Decreto Agricoltura approvato in prima lettura: restano limitazioni per il fotovoltaico a terra

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DECRETO AGRICOLTURA

Con 99 voti favorevoli, 59 contrari e 1 astenuto, l’Aula del Senato ha approvato il 4 luglio il ddl di conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale (AS.1138-A) (scade il 14 luglio), sul quale il Governo aveva posto la fiducia. Il provvedimento sarà trasmesso alla Camera per la seconda e definitiva lettura.

L’art. 5 del dl, come noto, è quello che contiene lo stop al fotovoltaico a terra su terreni agricoli. Poche le modifiche accolte nel corso dei lavori in commissione Industria e Agricoltura del Senato. Sostanzialmente la ratio resta: stop al fotovoltaico a terra su terreni agricoli. Tra le modifiche accolte quella di maggior rilievo quella che specifica quali sono gli impianti che ricadono nell’ambito della stretta imposta delle nuove norme e quali, invece, quelli che restano nel perimetro di applicazione della normativa attuale. L’emendamento accolto riscrive il comma 2 dell’articolo 5 del testo normativo. La norma del Dl per come era stata scritta prevedeva che “le procedure abilitative, autorizzatorie o di valutazione ambientale già avviate alla data di entrata in vigore del presente decreto sono concluse ai sensi della normativa previgente”. La riscrittura seguita all’accoglimento dell’emendamento indica invece che la limitazione introdotta con il comma 1 dello stesso articolo, “non si applica ai progetti per i quali, alla data di entrata in vigore della presente disposizione, sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative, comprese quelle di valutazione ambientale, necessarie all’ottenimento dei titoli per la costruzione e l’esercizio degli impianti e delle relative opere connesse ovvero sia stato rilasciato almeno uno dei titoli medesimi”.

Stretta sui contratti preliminari di concessione per i terreni, le superfici, dove installare i pannelli fv. La durata dei contratti, anche preliminari, di concessione del diritto di superficie su terreni 2non può essere inferiore a sei anni, decorsi i quali i contratti sono rinnovati per un periodo di ulteriori sei anni”. Quindi, “alla seconda scadenza del contratto, salva diversa pattuizione delle parti, ciascuna parte ha diritto di attivare la procedura per il rinnovo a nuove condizioni o per la rinuncia al rinnovo del contratto, comunicando la propria intenzione con lettera raccomandata da inviare all’altra parte almeno sei mesi prima della scadenza”. L’interpretazione viene ritenuta restrittiva perché vincola a un contratto che si stipula ben prima di aver ottenuto le autorizzazioni necessarie, che potrebbero anche non arrivare. ‘Chiusi’ i terreni agricoli, per il fotovoltaico a terra si concede spazio sulle aree degradate. E’ stato infatti approvato altro emendamento, dopo la riformulazione, che precisa quali aree sono soggette a limitazioni e quali no. Nello specifico il testo segnala come tra le aree dove è concesso il fv a terra siano “incluse le cave già oggetto di ripristino ambientale e quelle con piano di coltivazione terminato ancora non ripristinate”. Allo stesso modo via libera anche per “le discariche o i lotti di discarica chiusi ovvero ripristinati”. Un altro emendamento accolto riguarda l’area del reddito agricolo e la quota di reddito derivante dalla produzione di elettricità che vi possa essere ricompreso. Ciò in virtù di un altro emendamento riformulato e sempre all’articolo 5. La norma aggiunge il comma 423 bis alla legge di Bilancio del 2026 (266/2005) indicando che “le attività di produzione e cessione di energia elettrica e calorica svolte tramite impianti fotovoltaici con moduli a terra per la parte eccedente il limite di agrarietà previsto dal comma 423, primo periodo, determinano il reddito d’impresa nei modi ordinari”. Le disposizioni “si applicano agli impianti entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2025”. Il reddito agricolo prevede un regime tributario di vantaggio, diverso da quello ordinario con numerose agevolazioni.

 In conseguenza dell’approvazione di un altro emendamento, che apporta un chiarimento rispetto al testo originario, è stato eliminato dalla definizione di impianto fotovoltaico a terra il riferimento all’articolo 6 bis lett b) del decreto legislativo 28/2011. L’articolo 5 bis infine prevede “misure urgenti per garantire la continuità produttiva agli impianti di biogas e biometano alimentati con biomasse agricole”.

Critica sul provvedimento da parte dell’Alleanza per il Fotovoltaico. Nelle prossime ore riprenderanno le votazioni degli emendamenti al Dl Agricoltura. Senza modifiche sostanziali e strutturali, verrà certificato un provvedimento destinato a danneggiare in modo irreversibile le rinnovabili e in particolare il fotovoltaico. Chiediamo al governo di eliminare misure che, se confermate, produrrebbero danni inestimabili per il settore e per i processi di decarbonizzazione, senza neanche salvaguardare l’agrivoltaico. Significherebbe, inoltre, vanificare gli sforzi profusi dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase), soprattutto in relazione al DM Aree Idonee. Se il provvedimento dovesse venire confermato, si registrerebbe una bocciatura senza appello per la sicurezza energetica in Italia. Allo stesso tempo, scomparirebbero migliaia di imprese e i relativi posti di lavoro. Un prezzo che non possiamo permetterci di pagare” – afferma in una nota. (Agenzia Dire).

Tra le altre novità del testo, un anno in più per la sperimentazione sul campo – in siti autorizzati – delle Tecnologie di evoluzione (Tea), come chiesto dall’emendamento di Luca De Carlo (FdI) e Giorgio Bergesio (Lega), relatori del dl Agricoltura. 

Nel dettaglio, si prevede che sia prorogata fino al 31 dicembre 2025  “l’autorizzazione all’emissione deliberata nell’ambiente di organismi prodotti con tecniche di editing genomico mediante mutagenesi sito-diretta o di cisgenesi a fini sperimentali e scientifici”. La norma in vigore al momento, inclusa nel dl Siccità, stabilisce infatti che la sperimentazione termini a fine 2024.

La modifica, inoltre, amplia gli obiettivi della sperimentazione. Questa non sarà solo finalizzata al sostegno di produzioni vegetali in grado di rispondere in maniera adeguata a condizioni di scarsità idrica e in presenza di stress ambientali e biotici, ma sarà anche diretta a supportare “produzioni vegetali con migliorate caratteristiche qualitative e nutrizionali”. (Public Policy).


DECRETO RICOSTRUZIONE POST CALAMITA’

Martedì 2 luglio, alcuni parlamentari delle opposizioni (M5S, Pd, Azione), insieme al sindaco di Ravenna  Michele De Pascale, hanno presentato in Senato a Roma  due emendamenti al Dl ricostruzioni appunto su beni mobili, con la richiesta di elevare il massimale da 6.000 a 30.000 euro, e sulla delocalizzazione di immobili da zone a rischio.

Questa modifica – ha spiegato De Pascale – che è condivisa da Anci, Upi e Conferenza delle Regioni, come abbiamo spiegato al Governo la scorsa settimana in Conferenza Unificata, non necessita, al momento, nemmeno di copertura finanziaria. 

“Dai dati in nostro possesso– ha spiegato de Pascaleal momento le domande di indennizzo da parte di famiglie approvate con decreto di concessione dal commissario per i danni già oggi indennizzabili sono 222, con richieste per 7 milioni e 632mila euro, di cui riconosciuti solo 5 milioni e 32mila ed effettivamente erogati 2 milioni e 476mila. A queste si aggiungono 27 domande di imprese con richieste per 5 milioni e 932mila euro, di cui riconosciuti solo 2 milioni e 622mila ed erogati 1 milione e 358mila. In questi mesi abbiamo puntualmente segnalato alla struttura commissariale le diverse criticità emerse, che in alcuni casi hanno trovato soluzione, mentre altri nodi rimangono tuttora aperti. L’incertezza sul finanziamento dei beni mobili delle famiglie alluvionate dell’Emilia-Romagna rappresenta in questo momento il principale ostacolo a cui è urgente dare soluzione”. “Ci aspettiamo quindi che il Governo dia il via libera a questo emendamento già giovedi nella Conferenza unificata straordinaria convocata proprio sul decreto- ha concluso de Pascale- e che anche le forze parlamentari di maggioranza si uniscano a questa battaglia giusta”. (Agenzia Dire)


DECRETO COESIONE

Con 160 voti favorevoli, 90 contrari e 3 astenuti, l’aula della Camera ha approvato definitivamente il Ddl di conversione in legge del DL 60/2024, sul quale il Governo aveva posto la fiducia. Il via libera a Montecitorio non ha apportato modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato. Tra i punti focali del provvedimento, l’istituzione di una sottocommissione Vas nell’ambito della commissione tecnica Pnrr-Pniec “per lo svolgimento delle valutazioni ambientali strategiche integrate alle procedure di valutazione di impatto ambientale di competenza della medesima Commissione”. Tra le altre novità apportate nel corso dell’esame parlamentare, l’ulteriore proroga, dal 30 giugno al 20 luglio, del termine per i Comuni per l’approvazione dei piani finanziari e delle tariffe Tari. Infine, si interviene sul monitoraggio dei crediti d’imposta 5.0 e in particolare sulle spese agevolabili nell’ambito dei progetti di innovazione per ridurre i consumi energetici, che comprendono l’autoproduzione di Fer destinata all’autoconsumo. Il provvedimento in particolare precisa che la destinazione all’autoconsumo si ha anche nel caso che questo avvenga “a distanza”. Il DL Coesione, inoltre, stanzia poco più di 1 mld € per finanziare investimenti nella produzione energetica da Fer, anche in abbinamento a sistemi di accumulo, nelle aree industriali produttive e artigianali del Sud.


AGGIORNAMENTO PNIEC

L’Aula della Camera ha concluso il 26 giugno la discussione delle mozioni concernenti iniziative in merito al Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), con particolare riferimento al relativo aggiornamento in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione (1-00276 (nuova formulazione) Ilaria Fontana – M5S, 1-00294 Angelo Bonelli – AVS, 1-00295 Luca Squeri – FI, Aldo Mattia – FdI, Gianpiero Zinzi – Lega e Ilaria Cavo – NM-MAIE, 1-00296 Vinicio Giuseppe Guido Peluffo – PD e 1-00300 Daniela Ruffino – Az).  

L’ aula di Montecitorio ha votato le mozioni sul Piano presentate da quasi tutto l’arco parlamentare, riformulate in diversi punti dal Governo, rappresentato dalla viceministra del Mase Vannia Gava.

Passa la mozione di maggioranza a prima firma Squeri (FI), che tra le proposte avanzate prevede l’istituzione di un’autorità per il nucleare e di una dedicata a valutare lo stato delle infrastrutture di base necessarie per avviare un programma nucleare nazionale.
Passaggi accolti dall’Esecutivo, che aggiunge di “valutare l’opportunità di incrementare programmi di finanziamento per la ricerca e il potenziamento dell’industria nazionale nel settore nucleare”.

Accolto anche il passaggio relativo all’idroelettrico, in cui Squeri e gli altri deputati dei partiti che sostengono il Governo indicano di superare, in ambito europeo, gli ostacoli agli investimenti nel settore e di “avviare un processo di efficace manutenzione degli invasi e di ammodernamento delle turbine” degli impianti.

Spazio anche al biometano. La mozione chiede al Governo di andare avanti “con l’incentivazione della produzione di biometano utilizzando tutto il potenziale disponibile di feedstocks, valorizzando il settore agricolo ed agro-industriale nazionale oltre che quello della Forsu”, anche pensando a nuovi schemi di sostegno che guardino al post-Pnrr e arrivino anche oltre il 2030. Approccio rafforzato ulteriormente dal Governo, che nel riformulare questo passaggio propone anche di “implementare misure di sostegno allo sviluppo delle produzioni di gas rinnovabili liquefatti (bioGpl e Dme) a sostegno della decarbonizzazione del settore industriale e di quello dei trasporti”

Oltre al documento di indirizzo di maggioranza, la Camera ha approvato le riformulazioni proposte dal Governo alle mozioni M5S, Avs e PD.

Del testo presentato da Avs, che vede come primo firmatario Bonelli, passa tra le altre la richiesta di accelerare lo sviluppo delle Fer tramite una semplificazione delle procedure di rilascio di pareri, titoli autorizzativi e di connessione dei nuovi impianti, soprattutto quelli di media e grande potenza.

Della mozione PD il Governo approva il passaggio relativo all’idroelettrico, in cui si chiede di “considerare gli asset idroelettrici nazionali come asset strategici, intervenendo per sbloccare i necessari investimenti di un settore che da solo garantisce quasi il 20% del fabbisogno elettrico nazionale”. Non accolte invece le richieste avanzate dal partito guidato da Elly Schlein relative alle aree idonee, né la proposta di un piano pluriennale per il risparmio energetico con focus su periferie, edilizia popolare e scuole.


DDL PREMIERATO

Nella giornata del 4 luglio, in commissione Affari costituzionali alla Camera è stato avviato l’esame del ddl Premierato, approvato in prima lettura dall’aula del Senato.

Lo ha stabilito un ufficio di presidenza della I di Montecitorio. Relatore della riforma sarà il presidente della commissione Affari costituzionali Nazario Pagano (FI).

Il ddl Premierato è composto da otto articoli dopo le modifiche apportate a Palazzo Madama. Tra le novità principali vi è una riscrittura della cosiddetta norma ‘anti-ribaltone’, il limite dei mandati per il presidente del Consiglio eletto e alcune modifiche che riguardano il “semestre bianco” e gli atti controfirmati dal capo dello Stato.

In commissione si svolgerà anche un’indagine conoscitiva sul ddl, che consentirà di “acquisire elementi di informazione e di valutazione utili per il prosieguo dell’esame, data la particolare rilevanza del tema”. L’indagine, in virtù della resocontazione stenografica delle relative sedute, garantirà la “massima pubblicità a tale attività conoscitiva”. I gruppi avranno tempo fino a venerdì 5 luglio per indicare i soggetti da audire.  (Public Policy)


Rassegna parlamentare a cura di MF