Incenerimento, il Parlamento UE: “Incentivi solo se rispettati obblighi di differenziata”

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Gli Stati membri che non rispettino gli obblighi in materia di raccolta differenziata e di gerarchia dei rifiuti non potranno incentivare l’energia prodotta dagli impianti di incenerimento. Lo prevede uno degli emendamenti approvati dal Parlamento Europeo alla cosiddetta ‘RED III’, la proposta di revisione della direttiva UE sulle energie rinnovabili presentata dalla Commissione nell’ambito del pacchetto ‘fit for 55’. La relazione con le proposte di modifica formulate dalle commissioni industria e ambiente dell’Europarlamento è stata votata mercoledì dalla plenaria di Strasburgo e rappresenterà la base per i negoziati con il Consiglio. Il testo approvato punta al giro di vite sugli incentivi per il recupero energetico dei rifiuti, strategia di gestione che nel corso di questa legislatura è finita più volte nel mirino degli eurodeputati, l’ultima volta lo scorso giugno con la richiesta di estendere anche all’incenerimento il meccanismo di scambio delle quote di emissione a partire dal 2026 (ma sul tema il Consiglio la pensa diversamente).

In base all’emendamento alla ‘RED III’, prima di attivare meccanismi di incentivazione dell’energia prodotta dall’incenerimento, considerata rinnovabile al 50% dall’UE, gli Stati membri dovrebbero dimostrare di aver esperito tutti i gradi della gerarchia europea dei rifiuti che precedono il recupero, quindi, in ordine, la riduzione, il riuso e il riciclo. In più, dovranno essere stati rispettati gli obblighi minimi di raccolta differenziata, mandatoria a partire dal 2015 per carta, metallo, plastica e vetro, entro il 31 dicembre 2023 per i rifiuti organici ed entro gennaio 2025 per i rifiuti tessili e pericolosi di origine domestica. Per tessile e organico in l’Italia l’obbligo è in vigore già dal primo gennaio di quest’anno.

La proposta di modifica alla ‘RED III’ approvata dagli eurodeputati punta da un lato a impedire che frazioni riciclabili come gli imballaggi o gli scarti da cucina possano finire nel flusso dei rifiuti residui avviati a incenerimento e dall’altro a rendere più complessa l’attivazione di incentivi per il recupero energetico. Ma il via libera all’emendamento soddisfa solo in parte le aspettative dell’ala ‘anti inceneritori’ del Parlamento UE, che puntava alla completa revisione delle condizioni di base che consentono agli Stati membri di incentivarli. Tra le proposte di modifica non approvate dalla plenaria di mercoledì, infatti, c’era anche la revisione della definizione di ‘biomassa’ – che ai sensi dell’attuale versione della direttiva, la ‘RED II’, è considerata fonte di energia rinnovabile – con l’eliminazione del riferimento alle ‘frazioni biodegradabili dei rifiuti residui‘. Cioè l’organico (e in parte la carta) che non viene intercettato dalle raccolte differenziate e finisce nell’indifferenziato, rappresentandone in media, secondo l’UE, il 50%. Cosa che consente di considerare al 50% rinnovabile, quindi incentivabile, l’energia prodotta dal loro incenerimento. Un emendamento che aveva messo in allarme l’associazione europea delle imprese del waste management, la FEAD, secondo cui gli impianti di incenerimento oggi attivi in Europa forniscono elettricità a 18 milioni di abitanti e riscaldamento a 15,2 milioni di abitanti e possono rappresentare un tassello significativo delle politiche di diversificazione energetica messe in campo dall’Unione Europea.

(articolo pubblicato su Riciclanews.it)