L’ASviS lancia il primo Policy brief: l’Italia ha bisogno di una legge sul clima

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Brevi documenti per diffondere il punto di vista dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) su questioni di grande attualità e stimolare il dibattito pubblico sulle politiche per lo sviluppo sostenibile: questa la ragione alla base della nascita dei Policy brief, frutto del contributo dei Gruppi di lavoro che curano i Goal dell’Agenda 2030 e dello staff dell’ASviS, con la supervisione del direttore scientifico Enrico Giovannini.

Il primo documento di questa serie, dal titolo “Dieci proposte sul Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici” (Pnacc), è stato presentato il 23 marzo alle 10.30 in una conferenza stampa tenuta dallo stesso Giovannini, che ha illustrato le proposte dell’Alleanza su acqua, adattamento e clima, e da Antonio Federico, coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 7 e 13 (“Energia pulita e accessibile” e “Lotta contro il cambiamento climatico”), nonché curatore del documento insieme a Luigi Di Marco, membro della segreteria generale ASviS. Ha moderato la giornalista Elis Viettone, responsabile webtv dell’ASviS.

L’importanza di Pnacc e Pniec per l’Italia

La bozza di Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, licenziata dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase) dopo la sollecitazione della presidente del Consiglio in risposta ai fatti di Ischia, era stata elaborata già anni fa dal ministero dell’Ambiente con il supporto scientifico di Ispra e del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), ma non era stata poi perfezionata dal ministero della Transizione ecologica, rimanendo in attesa di uno sviluppo – come accaduto anche per il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec).

I due Piani vanno invece implementati con urgenza perché riguardano la mitigazione e l’adattamento, che sono “i due cardini della lotta ai cambiamenti climatici di ciascun Paese”, si legge nel Policy brief. Questi obiettivi, “tra loro interdipendenti”, vanno a costruire la base del Contributo volontario nazionale (Ndc) che ogni Paese deve presentare alla Convenzione climatica delle Nazioni unite (Unfccc) e da cui discendono gli impegni nazionali da realizzare secondo il principio del ratcheting up (“mai tornare indietro”). Il Pnacc e il Pniec sono perciò, per l’Alleanza, “atti dovuti”, anche sulla base degli impegni presi dall’Italia in sede europea e durante l’Accordo di Parigi.

È per questa ragione che l’ASviS ha accolto con favore l’apertura della consultazione pubblica sulla bozza di Pnacc da parte del Mase (avviata a febbraio 2023, mentre per quanto riguardo il Pniec la presentazione è prevista per il prossimo giugno). Ma resta comunque forte “la preoccupazione per possibili ritardi dell’iter applicativo del Piano rispetto alla gravità e urgenza dei problemi, sui quali non possiamo non registrare una grande disattenzione di partiti e movimenti, anche durante la recente campagna elettorale”. A riprova di questa affermazione, non si hanno notizie sul percorso di approvazione di una Legge italiana sul clima, di cui gli altri grandi Paesi dell’Unione europea si sono invece già dotati.

Le raccomandazioni dell’ASviS

L’ASviS ha quindi avanzato dieci raccomandazioni per accelerare il processo di perfezionamento e messa in pratica del Pnacc. Tra queste: assicurare la coerenza generale di tutte le politiche sul clima, sulla biodiversità e sulle transizioni ecologica e digitale, nonché delle politiche sociali; dare rapida attuazione alla revisione del Pniec e, in sinergia con il Pnacc, procedere all’approvazione di una Legge italiana sul clima; completare le analisi di rischio e vulnerabilità su tutto il territorio nazionale (tema di grande attualità); rendere operativo il Pnacc nei tempi urgenti della crisi climatica che i territori già sperimentano; concordare tra Governo e Parlamento una gerarchia delle priorità delle misure di adattamento e degli interventi da attuare in funzione delle specificità dei territori e delle risorse disponibili. Inoltre, l’Alleanza pone l’accento sulla necessità di privilegiare le nature based solutions (soluzioni basate sulla natura, in particolare per la rigenerazione delle aree urbane), definire regole, ruoli e responsabilità nella governance del Piano (a livello nazionale, regionale e locale), correggere e ridurre le disuguaglianze causate (o acuite) dal cambiamento climatico, stimolare la partecipazione della società civile e istituire percorsi di formazione per i quadri e i tecnici.

L’urgenza di queste azioni mette in luce anche la complessità della loro messa in opera, e la necessità di rafforzare la governance multilivello. L’ASviS su questo punto “nota l’assenza di elementi essenziali capaci di garantire una pronta operatività del Piano, ovvero la definizione puntuale di azioni, tempi e risorse necessarie, nonché la proposta di una scala di priorità e delle modalità che lo rendano coerente con strategie, piani e programmi interagenti”.

Sotto questo aspetto, il Pnacc prevede la realizzazione di un “rafforzamento amministrativo per l’adattamento a livello nazionale” attraverso l’istituzione dell’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici e della Segreteria tecnica entro tre mesi dal decreto ministeriale di approvazione del Piano; però, rimarca l’ASviS, il Piano concepisce le fasi di attuazione affidate all’Osservatorio “come una mera sequenza di operazioni, prive di feedback e di apprendimento”. Bisogna invece adottare espliciti e continui processi di monitoraggio e di indirizzo per le politiche pubbliche, in concomitanza con la programmazione dei vari ministeri, come insegnano le esperienze della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (Snsvs 2022) del Mase e dell’Agenda urbana dell’ex ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (ottobre 2022).

In poche parole: servono azioni veloci ed efficaci. Il problema dell’adattamento del territorio italiano ai cambiamenti climatici richiede “strumenti che siano operativi possibilmente già nell’immediato e la definizione di una tabella di marcia con scadenze precise di risposta che ne riflettano l’urgenza”, ricorda l’ASviS, donando la priorità alla messa in sicurezza dei territori, al ripristino degli ecosistemi e alle misure green e nature based.

(Fonte: Asvis)