Caro energia, economia circolare a rischio stangata

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Mentre il governo si prepara a varare nuove misure di contrasto all’aumento dei prezzi dell’energia, i morsi del caro bollette continuano a lasciare il segno sui bilanci dell’industria e della manifattura italiana e i loro effetti potrebbero non risparmiare le filiere dell’economia circolare. Spinti dall’impennata del prezzo del gas, cresciuto in Europa del 723% rispetto ai livelli del 2019, secondo il centro studi di Confindustria i rincari sulle bollette si tradurranno nel 2022 in una spesa di 37 miliardi di euro per le imprese italiane, a fronte degli 8 del 2019. “Un aumento del 650% rispetto ai costi del 2020 – chiarisce Marco Ravazzolo, responsabile ambiente ed energia di Confindustria – che potrebbe gravare su tutti i settori produttivi”. A rischio stangata non solo le grandi aziende ma anche le pmi, che anzi secondo la Cgia di Mestre pagano in media l’energia elettrica il 75,6% e il gas addirittura il 133,5% in più delle grandi. Tra i settori più esposti quelli energivori come acciaio, vetro, carta e plastica, con le imprese già oggi costrette a lavorare di notte o nei fine settimana per sfruttare tariffe più convenienti, mentre i gestori, dopo aver già tagliato i margini per non trasferire gli extracosti sul prezzo finale dei propri prodotti, valutano in extrema ratio il ricorso alla cassa integrazione o addirittura il fermo delle lavorazioni.

Scelta, quest’ultima, che potrebbe innescare un effetto domino con ripercussioni anche sulle filiere italiane del riciclo, che a molte delle aziende a rischio stop forniscono materia prima seconda da trasformare in nuovi prodotti: oltre un milione di tonnellate di polimeri riciclati per i produttori di manufatti in plastica, 3 milioni di tonnellate di cocci pronto forno per le vetrerie, circa 5 milioni di tonnellate di maceri per le cartiere, fino a 13 milioni di tonnellate di rottame per le acciaierie e così via, ogni anno. Rallentare, o peggio fermare, gli approvvigionamenti avrebbe un impatto immediato sulle attività di raccolta e riciclo dei rifiuti. “Abbiamo già toccato con mano gli effetti di una eventuale fermata degli impianti produttivi – dice Ravazzolo – ricordiamo tutti il decreto che in pieno lockdown inibiva l’attività di alcuni codici ATECO e che stava per far sorgere un problema rispetto alle performance ambientali del Paese”. Costringendo il governo ad autorizzare l’aumento temporaneo degli stoccaggi per far fronte al crollo della domanda di materiali riciclati. “Questo perché l’economia circolare – prosegue Ravazzolo – è ormai diventata dinamica strutturale dei nostri processi produttivi. La capacità di assorbimento di cartiere, acciaierie o impianti chimici è fondamentale per garantire la gestione virtuosa dei rifiuti, che è una caratteristica peculiare del nostro Paese”.

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