“La proposta di legge M5S sul settore idrico A.C. 52 (prima firmataria Daga) e il disegno di legge in campo ambientale A.S. 651 (prima firmataria L’Abbate) implicano “la rinuncia alla gestione industriale e alle stesse multiutility per come le conosciamo”. È quanto si legge nell’ultima analisi pubblicata dal Laboratorio servizi pubblici locali (Spl) di Ref Ricerche (Collana ambiente, contributo n. 112).
Secondo quanto riportato nello studio infatti, “multi-utilities e in house industriale sono l’espressione più avanzata nella gestione dei servizi pubblici locali a rilevanza economica. Alcune proposte di legge sembrano prefigurare una preferenza per il ritorno alle gestioni dirette e non integrate. Rinunciare alle dimensioni e alla diversificazione equivale a rinunciare agli investimenti e alle economie di scala e di scopo, con un conseguente aumento di costi e tariffe.”
La messa in discussione dei cardini della gestione industriale, secondo quanto riportato nel paper di Ref, vuol dire “rinunciare al contributo offerto dall’aumento delle dimensioni (economia di scala) e dalla diversificazione su più servizi (economie di scopo). Spacchettare le multiutility riduce la possibilità di sinergie tra i servizi pubblici che hanno una base territoriale comune”.
Ad esempio, “sinergie fra servizi idrico integrato e smaltimento dei rifiuti sono piuttosto evidenti, così come, nei limiti delle possibilità, lo sono quelle collegate allo sfruttamento di biogas/biometano e autoproduzione energetica. Il recupero energetico della termovalorizzazione contribuisce alla copertura della domanda elettrica e di quella di calore tramite il teleriscaldamento urbano. Vi sono anche sinergie legate alla gestione delle utenze”.
Di contro, secondo lo studio, occorre evitare “una duplicazione di società che hanno diseconomie: raddoppio delle assemblee, dei consigli di amministrazione, dei revisori, dei collegi dei sindaci, degli organismi del Modello 231, dei responsabili della privacy/Gdpr. Rinunciare alle dimensioni e alla diversificazione equivale a rinunciare agli investimenti, oltre che alle economie di scala e di scopo, con un conseguente aumento di costi e tariffe”.
Sono due, infine, i vantaggi delle multiutility messi in evidenza da Ref: “Maggiore accesso al credito e minore impatto ambientale delle gestioni”.