Società partecipate: il rapporto del Mef sulla revisione straordinaria

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Si riaccende l’attenzione sul mondo delle società partecipate. Faro puntato infatti sui primi esiti della revisione straordinaria delle partecipazioni, così come emerge dai dati del rapporto  del Ministero dell’Economia e delle Finanze, pubblicato in questi giorni. Sempre il Mef, ha pronta la bozza di decreto sui compensi agli amministratori e ai dirigenti (in attuazione dell’art. 11 del Testo unico partecipate), che dovrà essere oggetto di un prossimo confronto in sede di Conferenza unificata.

IL RAPPORTO SULLA REVISIONE STRAORDINARIA DELLE PARTECIPAZIONI

Il documento prende in esame le partecipazioni detenute dalle PA alla data del 23 settembre 2016, così come previsto dall’art. 24 del Tusp.

Sono 32.427 le partecipazioni detenute dalle amministrazioni pubbliche: di queste, il 56% (18.124) sono risultate “non conformi” a quanto disposto dal Tusp, il che significa che avrebbero dovuto essere oggetto delle misure di razionalizzazione previste. Di queste però, come si legge nel rapporto, per ben il 46% dei casi (pari a oltre 8 mila partecipazioni), le PA hanno espresso la volontà di mantenerle tal quali, senza dunque procedere a operazioni di cessione, vendita, fusione o liquidazione.

Le operazioni di razionalizzazione hanno dunque riguardato il restante 37% (pari a 6.700 partecipazioni.

Il Rapporto registra inoltre che 3.117 partecipazioni sono state dichiarate cedibili dalle amministrazioni partecipanti ma solo 572 sono state davvero vendute perché si è trovato un acquirente, dal momento che, nei casi di piccole quote di minoranza o di aziende prive di valore reale, non si è trovato alcun interesse sul mercato.

Gli enti che sono riusciti a vendere le quote hanno incassato in tutto 431 milioni di euro.

“I dati sopra evidenziati – si legge nel Rapporto – se da un lato evidenziano una limitata realizzazione degli obiettivi della riforma – tuttavia fanno emergere un potenziale di ulteriori azioni di razionalizzazione da realizzare in un prossimo futuro, con importanti conseguenze positive in termini di finanza pubblica”.

IL DECRETO DEL MEF SUI COMPENSI AGLI AMMINISTRATORI

Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, è pronta la bozza di decreto (da sottoporre ora alla Conferenza unificata) sui compensi per amministratori e dirigenti delle società a controllo pubblico. Un provvedimento atteso fin dall’emanazione, nel 2016, del Tusp, che sarebbe dovuto arrivare a distanza di un mese dalla pubblicazione dello stesso, secondo quanto previsto dall’art. 11 e cioè, la definizione di indicatori dimensionali, quantitativi e qualitativi per individuare fino a cinque fasce di classificazione delle società a controllo pubblico, cui far corrispondere altrettante fasce di compenso per gli amministratori, i componenti degli organi di controllo, dirigenti e dipendenti (fermo restando il limite dei 240 mila euro).

Nella bozza del decreto, i parametri rilevanti per la classificazione delle fasce (che sono 5 in totale) sono valore della produzione, totale dell’attivo patrimoniale, numero dei dipendenti.

Per rientrare nella prima fascia si deve superare un valore della produzione di 200 milioni, un attivo patrimoniale di 1.000 milioni e più di 1000 dipendenti. A questa corrisponderà per l’amministratore unico (o delegato) e i dirigenti un compenso fino al tetto massimo di 240 mila euro. La quinta e ultima fascia, dove rientreranno cioè le società più piccole avrà, rispettivamente, come valori, 30 milioni, 50 milioni e 100 dipendenti, con un trattamento economico dimezzato a 120 mila euro.

Un stretta, rispetto a quelli che sono le prassi attuali, riguarderà invece i componenti dei collegi sindacali e dei cda.

Per amministratori delegati e dirigenti poi, almeno il 30% della busta paga deve essere ancorato alla parte variabile. Il decreto, introduce infine degli obblighi di monitoraggio e di verifica rispetto a quanto previsto dal decreto stesso.

(Red/MF)