Piano nazionale di ripresa e resilienza: tutti i numeri della “rivoluzione verde”

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“Riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica” e “contribuire ad affrontare le debolezze strutturali dell’economia” ovvero: “ampi e perduranti divari territoriali; un basso tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro; una debole crescita della produttività; ritardi nell’adeguamento delle competenze tecniche, nell’istruzione, nella ricerca”.

Questi i due obiettivi chiave del Recovery Plan italiano, secondo una bozza di presentazione, predisposta in vista del Consiglio dei ministri (in programma oggi, venerdì 23 aprile) in cui il Governo avvierà un esame preliminare sul Pnrr, per poi approvarlo definitivamente in Cdm la prossima settimana, dopo il passaggio parlamentare, e inviarlo in Europa il 30 aprile.

Nella bozza di presentazione si sottolinea come gli investimenti siano raggruppati in 16 componenti, a loro volta organizzati in 6 missioni (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute) “accompagnati da un ambizioso e coerente pacchetto di riforme” e suddivisi in 135 linee di investimento

Come già anticipato nel Documento di economia e finanze (Def), gli investimenti complessivi del piano valgono 221,5 miliardi di euro, di cui 191,5 miliardi di risorse europee del Recovery Fund e circa 30 miliardi di euro del Fondo nazionale complementare. Le riforme e gli investimenti, si legge, affrontano “in modo orizzontale e strutturato tre problemi di fondo: disuguaglianza di genere; inclusione giovanile; divari territoriali”.

Dei 191,5 miliardi di euro del Recovery Plan coperti dalle risorse europee del Rrf, la maggior parte, ovvero 57 miliardi (pari al 30%), verranno investiti in progetti afferenti alla missione “rivoluzione verde e transizione ecologica”.

 

La seconda missione a cui vengono destinate maggiori risorse, si legge, è quella sulla digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, a cui vengono destinati 42,5 miliardi di euro, ovvero circa il 22% delle risorse del Rrf. Segue la missione Istruzione e ricerca, a cui la bozza del Recovery plan, destina il 17% circa delle risorse a disposizione, ovvero 31,9 miliardi; la missione Infrastrutture per una mobilità sostenibile, a cui vengono destinati 25,3 miliardi di euro, pari a circa il 13% dei 191,5 miliardi. Il resto delle risorse vengono divise tra la missione Inclusione e coesione, che assorbirà 19,1 miliardi di euro, pari a circa il 10% del totale; e la missione Salute, a cui viene destinato circa l’8% delle risorse del Piano, pari a 15,6 miliardi di euro.

Entrando più nello specifico degli interventi nel settore ambientale, secondo alcune anticipazioni giornalistiche (fonte: Public Policy), il  Recovery Plan utilizzerà 1,50 miliardi di euro di risorse Ue per la realizzazione di nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti.

4,38 miliardi andranno invece a interventi volti a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile ed efficiente delle risorse idriche lungo l’intero ciclo.

Di questi 4,38 miliardi – che si si ineriscono nei 15,06 miliardi previsti nel complesso per la tutela del territorio e della risorsa idrica – 2 miliardi vanno a investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico, 900 milioni sono destinati a interventi per ridurre le perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua (compresi digitalizzazione e monitoraggio delle reti), 880 milioni vanno all’agrosistema irriguo e 600 milioni a fognature e depurazione.

(red/MF)