Rifiuti da costruzione e demolizione, firmato il decreto end of waste

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End of waste nuovo di zecca (manca solo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale) per i rifiuti da costruzione e demolizione e gli aggregati riciclati che se ne ricavano, dopo il pasticcio del decreto 152 del 27 settembre 2022 che aveva portato anche ad un ricorso al Tar. Importanti le novità: dai limiti tabellari non più assoluti ma relativi agli impieghi fino all’ampliamento delle categorie di rifiuti incluse.

Soddisfatto il viceministro all’Ambiente e sicurezza energetica, Vannia Gava: “In un Paese povero di materie prime, recuperiamo strategicamente materia prima seconda centrando diversi obiettivi: meno discarica e, quindi, più economia circolare, più tutela ambientale, ma anche ascolto e supporto alle imprese con un impatto positivo per molte filiere tra cui quella estrattiva, delle costruzioni e delle demolizioni, della  produzione di aggregati riciclati, bitumi, calcestruzzi e cementi, che hanno un peso importante in Italia”.

Ottimiste ma meno del viceministro le imprese: “Siamo moderatamente soddisfatti”, ci dice Paolo Barberi, presidente ANPAR, Associazione nazionale produttori aggregati riciclati: “All’indomani della pubblicazione del decreto 152 del 2022 ANPAR stimava che solo il 20% dei prodotti delle nostre imprese poteva soddisfare i requisiti del regolamento end of waste (EoW). Con la pubblicazione del nuovo decreto in Gazzetta saremo grosso modo al 60-70%. Sarò pienamente soddisfatto quando ci avvicineremo al 100%”.

I limiti del decreto 152 del 2022 e le novità del nuovo testo

Prima di tutto va ricordato che non stiamo parlando di un flusso marginale, bensì della più rilevante frazione dei rifiuti speciali prodotti in Italia (il 47% del totale, dati ISRA relativi al 2021).

Fino a quando il nuovo decreto EoW non verrà pubblicato in Gazzetta ufficiale, resta vigente il testo del decreto 152 del 2022 che aveva imposto per tutti gli utilizzi e per tutti gli aggregati dei limiti strettissimi sulle analisi ambientali. Limiti che secondo le imprese “avrebbero di fatto paralizzato il settore”, spiega Barberi. Con il nuovo regolamento end of waste, invece, questo problema viene superato grazie alla previsione di due scale di valori diverse a seconda dell’utilizzo dell’aggregato e della destinazione d’uso dell’area nella quale verrà utilizzato (civile o commerciale e industriale).

Viene allargato poi il perimetro dei rifiuti che possono giovare nell’end of waste: includendo più codici EER (Elenco Europeo dei Rifiuti).

E poi vengono previste nuove possibilità di utilizzo dei prodotti EoW, come la produzione di cemento: parte degli inerti naturali usati per produrre la polvere di cemento (non il calcestruzzo) possono essere sostituiti con inerti riciclati.

Il nuovo regolamento end of waste prevede 24 mesi per il monitoraggio degli effetti sul mercato derivati dall’applicazione della norma stessa.

Fonte: Economiacircolare.com