.
In ogni caso, continua Ramonda, “siamo orgogliosi di essere la prima multiutility in Italia che ha investito sul revamping di un vecchio impianto di compostaggio, di prima generazione, per passare ad un impianto di biometano di ultima generazione”.
Trattera’ fino a 100.000 tonnellate di rifiuto organico piu’ 30.000 di sfalci e potature, altro scarto che si trasforma in risorsa.
Si produrranno cosi’ a Sant’Agata, spiega anche Tommasi di Vignano, otto milioni di metri cubi di biometano all’anno, che verranno immessi nella rete. È stato un investimento di oltre 30 milioni di euro, dai 35 ai 37, e dara’ lavoro a oltre 40 persone. Ai 37 milioni e’ anche legato il restyling del comparto, d’intesa con il Comune dell’area nord bolognese: “C’erano un vecchio impianto e una discarica esaurita, stiamo ristrutturando tutto“, evidenzia Ramonda anche alla tavola rotonda con altri ospiti.
A tornare sul nuovo contesto del comparto, al convegno, pensa poi il direttore generale di Utilitalia Giordano Colarullo: “A inizio anno e’ stato incardinato l’atteso decreto ministeriale sugli incentivi, il settore e’ in fase di startup. Ci sono grandi opportunita’ e molte imprese si stanno muovendo. Il biometano e’ un vettore che presenta notevoli vantaggi dal punto di vista della decarbonizzazione, in primis perche’ rimpiazza fonti fossili incapsulando Co2, che altrimenti andrebbe dispersa nell’atmosfera, ed evita che se ne generi altra”. Ora che anche il nuovo quadro normativo si e’ chiarito, aggiunge comunque Colarullo, non bisogna dimenticare che “realizzare certi impianti richiede tempi lunghi in termini di costruzioni e permessi, cosi’ come un certo lavoro per coinvolgere bene le comunita’“.
Benedice tutto e riconosce all’Emilia-Romagna un certo ruolo Alessandro Bratti, gia’ parlamentare e oggi direttore generale Ispra: “Il tema dell’economia circolare- osserva- riguarda molto l’innovazione delle imprese, mirata alla decarbonizzazione. Il tutto in attesa del recepimento formale delle direttive comunitarie a tema, che avverra’ il 5 luglio 2020.
L’Emilia-Romagna si e’ mossa un po’ in anticipo gia’ con la sua prima legge regionale di qualche anno fa, con cui venivano stabiliti target di riciclo-recupero in armonia ai criteri Ue”.
(Agenzia Dire)