Decreto Agricoltura: stop ai pannelli solari a terra

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Sì ai pannelli solari sui terreni coltivati, ma solo se sollevati da terra, in modo da permettere l’attività agricola sotto. Gli impianti potranno anche essere realizzati in cave e vicino ad autostrade. Sono fatti salvi anche i progetti previsti dal Pnrr e quelli che hanno già presentato l’istanza per la realizzazione.

E’ questa la decisione presa dal Cdm sul punto più spinoso del Decreto di aiuti al settore agricolo che il ministro Francesco Lollobrigida ha portato lunedì 6 maggio in Consiglio dei ministri.

Dopo un confronto serrato – scrive Il Sole 24 Ore – tra i tecnici è arrivato dunque l’accordo sul blocco alle nuove installazioni fotovoltaiche con moduli a terra. Uno stop inizialmente non concordato tra Ministero dell’Agricoltura e quello dell’ambiente e molto criticato dalle associazioni di settore che ne contestano le pesanti ricadute sullo sviluppo delle rinnovabili.

Alla fine, però, tra i due ministeri si trova un’intesa che il ministro Lollobrigida, nella conferenza stampa seguita al Cdm sintetizza così. «Con il provvedimento mettiamo fine all’installazione selvaggia di fotovoltaico a terra e interveniamo con pragmatismo salvaguardando alcune aree».

Il compromesso individuato stoppa l’installazione di pannelli a terra nei terreni produttivi consentendo, invece, lo sviluppo delle rinnovabili in aree come cave o miniere cessate, ma anche nei terreni nella disponibilità del gruppo Fs o dei gestori aeroportuali, come pure quelle interne agli impianti industriali o agli stabilimenti produttivi, comprese quelle aree entro un perimetro di 500 metri dai predetti ambienti o stabilimenti. Via libera, poi, a nuovi impianti green anche nelle aree adiacenti alla rete autostradale, entro i 300 metri e nei siti su cui già insistono impianti per rifacimento, modifica o revisione senza ulteriore occupazione di suolo.

Con la riformulazione, cui hanno lavorato i tecnici, vengono poi salvaguardati i procedimenti già autorizzati, ma «servirà una procedura per valutare cosa includere e cosa no» spiega al termine del Cdm Pichetto Fratin dopo aver chiarito che con il decreto vengono salvaguardati anche gli investimenti previsti nel Pnrr, in particolare quelli legati alle comunità energetiche rinnovabili (Cer). Lo stop, si legge infatti nel Dl, «non si applica nel caso in cui gli impianti con moduli a terra siano oggetto di configurazioni di autoconsumo e Cer». Nulla toglie, assicura poi l’esponente di Forza italia, «al fatto che il Pniec al 2030 rimanga lo stesso con un obiettivo di rinnovabili sul fronte solare di circa 38 gigawatt». Che, nei piani del Mase, dovrebbero arrivare dal fotovoltaico nelle aree agricole, con un’occupazione dello 0,35% della superficie agricola totale.

Duro il commento in proposito di Utilitalia. “Riteniamo che il Dl Agricoltura, col divieto dell’agrivoltaico a terra, sia un danno per l’Italia. Nessuno vuole una conversione selvaggia dei terreni agricoli, ma andrebbe fatto un ragionamento sulle aree agricole non più in produzione, che potrebbe essere conveniente convertire al fotovoltaico. Invece il divieto generalizzato non permette valutazioni economiche, non ha la flessibilità necessaria”. Ha detto il direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo. “Attendiamo ancora il decreto sulle aree idonee per le rinnovabili, e con questo provvedimento si riducono le potenziali aree di sviluppo”.