DDL Autonomia e Premierato: a fine aprile in aula

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ADEGUAMENTO PROGRAMMA NAZIONALE GESTIONE RIFIUTI

La Commissione Ambiente e Energia del Senato ha concluso il 26 marzo l’esame della risoluzione sull’adeguamento del programma nazionale di gestione dei rifiuti (7-00002 Silvia Fregolent – IV).  

La risoluzione approvata in particolare impegna il Governo “ad istituire presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, un tavolo che, con ARERA e ISPRA, sentiti i soggetti interessati, analizzi il programma nazionale di gestione dei rifiuti, con particolare riferimento ai criteri di identificazione degli impianti “minimi”, indispensabili alla chiusura dei cicli regionali di gestione dei rifiuti urbani.”

RISOLUZIONE APPROVATA


DECRETO PNRR QUATER

La Commissione Bilancio della Camera ha proseguito il 3 aprile l’esame del ddl di conversione in legge del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, recante ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (AC. 1752) (scade il 1° maggio).  

Si sono ridotti a circa 350 gli emendamenti del dl Pnrr su cui si concentrerà l’esame della commissione Bilancio. Tutti i gruppi – ad eccezione del M5s – avrebbero segnalato i propri emendamenti.

Le votazioni sul decreto dovrebbero avere avvio dalla settimana dell’8 aprile. Il provvedimento, si ricorda, è atteso nell’aula di Montecitorio dal 12 aprile e in quella del Senato dal 22 aprile.


(Foto tratta dal sito laCostituzione.info)

DDL AUTONOMIA E PREMIERATO: AGGIORNAMENTI

Il 23 e il 24 aprile, le Commissioni Affari costituzionali di Senato e Camera concluderanno l’esame rispettivamente del ddl sul premierato e del ddl sull’autonomia, il che consentirà a entrambe i provvedimenti di approdare nelle due aule parlamentari entro fine aprile. Le decisioni prese dalle due Commissioni sanciscono la tenuta del patto tra FdI e Lega sui due provvedimenti bandiera per i partiti di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, nonostante i molti dubbi sul testo del premierato, su cui la ministra Maria Elisabetta Casellati ha ammesso ci siano interpretazioni diverse sulla sua applicazione. La Conferenza dei capigruppo di Montecitorio aveva indicato nei giorni scorsi il 29 aprile come data di approdo in Aula del ddl sull’autonomia differenziata, benché la Commissione Affari costituzionali stia ancora ascoltando gli esperti sul testo. Tuttavia, la Commissione ha deciso un iter acceleratissimo dell’esame, con voti concentrati in soli tre giorni (rispetto ai tre mesi del Senato), dal 22 al 24 aprile giorno in cui concluderà l’esame con il mandato ai relatori a riferire in Aula. Un’ora prima una decisione analoga era stata presa dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, impegnata nelle votazioni del ddl sul premierato: il 23 aprile si concluderà l’esame con il voto del mandato al relatore, benché nella seduta odierna siano emersi problemi interpretativi del testo, a proposito di un articolo rilevante riguardante le norme sulle crisi di Governo e sui poteri del Presidente della Repubblica in queste situazioni.

La ministra Casellati ha ammesso che vi sono due interpretazioni, ma che la maggioranza ne ritiene corretta una. E questo benché la maggior parte dei costituzionalisti, come hanno rilevato le opposizioni, ritenga che lo sia l’altra che si basa sulla prassi finora in vigore. Il capogruppo del Pd Andrea Giorgis ha sottolineato che un testo costituzionale deve avere un’interpretazione univoca, altrimenti apre la porta a conflitti tra gli organi dello Stato, specie tra premier e Presidente della Repubblica. Il capogruppo di Fdi Marco Lisei ha frenato sulle modifiche al testo, dicendo che “soddisfa” il suo gruppo. L’oggetto del contendere è la possibilità del premier eletto di chiedere al Capo dello Stato lo scioglimento delle Camere oppure un nuovo incarico, cambiando la maggioranza che lo sostiene o la possibilità che il premier eletto faccia la “staffetta” con un secondo premier della stessa maggioranza. Ma non è chiaro quali limiti ci siano a queste manovre, in caso di sfiducia al premier elettoEnrico Borghi di Iv, ha chiesto il principio in vigore in sistemi a elezione diretta, vale a dire un ritorno al voto in caso di caduta del premier eletto, ma il presidente della Commissione Alberto Balboni ha detto che è preferibile “un sistema più temperato”. (Nomos)


DAL GOVERNO

DECRETO “SUPERBONUS”

Il Consiglio dei ministri di martedì 26 marzo, su proposta della presidente Giorgia Meloni e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha approvato un decreto legge (non previsto nell’odg ufficiale) che introduce misure urgenti in materia di agevolazioni fiscali. In particolare, le disposizioni sono volte alla tutela della finanza pubblica nel settore delle agevolazioni fiscali in materia edilizia e di efficienza energetica.

L’intervento, ha spiegato Palazzo Chigi, si è reso necessario anche alla luce degli ultimi dati certificati dall’Istat, che hanno portato alla revisione del deficit relativo all’anno 2023 arrivando alla misura del 7,2 per cento, revisione al rialzo che segue quella già intervenuta per gli anni 2021 e 2022.

Il decreto prevede, tra l’altro: l’eliminazione, per gli interventi successivi all’entrata in vigore delle nuove norme, delle residue fattispecie per le quali risulta ancora vigente l’esercizio delle opzioni per il cosiddetto sconto in fattura o per la cessione del credito in luogo delle detrazioni (ma con alcune rilevanti deroghe); al fine di acquisire, alla scadenza ordinaria del termine previsto per le suddette agevolazioni (4 aprile 2024), l’ammontare del complesso delle opzioni esercitate e delle cessioni stipulate, si esclude l’applicazione dell’istituto della remissione in bonis che avrebbe consentito, con il pagamento di una minima sanzione, la comunicazione funzionale alla fruizione dei benefici fino al 15 ottobre 2024; al fine di garantire un’adeguata e tempestiva conoscenza delle grandezze economiche e finanziarie connesse alle misure agevolative oggetto del decreto, l’introduzione di misure volte ad acquisire maggiori informazioni inerenti alla realizzazione degli interventi agevolabili.

È, inoltre, previsto, un corredo sanzionatorio. In particolare, l’omessa trasmissione di tali informazioni, se relativa agli interventi già avviati, determina l’applicazione di una sanzione amministrativa di euro 10.000, mentre per i nuovi interventi è prevista la decadenza dall’agevolazione fiscale.

Al fine di evitare la fruizione dei bonus edilizi anche da parte dei soggetti che hanno debiti nei confronti dell’erario, come già previsto nel nostro ordinamento in altri casi, si dispone la sospensione, fino a concorrenza di quanto dovuto, dell’utilizzabilità dei crediti di imposta inerenti i bonus edilizi in presenza di iscrizioni a ruolo o carichi affidati agli agenti della riscossione relativi imposte erariali nonché ad atti emessi dall’Agenzia delle entrate per importi complessivamente superiori a euro 10.000, se scaduti i termini di pagamento e purché non siano in essere provvedimenti di sospensione o non siano in corso piani di rateazione per i quali non sia intervenuta decadenza.

Infine, è prevista l’introduzione di misure volte a prevenire le frodi in materia di cessione dei crediti ACE, riducendo a una la possibilità di cessione ed estendendo la responsabilità solidale del cessionario alle ipotesi di concorso nella violazione, nonché ampliando i controlli preventivi in materia di operazioni sospette. (Public Policy)

 

Rassegna politico-parlamentare a cura di MF