https://www.instagram.com/p/BrUmlbYhwSN/?utm_source=ig_web_copy_link
ROMA – Promozione delle buone pratiche, crescita infrastrutturale, innovazione e ricerca, sviluppo sostenibile. Questi i capisaldi delle aziende dei servizi pubblici che intendono entrare nel futuro. Ed e’ per questo che Utilitalia lancia ‘Misurarsi per migliorarsi’, il primo rapporto di sostenibilita’ delle aziende associate (tra cui Hera, Iren, Acea, A2a, Smat) curato con la collaborazione della Fondazione Utilitatis, e presentato oggi a Roma in occasione dell’Assemblea generale delle Federazione che si terra’ nella seconda parte della giornata. I dati raccolti nel rapporto – grazie a un’analisi che ha censito 300 indicatori (economico-finanziari, tecnici, commerciali e di governance, entrando anche nello specifico dei comparti acqua, energia e rifiuti) ed e’ stata effettuata tra giugno e settembre su 127 aziende che complessivamente rappresentano l’88% dei lavoratori del sistema – raccontano che il comparto industriale e’ “finanziariamente sano”, capace di generare investimenti per oltre 3 miliardi di euro e utili per oltre 1,5 miliardi.
Le utility si caratterizzano per l’impiego di forza lavoro quasi esclusivamente a tempo indeterminato (oltre il 97%), con attivita’ di formazione e potenziamento delle competenze che coinvolge l’82% dei lavoratori totali.
La ricchezza prodotta dalle utility e’ reinvestita dalle imprese nel servizio idrico per 1,5 miliardi (il 49% del totale), nello sviluppo e ammodernamento delle reti di distribuzione elettrica e gas per 665 milioni (il 21% del totale), nei servizi ambientali per 290 milioni (il 9% del totale) e in attivita’ di ricerca e sviluppo per 81 milioni (il 2,5% del totale).
Ammonta ad oltre 9 miliardi il valore delle gare pubbliche effettuate nel 2017.
Il valore aggiunto totale prodotto dalle utility e’ pari a 10,5 miliardi, il 40% dei quali distribuito ai lavoratori sotto forma di retribuzioni e altri compensi (circa 4 miliardi complessivi). Il valore aggiunto distribuito agli azionisti (soggetti pubblici per oltre l’80%) e’ pari ad oltre 871 milioni (8,3%) e alla pubblica amministrazione – comprensiva di tasse sul reddito e canoni per l’uso di reti e aree – per 1,3 miliardi (12,2%). Molto diffuse le certificazioni legate ai processi e all’organizzazione: l’80% del totale adotta sistemi di gestione per la qualita’ (ISO 9001), il 58% sistemi di gestione ambientale (ISO 14001) e il 47% sistemi per la gestione della salute e sicurezza dei lavoratori. Ancora modesta la presenza di donne nei consigli di amministrazione delle utility censite (29% del totale dei consiglieri) e tra i dirigenti (14%). Pur a forte prevalenza maschile – in particolare nelle qualifiche operaie – e’ verosimile un aumento dell’occupazione femminile tra gli impiegati.
“Questo report si inserisce nel nuovo quadro di politiche pubbliche seguite all’Accordo di Parigi e alla sottoscrizione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – dice il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti – per i gestori di acqua, energia e rifiuti si tratta di obiettivi naturalmente connessi con la propria attivita’ e la mission d’impresa. Il futuro delle utility italiane deve guardare a efficienza e risparmio energetico ed idrico, economia circolare, salvaguardia e riuso delle risorse, prevenzione dell’inquinamento, riduzione delle emissioni climalteranti e degli sprechi, biocarburanti, teleriscaldamento, rinnovabili e reti intelligenti per servizi di pubblica utilita’; a questo bisogna affiancare l’innovazione tecnologica, la formazione dei lavoratori, la sicurezza, le pari opportunita’“.
Secondo il report di Utilitalia e’ diffusa tra le aziende la rendicontazione non finanziaria: 34 i bilanci di sostenibilita’, corrispondenti al 76% del valore della produzione rappresentata. Nel 94% dei casi, il bilancio di sostenibilita’ viene approvato dal Cda o da altri organi amministrativi, e nel 76% dei casi presentato all’assemblea dei soci. E’ pari rispettivamente al 64% e all’80% la quota di energia elettrica e di calore prodotta da fonti rinnovabili e assimilate, corrispondenti a 22 milioni di tonnellate di CO2 evitate. Sono pari al 40% della quota d’obbligo i certificati bianchi conseguiti attraverso la realizzazione diretta di interventi di efficientamento energetico. Superiore al 96% la quota di campioni di acqua potabile risultata conforme, distribuita attraverso una rete geo-referenziata nell’86% della sua lunghezza complessiva (pari a 273 mila km). Sono del 40,7% le perdite di rete, contro una media nazionale del 41,9% ed e’ pari all’85% la quota di fanghi di depurazione destinata al recupero, con un 5,4% destinato alla produzione di biogas.
La raccolta differenziata svolta dalle utility censite e’ pari al 55,2% dei rifiuti prodotti e pari al 49,5% la quota destinata al recupero di materia. Sono oltre 3 milioni gli abitanti serviti da sistemi di tariffazione tramite misurazione puntuale delle quantita’ di rifiuti prodotti e sono oltre il 50% i Comuni serviti da sistemi di raccolta porta a porta. Ai settori di acqua, ambiente e energia si guarda tenendo in considerazione i 17 obiettivi sullo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Da qui alle politiche e alle scelte messe in campo per la sostenibilita’ economica, sociale e ambientale, come per esempio l’impegno verso la decarbonizzazione, la mitigazione delle emissioni climalteranti, le iniziative di adattamento, il contrasto alla poverta’ e le azioni di inclusione sociale, il contributo allo sviluppo dell’economia circolare, la lotta agli sprechi e la salvaguardia delle risorse idriche. Obiettivo del report e’ offrire un quadro della responsabilita’ economica, ambientale e sociale del comparto e misurare il valore aggiunto prodotto per lavoratori, azionisti, investitori, clienti, territori e istituzioni.
Utilitalia intende cosi’ promuovere la rendicontazione non finanziaria all’interno del suo sistema associativo, oltre che fornire un contributo misurando il grado di performance. “Utilitalia – osserva Valotti – ha scelto di promuovere la buona pratica della rendicontazione non finanziaria, ovvero della redazione di bilanci o report di sostenibilita’. Misurare le nostre performance sara’ veicolo di miglioramento per tutto il sistema di imprese associato, ponendo davanti ad amministratori e lavoratori i risultati realizzati e dunque il percorso per migliorarci. Ne risultera’ accresciuto il nostro profilo di responsabilita’, per contribuire nello svolgimento quotidiano delle nostre attivita’ d’impresa alla sostenibilita’ e alla sopravvivenza del Pianeta”.
(Agenzia Dire)