Nucleare, audizione del ministro Pichetto: “Non restare indietro, a fine anno una bozza di legge delega”

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INDAGINE CONOSCITIVA SULL’ENERGIA NUCLEARE – Audizione del Ministro Gilberto Pichetto Fratin

Entro fine ottobre i risultati del lavoro della Piattaforma Nazionale per un nucleare sostenibile, “con dati e valutazioni tecniche, non politiche”, per arrivare alla elaborazione di un “Programma Nazionale per il nucleare sostenibile”. Entro fine anno, potendo contare sull’impegno del gruppo di lavoro guidato dal professor Giovanni Guzzetta per rivedere la legislazione di settore, una bozza di testo per “una legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili”, con l’obiettivo di sottoporla al vaglio parlamentare “nei primi mesi del 2025”. È il percorso indicato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, intervenuto alla Camera in audizione davanti alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, in merito all’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.

“Una transizione sostenibile, sicura e competitiva – ha detto Pichetto – può essere traguardata solo abilitando tutte le tecnologie, esistenti e future. Ciò significa – ha spiegato – valutare la generazione di energia da fonti rinnovabili, da gas e, in modo scientifico e non ideologico, anche da fonte nucleare”.

Nel Piano nazionale integrato Energia e Clima, ha spiegato il titolare dell’Ambiente “abbiamo scelto uno scenario nucleare ‘conservativo’, caratterizzato da uno sviluppo di impianti nucleari pari alla metà del potenziale massimo installabile ricavato dalle analisi della Piattaforma (400 MW elettrici al 2035, 2 GW al 2040, 3,5 al 2045 e 8 al 2050). “Nel PNIEC – ha ricordato il Ministro – il ruolo delle rinnovabili sarà centrale: è necessario disporre di una certa quota di generazione elettrica programmabile per sostenerne lo sviluppo”. Per questo, “una quota di energia nucleare nel mix energetico va quindi considerata non in antagonismo, ma a supporto del pieno dispiegamento delle rinnovabili, senza dover ricorrere a sovradimensionamenti del sistema, delle infrastrutture elettriche e soprattutto di impianti di accumulo di energia”.

“La disponibilità della produzione nucleare – ha spiegato ancora Pichetto – potrebbe essere utilizzata in maniera particolarmente efficiente per la produzione di idrogeno e calore ad alta temperatura e per favorire la decarbonizzazione nei settori ‘hard to abate’”.

“Non stiamo valutando – ha proseguito il Ministro – il ritorno in Italia alle centrali di grandi dimensioni della prima o seconda generazione, ma abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulle nuove opportunità offerte dai piccoli impianti modulari (SMR) che presentano livelli di sicurezza molto superiori alla grande maggioranza degli impianti attuali”. “Sono stati analizzati e valutati – ha detto – anche ‘i reattori modulari avanzati’ (AMR), in alcuni casi talmente ridotti da essere chiamati microreattori”.

“L’obiettivo – ha detto ancora il Ministro – è creare una catena di valore che graviti intorno a un soggetto industriale di riferimento, di dimensioni e competenze opportune, che si interfacci alla pari con i Paesi europei e internazionali, e che preveda gran parte della catena produttiva non solo italiana, ma realizzata in Italia”. “Il nuovo nucleare – ha aggiunto – è riconosciuto a livello europeo e mondiale come una fonte tra le più sicure e sostenibili, a partire dal suo inserimento nella Tassonomia europea”. “Il nostro intento è quindi quello di non escludere a priori questa fonte di approvvigionamento. Non vogliamo che l’Italia rimanga di nuovo indietro”.

Davanti alle Commissioni Ambiente e Attività Produttive di Montecitorio, Pichetto ha fatto anche il punto sullo stato di avanzamento dell’iter per la localizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi. “Le aree individuate per la costruzione del Deposito sono ad oggi 51”, ha ricordato Pichetto, evidenziando che “quella pubblicata è ancora una proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee”, che “non può essere considerata definitiva fino al completamento della procedura di Valutazione Ambientale Strategica”.

“Solo dopo l’approvazione definitiva della CNAI – ha aggiunto – si potrà avviare la procedura per acquisire eventuali manifestazioni di interesse da parte di Regioni ed Enti Locali”. Ricordando che “la gestione sicura dei rifiuti radioattivi è un obbligo che l’Italia ha non soltanto nei confronti dell’Unione europea, ma soprattutto nei confronti dei propri cittadini di oggi e delle generazioni future”, Pichetto ha stimato “che se tutte le fasi procedurali andranno a buon fine, si potrà ottenere l’autorizzazione unica per il Deposito Nazionale nel 2029 e la messa in esercizio nel 2039”. (Mase.Gov.it)


PDL Ricostruzione post-calamità

La Commissione Ambiente della Camera ha proseguito l’8 ottobre l’esame delle pdl recanti disposizioni per la gestione delle emergenze di rilievo nazionale e la ricostruzione post-calamità (AC. 1632 Governo e abb.). Concluse le votazioni.


TESTO UNICO RINNOVABILI

La Commissione Ambiente ed Energia del Senato ha proseguito l’8 ottobre l’esame, in sede consultiva, dello schema di decreto legislativo recante disciplina in materia di regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili (Atto n. 187).  Il Movimento 5 Stelle ha presentato un parere alternativo.


PDL Riduzione dell’Orario di Lavoro

La Commissione Lavoro della Camera ha proseguito giovedì 10 ottobre l’esame delle pdl recanti disposizioni per favorire la riduzione dell’orario di lavoro (AC.142 Nicola Fratoianni – AVS, AC.1000 Giuseppe Conte – M5S e AC.1505 Arturo Scotto – PD). In Commissione è stato depositato il testo unitario, che si compone di sette articoli.

In particolare, la proposta di legge  mira a “favorire la sottoscrizione di contratti collettivi nazionali, territoriali e aziendali” volti a definire “modelli organizzativi finalizzati alla progressiva riduzione dell’orario di lavoro contrattuale, fino a 32 ore settimanali, a parità di salario, anche nella forma di turni su quattro giorni settimanali”.

“I contratti collettivi – viene precisato – non possono prevedere clausole compensative della riduzione dell’orario di lavoro settimanale o giornaliero, tramite l’ampliamento dell’orario straordinario“.

Per sostenere la riduzione, si legge nel testo, vengono predisposti fino al 2026 “interventi di investimento in formazione e in innovazione tecnologica e ambientale”. Inoltre, al fine di sostenere la sottoscrizione dei contratti collettivi viene incrementata la dotazione finanziaria del ‘Fondo nuove competenze’ con 50 milioni di euro per il 2024 e con 275 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026. Dopo il 2026, invece, si prevede che venga adottato un dpcm per rendere strutturale la riduzione dell’orario di lavoro. (Public policy)

Ridurre l’orario di lavoro: cosa prevede la proposta di Pd, Avs e M5S (e perché esclude colf e braccianti)


PIANO STRUTTURALE DI BILANCIO

L’Aula della Camera e l’Aula del Senato hanno concluso il 9 ottobre l’esame del Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029 (PSBMT) (Doc. CCXXXII, n. 1), approvando risoluzioni.

Nel corso di questa settimana si sono svolte inoltre diverse audizioni, tra cui quella del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

 L’obiettivo principale del Piano è la riduzione del rapporto tra indebitamento netto e PIL, con l’intento di portare il Paese fuori dalla procedura per eccessivo indebitamento entro il 2027. Giorgetti ha sottolineato che il piano si allinea con le tendenze economiche attese, pur riconoscendo le incertezze globali generate da conflitti in corso che influenzano gli investimenti e la spesa dei consumatori. Tuttavia, le recenti revisioni dell’Istat hanno complicato il raggiungimento dell’obiettivo di crescita dell’1% per il 2024: il Ministro ha affermato che l’impatto di queste revisioni sul 2025 sarà pressoché nullo, evidenziando come le misure previste per le imprese siano destinate a migliorare il capitale umano e i processi produttivi. Le riforme mirano a favorire la transizione digitale e ambientale, aspetti cruciali per lo sviluppo del mercato e del risparmio. Giorgetti ha anche annunciato una revisione al ribasso del deficit 2024, portandolo al 3,8% del Pil rispetto al 4,3% precedentemente previsto. Questo cambiamento è parte di un piano più ampio per ridurre il deficit accumulato negli ultimi anni. 

Nonostante un contesto globale incerto, il Ministro ha affermato che l’andamento dell’economia italiana rimane in linea con le aspettative, con un mercato del lavoro e conti pubblici più favorevoli del previsto. Un altro punto cruciale del piano è la necessità di ridurre lo stock del debito pubblico. Giorgetti ha dichiarato che il rapporto debito/Pil per il 2024 è stimato al 135,8%, migliorando rispetto alla previsione precedente del 137,8J% grazie a entrate più favorevoli e a una riduzione significativa delle spese. Il Ministro ha definito la stabilizzazione del debito pubblico come una “necessità ineludibile”. Inoltre, il piano prevede interventi significativi per sostenere la natalità e le famiglie numerose, incrementando i fondi destinati alla sanità pubblica e garantendo una crescita della spesa sanitaria superiore agli obiettivi fissati. Giorgetti ha confermato che la prossima manovra di bilancio renderà strutturale il taglio del cuneo fiscale sul lavoro e introdurrà una riforma Irpef a tre aliquote. Infine, si prevede una crescita del PIL nel 2025 dell’1,2%, grazie all’effetto espansivo delle riforme e della manovra di bilancio.  (Nomos)

Sentite anche l’Unione Province Italiane (Upi) e l’Anci.

“È prioritario scongiurare che il Piano strutturale di Bilancio di Medio Termine abbia ricadute negative sugli equilibri di bilancio e sulla capacità di investimento degli enti locali, e in particolare delle Province. Qualunque meccanismo di nuovo taglio della spesa corrente determinerebbe un immediato freno al ciclo positivo degli investimenti oltre a deprimere ulteriormente la spesa per le funzioni fondamentali, già incisa dai tagli delle spending review e dall’aumento dei costi di materiali ed energia. L’unico vincolo di finanza pubblica da applicare agli enti locali in riferimento alla spesa primaria netta è il rispetto dell’equilibrio di bilancio”. E’ la posizione espressa dal rappresentante dell’Unione delle Province d’Italia, Luca Menesini, intervenendo all’audizione delle Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato sul Piano Strutturale di Bilancio di Medio termine. “Le Province – ha sottolineato Menesini – partecipano al contenimento della spesa con il concorso alla finanza pubblica per oltre 1 miliardo l’anno, con un deficit di risorse ordinarie per le funzioni fondamentali di 842 milioni. La spesa corrente delle Province negli ultimi tre anni è rimasta pressoché invariata, mentre è cresciuta di oltre il 47% quella gli investimenti, senza produrre debito: anzi, dal 2019 al 2023 il debito delle Province e delle Città metropolitane è diminuito di quasi il 18%. Non ci sono margini di tagli, se non compromettendo ulteriormente i diritti dei cittadini, con l’impossibilità di garantire i servizi essenziali, e bloccando gli investimenti”.

“Piuttosto – ha evidenziato il rappresentante UPI – il Piano dovrà continuare a garantire la possibilità per gli enti locali, e per le Province in particolare di fare investimenti anche dopo il 2026, quando sarà terminata la spinta del PNRR, con risorse mirate e con il rafforzamento degli organici delle Province che progettano e realizzano gli investimenti locali”. Quanto alle riforme collegate al Piano, “l’UPI chiede che sia considerata prioritaria la riforma ordinamentale delle Province, per definire un quadro normativo certo che ne valorizzi le funzioni, risorse adeguate rispondenti ad assicurare il pieno esercizio delle funzioni, un’organizzazione amministrativa efficiente con un personale adeguato allo svolgimento dei compiti assegnati e un sistema elettorale pienamente rappresentativo di una istituzione costitutiva della Repubblica”.  (Agenzia Dire)

“I dati dell’ultimo decennio dimostrano inequivocabilmente che il nostro comparto ha intrapreso da tempo la traiettoria di contenimento della spesa, richiesta dalla nuova governance europea. Di fatto noi stiamo già praticando ciò che viene richiesto all’Italia dall’Unione Europea. La spesa del comparto dei Comuni sul totale della spesa pubblica è passata dall’8,2% del 2011 al 6,5% attuale e l’indebitamento dal 3% all’1,5%”. Un ulteriore restringimento del perimetro della spesa sulla parte corrente dei bilanci diventerebbe insostenibile per tantissimi Comuni già in crisi o in tensione finanziaria. Per questo chiediamo che si valuti l’opzione di fissare un obiettivo generale di comparto, intorno cui orientare la gestione finanziaria locale senza però precostituire ulteriori regole finanziarie, rispetto a quelle sul pareggio di bilancio”. Lo ha affermato Alessandro Canelli, delegato alla Finanza locale, sindaco di Novara e presidente Ifel, in audizione davanti le commissioni Bilancio di Camera dei deputati e Senato riunite, nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame del Piano strutturale di bilancio di medio termine. (Leggi documento di audizione).
Canelli ha innanzitutto ricordato come negli ultimi anni “la spesa reale per il comparto dei Comuni è diminuita sensibilmente, a fronte di un aumento dei costi per le forniture e per i servizi”. Nell’ultimo triennio “abbiamo dovuto – ha sottolineato – far fronte ad aumenti nei contratti collettivi nazionali del lavoro, ad aumenti della spesa per il personale a parità di personale che però che si pagano i comuni, l’ultimo da 500 milioni di euro ancora in corso di assorbimento nei bilanci. Abbiamo poi dovuto far fronte a una crescente spesa sociale soprattutto per gestire il fenomeno dei minori e di coloro i quali hanno bisogno di assistenza scolastica specifica perché certificati con diversi tipi di disabilità”.
In questo scenario, “restringere ancora i limiti di spesa sulla parte corrente dei bilanci appare insostenibile, anche perché riparte il meccanismo di perequazione orizzontale che in questi anni – ha spiegato –  siamo riusciti a sterilizzare grazie all’utilizzo del rimborso dei 560 milioni di euro del dl 66 del 2014. Un meccanismo che ci ha consentito da una parte di non far perdere risorse ai Comuni più dotati secondo il sistema perequativo, ma di assicurare comunque a quelli più poveri la crescita di risorse necessaria per andare avanti nel meccanismo di superamento della spesa storica”.
Il delegato Anci è tornato poi sull’ipotesi avanzata nel corso dei colloqui tra Anci e il ministro delle Finanze Giorgetti, che ha mostrato sensibilità ai temi sollevati dall’Associazione. “Anche l’ulteriore ipotesi di prevedere un accantonamento sulla parte corrente dei bilanci in modo tale che, una volta accertato che non ci siano necessità sugli equilibri, lo si possa spendere sulla parte investimenti, sarebbe comunque un forte vincolo e non consentirebbe ai Comuni di poter affrontare tante spese e tanti servizi di carattere essenziale”, ha sottolineato Canelli.
Il presidente Ifel ha, invece, ribadito la richiesta di valutare l’opzione di fissare un obiettivo generale di contenimento della spesa a livello di comparto. “Un approccio ‘di comparto’ permetterebbe di evitare vincoli da applicare ai singoli enti locali e di mettere a fuoco le complesse problematiche di trasposizione dei vincoli europei ai contesti territoriali, così da regolare l’eventuale contributo nel caso di mancato rispetto del vincolo generale in modo chirurgico. Si eviterebbe così il rischio di mettere in estrema difficoltà gli enti che già sono in sofferenza, anche perché – ha concluso Canelli – il comparto dei Comuni è composto da un’articolazione di enti, ciascuno con la propria specificità.” (Anci.it)


QUESTION TIME

NUCLEARE. PICHETTO: MISURE STABILI PER PROMUOVERE INVESTIMENTI PRIVATI

Nel quadro del percorso che intende riportare l’Italia all’era nucleare, con riferimento al tema delle risorse, “alcune misure di sostegno alle attività di ricerca sono già ricomprese nel Piano di Ricerca di Sistema e in Mission Innovation” ma “è evidente che il quadro normativo che si sta delineando agevolerà la definizione di misure stabili, in grado di promuovere investimenti privati in questo settore, garantendo, in particolare, un sostegno finanziario alle prime fasi di sviluppo dei progetti, il costante supporto per la ricerca industriale, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico delle imprese e la sostenibilità a lungo termine del programma nucleare”. Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, lo dice rispondendo a un quesito nel corso del question time alla Camera. “Sarà poi chiaramente il mercato a definire la convenienza economica di una fonte energetica rispetto all’altra, considerando che tutte le fonti hanno un rischio in termini di economicità, di sicurezza degli approvvigionamenti, di incremento dei costi delle materie prime e di dipendenza da una prevalente catena di approvvigionamento”, precisa Pichetto. Sulla base degli esiti della Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile (PNNS), “un gruppo di lavoro ad hoc sta procedendo ad un riordino della legislazione di settore per garantire un nuovo quadro normativo ed un sistema di governance finalizzato a supportare il programma di produzione nucleare sostenibile in Italia”, ricorda il titolare del MASE. Quindi, “entro la fine del 2024 verrà valutato uno schema di legge-delega che sarà quindi auspicabilmente sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025, in linea con quanto previsto nel Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine”, ribadisce Pichetto. L’obiettivo è “favorire la ripresa della produzione di energia da fonte nucleare, insieme allo sviluppo delle infrastrutture, al potenziamento del know how, alla promozione di partenariati pubblico-privati, ed al rafforzamento di accordi internazionali”, conclude il ministro. (Agenzia Dire)

MATERIE PRIME CRITICHE. PICHETTO: VIETATA ATTIVITÀ MINERARIA IN AREE PROTETTE

“Anche a seguito dell’introduzione delle disposizioni inserite nel nuovo decreto legge 84/2024, resta vietata qualsiasi attività di estrazione mineraria nelle aree protette nazionali e regionali, e ai siti della Rete Natura 2000, ivi incluso il Parco Naturale Regionale del Beigua”. Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, lo dice rispondendo a un quesito nel corso del question time alla Camera

“Il governo sta rivolgendo la massima attenzione al tema delle terre rare, o materie prime critiche, in quanto strettamente correlate alle tecnologie sviluppatesi per la decarbonizzazione energetica, nonché alle nuove forme di mobilità ed all’innovazione in ambito produttivo e industriale”, prosegue Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. “Non si tratta di una mera valutazione di tipo economico, collegata ai recenti rialzi di valore sul mercato o all’aspettativa di una domanda in continua crescita nei prossimi anni- spiega Pichetto- Sostanze quali il litio, il più diffuso, ma anche la grafite o il titanio, citato dall’Onorevole interrogante, soffrono di un alto rischio nella fornitura”. Un adeguato approvvigionamento rappresenta perciò “una sicurezza verso le sfide che la politica energetica ed industriale stanno ponendo per il futuro, ed alle quali il Governo è chiamato a rispondere, ed è inoltre una garanzia di fronte alle incertezze connesse alle dinamiche geopolitiche”, sottolinea il titolare del MASE. Sull’argomento è stato appositamente predisposto il Tavolo nazionale per le materie critiche, “il cui obiettivo specifico è coniugare le esigenze industriali e la sostenibilità, attraverso la messa a punto di una strategia nazionale in coordinamento con le iniziative eurounitarie”, ricorda Pichetto, “nel Regolamento europeo sulle materie prime critiche sono già precisate le modalità di contemperamento delle esigenze strategiche di estrazione e trasformazione con quelle di tutela ambientale all’interno dei siti della Rete Natura 2000”. Dunque, “resta vietata qualsiasi attività di estrazione mineraria nelle aree protette nazionali e regionali, e ai siti della Rete Natura 2000, ivi incluso il Parco Naturale Regionale del Beigua”, conclude.  (Agenzia Dire)

 

Rassegna parlamentare a cura di MF