DECRETO AMBIENTE
La Commissione Ambiente ed Energia del Senato ha iniziato il 29 ottobre l’esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 17 ottobre 2024, n. 153, recante disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico (AS.1272) (scade il 16 dicembre).
Il testo pubblicato in Gazzetta prevede nuove competenze al presidente del Consiglio in materia di contrasto al dissesto idrogeologico.
Rispetto alla precedenti bozze, la versione ufficiale del provvedimento include dei ritocchi all’articolo 9, riguardante proprio la programmazione e finanziamento degli interventi affidati ai Commissari di Governo per il contrasto del dissesto idrogeologico.
Rispetto alla normativa in vigore, al presidente del Consiglio spetterà, d’ora in poi, non solo l’approvazione – tramite decreto – del programma nazionale di intervento, ma anche “dei criteri e delle modalità per stabilire le priorità che le amministrazioni dello Stato” sono tenute a osservare “nell’assegnazione di risorse destinate agli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico”. E ancora, l’approvazione dei “criteri” e delle “modalità” per il monitoraggio e la revoca delle risorse statali destinate agli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nel caso in cui – in assenza di cause di impossibilità sopravvenute o di forza maggiore – le somme assegnate non siano impegnate e pagate dai soggetti attuatori nei termini previsti.
In caso di revoca, le risorse saranno comunque riassegnate all’autorità di bacino distrettuale territorialmente competente per essere impiegate nell’ambito dello stesso territorio e con la medesima destinazione.
Fuori dall’intervento rimarranno, invece, i cicli di programmazione finanziaria già avviati, che continueranno a essere regolati dalla disciplina specifica delle relative fonti di finanziamento. Immutati resteranno, infine, anche gli obblighi internazionali e i vincoli derivanti dall’appartenenza all’Unione europea, nonché le disposizioni relative al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). (Public Policy).
Sul testo, inoltre Il Comitato per la Sicurezza delle operazioni in mare invita all’attenzione sul limite da 12 a 9 miglia per le trivelle in mare. “Quando dico che il Comitato dovrà guardare con attenzione alcuni punti, mi riferivo in modo particolare al fatto che il limite terrritoriale” per l’estrazione “è passato dalle 12 miglia alle 9 miglia. Quindi, l’attività del Comitato dovrà essere particolarmente attenta allorquando dovranno essere valutati degli aspetti che hanno a che fare con la protezione ambientale, oltre che per la sicurezza del lavoro”. Ezio Mesini lo dice rispondendo a una domanda nel corso dell’audizione alle commissioni Ambiente e Attività produttive nell’ambito dell’esame della proposta di nomina a presidente del Comitato per la sicurezza delle operazioni a mare. Mesini viene da due precedenti mandati che lo hanno visto operare nello stesso ruolo dal 2017. L’ambito di attività del Comitato riguarda la produzione di idrocarburi dalle acque territoriali italiane con particolare riferimento alla protezione ambientale e la sicurezza del lavoro. Nel corso della presentazione delle funzioni del Comitato Mesini segnala come “tra le attività future la revisione delle linee guida per la stesura delle relazioni Grandi rischi delle 140 piattaforme o impianti industriali varie tipologie nei nostri mari territoriali, di cui 14 per petrolio e 126 per gas naturale”. La relazione Grandi rischi “è l’elemento di novità introdotto dalla direttiva Ue Offhsore safety che ha esteso l’applicazione della Legge Seveso a impianti a mare”, precisa Mesini. Il Comitato, precisa Mesini, “sarà chiamato da un lato a tener conto delle disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, il recente decreto legge 17 ottobre n.153 (noto come dl Ambiente, ndr) anche allo scopo di coniugare le esigenze di salvaguardia ambientale con la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, dall’altro a seguire con attenzione le attività di dismissione degli oltre 30 impianti industriali per i quali gli operatori hanno dichiarato il raggiungimento del fine vita”. Mesini indica alcuni punti attenzione dell’attività del Comitato tra cui la “emersa esigenza di analizzare le possibili interazioni tra aspetti safety e security riferibili attività minerarie offshore, per valutare competenze comitato anche in materia di security”. (Agenzia Dire).
MANOVRA DI BILANCIO
Il testo, composto da 144 articoli è stato depositato questa settimana alla Camera.
Con le comunicazioni svolte il 29 ottobre in Aula della Camera dalla vicepresidente di turno Anna Ascani (PD) sul contenuto proprio del ddl recante bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 (AC. 2112) e la conseguente assegnazione del provvedimento alla Commissione Bilancio, ha avuto inizio ufficialmente la sessione di bilancio. Le audizioni inizieranno lunedì 4 novembre.
Il testo contiene la stretta sugli stipendi di manager e organi di vertice della Pa.
Nel dettaglio, i compensi per le nomine disposte a partire dal 1° gennaio 2025, non potranno superare il limite dell’importo annuo corrispondente al 50% del trattamento economico complessivo annuo lordo spettante al primo presidente della Corte di cassazione, che oggi si aggira sui 240.000 euro.
Un’asticella – quella dei 120mila euro – inferiore rispetto al livello di indennità percepita da presidente del Consiglio e ministri, che ammonta a circa 160mila euro lordi. Sarà un decreto del presidente del Consiglio, su proposta del Mef, a indicare entro 180 giorni, quali saranno – nel concreto – gli organi amministrativi di vertice degli enti e degli organismi tra le amministrazioni pubbliche, che saranno soggetti alla stretta, insieme agli enti, gli organismi e fondazioni che ricevono, anche in modo indiretto e sotto qualsiasi forma, contributi a carico della finanza pubblica. Fuori dalla sforbiciata, resteranno le autorità amministrative indipendenti e le società a controllo pubblico per le quali la determinazione dei compensi avviene in base alla fascia di classificazione definita dal Mef tramite decreto ( per le società controllate dalle Regioni o dagli enti locali, il dm viene adottato previa intesa in Conferenza unificata).
Dal nuovo anno, i paletti riguarderanno anche i titolari di cariche negli organi di vertice nella pubblica amministrazione, nonché di quelli cui si applica il limite retributivo, che “mantengano un trattamento retributivo di servizio da parte dell’amministrazione di appartenenza” : anche se posti fuori ruolo, in distacco o aspettativa – non potranno percepire per l’incarico ricoperto compensi di importo superiore al 25% dell’ammontare complessivo del loro trattamento economico.
Stesso discorso – ad esclusione di società quotate e delle loro controllate – per soggetti con incarichi di vertice nella Pa che detengano, al contempo, “cariche negli organi di rispettive società partecipate o enti strumentali”. In caso di cumulabilità, i compensi per tali cariche non potranno essere superiori al 25 per cento dell’importo relativo all’incarico svolto in via principale. In caso di superamento dei limiti, le somme “in corso di godimento” saranno automaticamente ridotte.
LAVORO – PDL SETTIMANA CORTA
Si profila un rinvio a gennaio, dopo il termine della sessione di bilancio. Il testo è giunto a Montecitorio senza un relatore, non è stato neanche votato in commissione Lavoro, dove ha avuto come relatore di maggioranza Marta Schifone (Fdi), espressione della maggioranza che è fermamente contraria alla proposta unificata targata Pd, M5S e Avs.
Tra gli emendamenti presentati alla proposta di legge di Pd, M5s e Avs sulla settimana corta infatti, Fratelli d’Italia ha depositato una proposta di modifica (a prima firma del deputato Marcello Coppo) interamente soppressiva del testo presentato dalle opposizioni (all’esame della commissione Lavoro della Camera).
A questa, si aggiunge un secondo emendamento di FdI (a prima firma Andrea Mascaretti) che, invece, chiede la soppressione del solo articolo 4 che chiede l’istituzione di un osservatorio nazionale sull’orario di lavoro a cui, tra i vari compiti, viene assegnato quello di monitorare le caratteristiche e gli effetti economici dei contratti collettivi di lavoro che prevedono riduzioni di orario di lavoro.
Forza Italia, invece, con una proposta a prima firma di Chiara Tenerini chiede la soppressione dell’articolo sul referendum aziendale con il quale – in mancanza di contratti collettivi – si darebbe ai lavoratori la possibilità di presentare una proposta di contratto per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione da sottoporre, appunto, a referendum dei dipendenti.
Tra le opposizioni, invece, è stata Italia viva l’unico partito a presentare emendamenti (tutti sottoscritti da Davide Faraone) con l’obiettivo di favorire non solo la riduzione dell’orario di lavoro, ma anche la sottoscrizione di contratti collettivi per “l’adozione di modelli di lavoro flessibile, tra cui il part-time reversibile e il lavoro agile, con particolare riguardo ai lavoratori genitori di figli di età inferiore ai 16 anni”.
A tal fine, infatti, Iv propone la decontribuzione per i datori di lavoro che adottano questi modelli lavorativi. E, ancora, si chiede anche il riconoscimento di un’indennità pari a mille euro nel caso in cui entrambi i genitori che svolgano la “prestazione lavorativa in modalità di lavoro agile” (per massimo 12 mesi e nei primi 6 anni di vita del figlio).
Si segnala, poi, anche la proposta di riconoscere “alle aziende che istituiscono asili nido aziendali o che stipulano convenzioni con strutture di assistenza all’infanzia” un credito d’imposta “pari al 20% delle spese documentate per tale scopo”. Alle aziende che offrono assistenza per l’infanzia oltre l’orario lavorativo, inoltre, “è riconosciuta un’ulteriore agevolazione del 5%”.
Infine, da Iv anche la proposta di una delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per “sostenere la parità di genere nel mondo del lavoro, il benessere personale nell’equilibrio tra esigenze di vita e attività lavorativa, la genitorialità condivisa” (Public Policy).
DL SALVA INFRAZIONI
Le Commissioni riunite Giustizia e Finanze della Camera hanno concluso il 28 ottobre l’esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 16 settembre 2024, n. 131, recante disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi derivanti da atti dell’Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano (AC. 2038) (scade il 15 novembre).
Rassegna parlamentare a cura di MF