ROMA – Il sistema delle imprese italiane si sta spostando verso il green, con effetti positivi su competitivita’ e produttivita’. Sono 432mila le aziende che negli ultimi cinque anni hanno investito sulla green economy (erano 341mila nei primi cinque anni del decennio) e il 2019 e’ l’anno record negli eco investimenti, che raggiungono quota 21,5% – quasi 300mila imprese in valore assoluto – con un +7,2% rispetto al 2011. A scattare la fotografia dell’economia verde in Italia e’ GreenItaly 2019, il decimo rapporto di fondazione Symbola e Unioncamere promosso in collaborazione con Conai, Ecopneus e Novamont, con la partnership di Si.Camera e Ecocervedbe il patrocinio del ministero dell’Ambiente, presentato lunedì 28 ottobre nella sede di Unioncamere a Roma.
In pratica, quasi un’azienda italiana su tre (il 31,2% dell’intera imprenditoria extra-agricola) e piu’ di una su tre nel manifatturiero (35,8%), ha investito nel periodo 2015-18 o prevede di farlo entro il 2019 in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. E le aziende della GreenItaly sono anche le piu’ dinamiche sui mercati esteri: tra le imprese manifatturiere il 51% delle eco-investitrici ha segnalato un aumento dell’export nel 2018, contro un piu’ ridotto 38% di quelle che non hanno investito. Ma sono anche quelle che innovano di piu’: il 79% ha, infatti, sviluppato attivita’ di innovazione, contro il 61% di quelle che non hanno investito nel green, e spesso si tratta di innovazioni che guardano al programma Impresa 4.0 (il 36% contro le non investitrici ferme al 18%). “Questo rapporto dimostra che il fenomeno dell’economia green si e’ consolidato, che le imprese che hanno investito nel verde eccellono, e che e’ il nostro Paese nel complesso a eccellere a livello europeo, ma anche mondiale- ha dichiarato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, nel corso della presentazione- La green economy e’ diventata una fetta importante del nostro sistema produttivo. Un’impresa su tre ha imboccato la strada della sostenibilita’, 90mila in piu’ rispetto allo scorso anno. A questa accelerazione stanno contribuendo molto anche le imprese dei giovani under 35, che, nell meta’ dei casi, hanno puntato sulla green economy. Nei prossimi cinque anni questo settore offrira’ un’opportunita’ di lavoro su cinque sia nel settore privato che in quello pubblico”.
L’occupazione green cresce di oltre 100mila unita’ tra 2017 e 2018 e, con un +3,4% rispetto al +0,5% delle altre figure professionali, arriva a quota 3 milioni e 100mila unita’ (nel 2014 erano meno di 3 milioni, ndr), il 13,4% del totale dell’occupazione complessiva (il 13% nel 2017).
Protagonisti della svolta green sono i giovani. Tra le imprese guidate dagli under 35, infatti, il 47% ha fatto eco-investimenti, contro il 23% delle over 35. Accompagna la svolta green anche una particolare attenzione alla cura sociale: sono il 56% le imprese green che investono nel benessere economico e sociale dei propri lavoratori, contro il 48% di quelle che non hanno fatto ecoinvestimenti.
Inoltre, le imprese green hanno fatto conquistare all’interno sistema produttivo italiano la leadership europea nelle performance “L’Italia- ha dichiarato nel suo intervento Ermete Relacci, presidente della fondazione Symbola– e’ la superpotenza europea nell’economia circolare con il 79% di rifiuti totali avviati a riciclo e presenta un’incidenza superiore rispetto agli altri grandi Paesi europei: la Francia e’ al 55%, il Regno Unito al 49%, la Germania al 43%. C’e’ stato un aumento di ben 91mila unita’ tra le imprese che negli ultimi cinque anni hanno investito nell’economia green. Lo hanno fatto perche’ sono militanti del movimento ambientalista o perche’ seguono la Laudato si’? Forse, ma c’e’ di piu’- ha aggiunto Realacci– Lo hanno fatto perche’ nell’antropologia italiana ci sono le basi per affrontare questa sfida. La generazione Greta ha bisogno di risposte, la sfida climatica e’ anche un’opportunita’. Occorre assecondare l’antropologia italiana e dare un contributo come Europa e come Italia.
Grazie alle oltre 430mila imprese che hanno investito in sostenibilita’ il nostro sistema industriale, con 14,8 tonnellate equivalenti di petrolio per milione di euro prodotto, e’ il secondo tra i grandi dell’Unione per input energetici (energia in entrata, ndr) per unita’ di prodotto: dietro alla Gran Bretagna (13,7), ma davanti a Francia (15,6), Spagna (17,3) e Germania (17,8). Stesso discorso anche per gli input di materia: con 285,9 tonnellate per milione di euro prodotto siamo dietro alla Gran Bretagna (240,1) ma davanti a Francia (340,5), Spagna (355,3) e Germania (399,1). In base ai dati di GreenItaly, l’Italia e’ anche piu’ efficiente nella riduzione di rifiuti: le nostre imprese ne producono 43,2 tonnellate per milione di euro, quelle spagnole 54,7, quelle britanniche 63,7, le tedesche 67,4 e le francesi 77,4. E, sulle emissioni climalteranti, con 97,3 tonnellate di CO2 equivalenti ogni milione di euro, fanno meglio di noi Francia (80,9, forte del nucleare) e Regno unito (95,1) mentre distanziamo Spagna (125,5) e, soprattutto, Germania (127,8). L’attenzione delle imprese all’ambiente si legge anche nella crescita dei brevetti green in Italia: complessivamente 3.500 (10% dei brevetti europei). Con un aumento del 22% nel periodo 2006-2015, e una dinamica in controtendenza rispetto ai brevetti in generale. L’Italia e’ il terzo Paese al mondo, dopo Cina e Giappone e davanti a Spagna, Germania, Francia ma anche Usa, per numero di certificazioni ISO 14001 (norma internazionale di carattere volontario, applicabile a tutte le tipologie di imprese, che definisce come sviluppare un efficace sistema di gestione ambientale, ndr).
(Agenzia Dire)