Un piano di lungo respiro per realizzare interventi, che si snoderanno in diversi anni, necessari a ricostruire in maggior sicurezza i territori devastati dagli eventi alluvionali del maggio 2023.
Mercoledì 3 luglio a Bologna si è tenuta la presentazione dello stato di avanzamento del Piano speciale della Ricostruzione da parte della vicepresidente della Regione, Irene Priolo, davanti alla Commissione Territorio, ambiente e mobilità dell’Assemblea legislativa. Hanno inoltre relazionato il Generale Giancarlo Gambardella, presidente del tavolo di coordinamento per i piani speciali della Struttura commissariale e Andrea Colombo, direttore dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.
L’approvazione del Piano speciale definitivo per la ricostruzione spetta al Commissario straordinario generale Francesco Paolo Figliuolo, e disegnerà una nuova strategia di intervento, oltre che di pianificazione, per ridurre il dissesto idrogeologico e rafforzare le infrastrutture viarie e ambientali dell’Emilia-Romagna.
Si punterà al miglioramento del deflusso dei corsi d’acqua, al potenziamento della laminazione, alla gestione delle piene superiori alla portata limite di progetto nonché al recupero morfologico nei tratti di fondovalle collinare montano.
Opere che si snoderanno nel corso di oltre dodici anni ma alcune delle quali hanno carattere di urgenza e sono già coperte dai fondi a disposizione del Commissario Figliuolo, circa 2,5 miliardi, una parte dei quali già impegnati dalle ordinanze emesse. A questi si aggiungono i 375 milioni del Fondo di Solidarietà europea, la restante parte dovrà trovare copertura con nuove risorse da stanziare, da parte del Governo, nel corso di una prospettiva pluriennale.
Gli interventi sono frutto della definizione delle esigenze di tutti i territori colpiti e la proposta potrà essere ulteriormente rimodulata in fase di affinamento e a seguito delle progettazioni specifiche e comprendono circa 2,5 miliardi di opere sul reticolo principale, 900 milioni sul reticolo minore dei Consorzi di bonifica, 355 milioni sulle reti ambientali (meteoriche e fognarie). Al lavoro per definire il cosiddetto ‘quadro esigenziale’ partecipano l’Agenzia regionale di Protezione Civile, Consorzi di Bonifica, Comuni, Provincie, Anci, Upi, Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti (Atersir), gestori del servizio idrico integrato e società degli asset, gestori delle reti stradali e ferroviarie.
L’impianto economico del Piano speciale si completerà nei prossimi giorni con gli interventi sulle infrastrutture di mobilità che andranno ad aggiungersi a completamento del quadro esigenziale.
“Stiamo ultimando la raccolta delle esigenze dei territori – ha commentato la vicepresidente Priolo– per consegnarle al Commissario straordinario. Esigenze che andranno a comporre un Piano che parte già con una dotazione economica ma che dovrà vedere nuove risorse, in una programmazione pluriennale, a partire dalle risorse necessarie per le progettazioni di alcune opere strategiche”.
“Voglio ringraziare quanti insieme a noi hanno lavorato per costruire il nostro quadro di esigenze, dai sindaci ai tecnici- ha aggiunto Priolo– e la struttura commissariale che ha condiviso con noi le strategie. La gravità degli eventi del maggio 2023 aveva fin da subito evidenziato la necessità di un cambio di paradigma: la pianificazione, così come la programmazione e l’attuazione degli interventi, da quelli urgenti a quelli non strutturali maggiormente complessi, ha bisogno di un approccio graduale ma sistemico, che necessiterà di un aggiornamento progressivo sulla base delle conoscenze idrologiche, idrauliche, geologiche e geomorfologiche e sulla definizione e muove dalla condivisione delle strategie di difesa e di nuovo assetto del territorio da applicare nelle aree colpite”.
Il Piano speciale della ricostruzione
Il Piano del dissesto comprende in primo luogo la perimetrazione delle aree allagate e la mappatura dei movimenti franosi dopo gli eventi del maggio 2023. In questo capitolo anche gli interventi sui fiumi e canali. Il piano definisce anche gli indirizzi per la gestione della vegetazione e dei versanti nonché per la gestione degli animali fossori, che creano dei problemi sugli argini con le tane. Fissati anche i criteri per la valutazione della compatibilità idraulica dei ponti e delle infrastrutture. Nel documento, infine, il catalogo degli interventi di consolidamento di versante, la raccolta e organizzazione dei dati delle principali rotture e dissesti arginali.
Una parte di fondamentale importanza riguarda la pianificazione urbanistica di beni in aree a rischio: misure temporanee di salvaguardia per limitare l’aumento del carico urbanistico, escludendo nuove costruzioni nelle aree allagate, o a rischio frana, al di fuori del perimetro urbanizzato, in attesa dell’aggiornamento dei Piani di assetto idrogeologico.
Il Piano per le infrastrutture, comprende interventi finalizzati alla definitiva sicurezza e al ripristino delle infrastrutture stradali e ferroviarie di interesse nazionale e di quelle rientranti nella competenza delle Regioni e degli enti locali, danneggiate dagli eventi alluvionali. È strettamente correlato col piano del dissesto, prioritariamente per le situazioni che costituiscono pericolo per centri abitati e infrastrutture, per gli interventi integrati di mitigazione del rischio idrogeologico e di tutela e recupero degli ecosistemi e della biodiversità, oltre che per la delocalizzazione di beni in aree a elevata pericolosità idraulica, nei limiti delle risorse specificamente finalizzate allo scopo.
In generale, gli interventi relativi alle infrastrutture viarie concorrono, oltre che al rispristino della funzionalità dei collegamenti, anche alla risoluzione di problematiche di natura idrogeologica. Nei territori collinari-montani gli interventi stradali possono essere strettamente correlati al ripristino dei versanti, e quello dei manufatti di attraversamento di corsi d’acqua può essere connesso alla riduzione del rischio idraulico.
Il Piano speciale per le infrastrutture ambientali pone particolare attenzione agli impianti di depurazione e di collettamento fognario.
Comporta un miglioramento, nell’ambito del servizio idrico integrato, del sistema di drenaggio urbano per il deflusso delle acque meteoriche, alleggerendo le reti urbane. Inoltre, sono state individuate soluzioni il più possibile tese al superamento delle interferenze tra canali di bonifica o reticolo idrografico superficiale e le reti fognarie esistenti sul territorio regionale, attraverso un coordinamento con i gestori del servizio idrico e le autorità idrauliche competenti. Questo, individuando interventi per mitigare gli apporti dei flussi delle acque piovane garantendo al contempo l’immissione nei canali di scolo.
Fonte: Regione Emilia – Romagna