Attività produttive e pandemia: rifiuti speciali in calo nel 2020 (- 4,5%)

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Quasi 7 milioni di tonnellate in meno di rifiuti speciali sono state prodotte nel 2020, anno della pandemia e del lockdown, con un calo del 4,5% rispetto all’anno precedente.

Nonostante il calo significativo nel 2020 (-5,2%, oltre 3,5 milioni di tonnellate) il settore delle costruzioni si conferma quello che produce più rifiuti speciali (45,1% del totale), seguito dalle attività di gestione dei rifiuti e di risanamento ambientale (26,3%) e dalle attività manifatturiere (18,2% circa 26,7 milioni di tonnellate).
A diminuire di più sono i rifiuti non pericolosi (-4,6%), che rappresentano il 93,3% del totale di quelli speciali, mentre quelli pericolosi calano di circa 300 mila tonnellate (-3%).
La produzione dei rifiuti speciali si concentra al Nord, dove il tessuto industriale è più sviluppato (56,9% del totale), soprattutto in Lombardia (21,6% di quelli prodotti a livello nazionale) e Veneto (11%). Qui è anche localizzata la metà dei 10.472 impianti, un quinto nella sola Lombardia (2106).

Pandemia da SARS-COV2 ed emergenza sanitaria hanno prodotto 232 mila tonnellate di rifiuti sanitari, la maggior parte pericolosi a rischio infettivo, con un incremento record del 16% nel 2020. Monitorati dal Rapporto anche i flussi di rifiuti con maggiori ciriticità gestionali: amianto (Friuli Venezia Giulia la regione a produrne di più nel 2020), veicoli (-5,8% quelli trattatti) e pneumatici fuori uso (-1,6% rispetto al 2019), fanghi di depurazione urbani e industriali (costanti nel 2020), rifiuti da costruzione e demolizione (dei quali quasi il 78% è avviato a recupero).

Una base dati consolidata quella fornita dall’Ispra grazie al Rapporto Rifiuti Speciali, giunto alla 21a edizione, elaborata attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti. Fornisce al Paese un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi. In collaborazione con le Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente, il Rapporto esamina oltre 60 indicatori elaborati a livello nazionale, di macroarea geografica e regionale, nonché per attività economica e per tipologia di rifiuto.

Grazie ai dati elaborati dall’Ispra in oltre 20 anni di lavoro – ha detto Stefano Laporta presidente dell’Ispra ed Snpa durante la presentazione del Rapporto presso il Senato della Repubblica – l’Istituto ha potuto fornire al MITE tutte le informazioni necessarie alla redazione delle due riforme collegate PNRR che disegnano la strategia per lo sviluppo dell’economia circolare dell’Italia nei prossimi 6 anni: la Strategia nazionale per l’economia circolare e il Programma nazionale di gestione dei rifiuti (PNGR). Il gap impiantistico tra Nord e Sud, descritto dal Rapporto, potrà essere in parte colmato dalle oltre 4000 proposte di progetti presentate per i Bandi PNRR della missione sull’economia circolare, di cui quasi la metà arrivate dal Mezzogiorno”.

(isprambiente.gov.it)