Rifiuti: “Gli impianti sono pochi, siamo in emergenza”

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ROMA – “Sono pochi, dislocati non omogeneamente sul territorio e alcuni poco efficienti, gli impianti per la gestione dei rifiuti nel nostro Paese”. Questo il pensiero del vicepresidente di Utilitalia (la Federazione delle imprese di acqua energia e ambiente) Filippo Brandolini (nella foto), in merito al dibattito sulla necessità di impianti in Campania emersa nelle parole del vicepremier Matteo Salvini.

La fragilità e il sottodimensionamento del sistema impiantistico per il trattamento dei rifiuti sono un’emergenza nazionale – osserva Brandolini – non si tratta più di eventi circoscritti, locali o regionali, ma di una crisi che riguarda sia i gestori dei rifiuti che il tessuto economico-produttivo”.

Tra le altre cose – spiega ancora il vicepresidente di Utilitalia – “l’economia circolare non può fare a meno di questi impianti: i target ambiziosi richiedono una dotazione moderna e di taglio nazionale; ferma restando l’adozione di politiche che ne favoriscano la riduzione e il riuso, occorre che i rifiuti vengano avviati a impianti che li trattino per tornare ad essere un materiale o, qualora non fosse possibile, ne sfruttino il potenziale energetico considerando peraltro che ancora nel 2016 più di 18 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e speciali sono stati smaltiti in discarica”.

La raccolta differenziata in Italia si attesta a una media del 52,5%: il Nord arriva al 64,2%, il Centro al 48,6% e il Sud al 37,6%. Gli investimenti realizzati tra il 2012 e il 2017 sono pari a 1,4 miliardi di euro: 46,5% in raccolta, 53,5% in impianti; circa 14 euro per abitante all’anno. Quelli pianificati nel quadriennio 2018-2021 arrivano a 22 euro per abitante all’anno.

Le risorse si investono soprattutto per i mezzi per la raccolta a basso impatto ambientale, lo spazzamento e il decoro urbano, la ricerca, l’innovazione e le tecnologie 4.0, nuovi impianti di digestione anaerobica, compostaggio e TmB , investimenti in manutenzione straordinaria e adeguamento degli impianti di recupero energetico.

Il fabbisogno degli investimenti è stimato da Utilitalia in 4 miliardi di euro, di cui 1,1 per la fase della raccolta (raggiungimento 65% di Rd e implementazione della tariffa puntuale), 1 per il trattamento della frazione organica (nuovi impianti), e 1,8 per il recupero di materia ed energia dai rifiuti indifferenziati (nuovi impianti).

Per Utilitalia – spiega Brandolini – sarebbe necessario adottare, contestualmente al recepimento del Pacchetto dell’Economia Circolare, una Strategia Nazionale per la gestione dei Rifiuti che individui le azioni e gli strumenti per raggiungerne gli obiettivi; e che consideri, in particolare rispetto al fabbisogno impiantistico, non solo gli urbani ma anche i rifiuti speciali (pericolosi e non) e che in tema di riciclo includa sia gli imballaggi che i materiali.

In un’ottica di integrazione energetica e ambientale e coerentemente con il Pacchetto Energia, si potrebbe anche valorizzare il contributo dei rifiuti nella produzione di energia, in prevalenza rinnovabile, per ridurre la dipendenza dall’estero – conclude Brandolini – la recente nascita dell’autorità indipendente Arera, con competenze anche per la regolazione nei rifiuti offre poi elementi ulteriori per un disegno strategico di lungo periodo, che punti a ridurre i costi ai cittadini aumentando l’efficienza complessiva del sistema, come avvenuto in passato per l’energia, il gas e il settore idrico”.

È necessario affrontare responsabilmente il problema della carenza di impianti per il riciclo e per il recupero energetico – fa presente allora Brandolini – e il prossimo recepimento delle direttive europee del Pacchetto dell’Economia Circolare è un’occasione importante per riscrivere, riordinandole e superando  elementi di incertezza e contraddizione, le norme per la gestione dei rifiuti in Italia”.

(comunicato Utilitalia)

Sul dibattito in corso, segnaliamo inoltre l’intervista a Filippo Brandolini apparsa sul Corriere della Sera di lunedì 19 novembre.