INDAGINE CONOSCITIVA SUL NUCLEARE
Continuiamo la rassegna delle audizioni in commissione delle scorse settimane.
CONFINDUSTRIA
Per il ritorno dell’Italia al nucleare “parliamo essenzialmente di small reactor, abbiamo sviluppato lavoro ricognizione con enea per fare il punto sull’energia da fissione. Il grado di maturità degli SMR è abbastanza importante, si prevede che il primo sarà in funzione nel 2030, anche se a quella data forse la tecnologia non sarà completamente matura”. Intanto “ce ne sono due in funzione, in Russia e Cina, e tanti progetti in sviluppo, 80 a livello globale che indicano la priorità verso cui andare”. Aurelio Regina, delegato per l’Energia di Confindustria, lo dice in audizione alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione. “In Europa 18 Paesi prevedono di potenziare il loro sistema nucleare o di sviluppare nuovi progetti”, segnala Regina.
Il ritorno al nucleare è un tema “che riteniamo fondamentale” e per il quale “Confindustria intende dare grande supporto a iniziative di carattere industriale”, per “integrare una materia cruciale, fondamentale, in un quadro complessivo che vede il Paese rivedere la sua politica energetica nell’ambito del trilemma energetico che comprende decarbonizzazione, competitività dei costi, sicurezza e indipendenza”, con “questi ultimi due aspetti che dal Covid e dal quadro internazionale si sono venuti ad aggravare”. Quello del “sistema dei prezzi e della competitività è un tema molto serio per il sistema industriale”, ricorda Regina, “paghiamo l’energia in misura consistentemente maggiore rispetto ai partner europei. A gennaio sono stati superati i 150 euro a MegaWatt per l’elettricità e il gas ha sfondato quota 50 euro a MW, cifre sensibilmente maggiori rispetto ad altri paesi europei che stanno minando profondamente la competitività”. Rispetto ai prezzi, “l’opzione nucleare incide fortemente”, dice il delegato di Confindustria, “nei Paesi che lo hanno il prezzo dell’energia è il più basso in assoluto, sia nei Paesi nordici che in Francia e Spagna”.
Il nucleare ha un ruolo per “la sicurezza degli approvvigionamenti”. Basti pensare che “per produrre 1 GigaWatt da nucleare si ha bisogno di poco più di 9 kilogrammi di materie prime critiche, contro i 207 kg per il fotovoltaico e i 162 kg per la stessa produzione con l’eolico”. L’energia atomica garantisce poi “più sicurezza perché la produzione dell’uranio necessario è concentrata in Paesi a bassissimo rischio politico come Canada e Australia, rispetto a materiali prevalentemente di origine cinese”. Aurelio Regina, delegato per l’Energia di Confindustria, lo dice in audizione alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione. “Il tema sicurezza nel quadro complessivo di diversificazione approvigionamenti ha un ruolo importante”, dice Regina, “siamo passati da forniture di gas monodirezionali a forniture pluridirezionali, questo ha portato una maggiore sicurezza negli approvigionamenti ma ha portato anche a doversi far carico di tensioni geopolitiche complesse che stanno influendo sui prezzi”. Ecco perché “riteniamo che l’opzione nucleare sia fondamentale nel diversificare il mix energetico nel medio e lungo periodo”, prosegue. C’è poi il tema della “riduzione delle emissioni”, prosegue il delegato per l’Energia di Confindustria, “se vogliamo raggiungere obiettivi dell’Accordo di Parigi l’opzione nucleare è fondamentale”. C’è ancora il tema della “produzione energia”, avverte Regina, “come indica il PNIEC, andiamo verso un raddoppio del consumo di energia elettrica da qui al 2050, l’unico modo per integrare rinnovabili è considerare lopzione nucleare”.
– Per quel che riguarda il ritorno al nucleare, “sui costi credo che ora nessuno possa dare una chiara determinazione, l’unico studio a disposizione è quello sviluppato da Edison che indica che il costo del MegaWatt nucleare di nuova generazione è simile a quello delle fonti rinnovabili”. Ciò detto, “va guardato il quadro complessivo: per le rinnovabili abbiamo speso sinora 200 miliardi di euro dei cittadini per garantire una produzione molto limitata e ne dovremo spendere altri 80 miliardi”, dunque “se investissimo qualche decina miliardi per una fonte stabile e sicura come sembra essere il nucleare, credo possa essere importante per il nostro futuro”. . Intanto, come Confindustria “lavoriamo a uno studio con ENEA che tiene conto anche dell’aspetto economico, sarà pronto nei prossimi mesi”, aggiunge Regina.
“Sarà importante integrare l’opzione nucleare nella riforma del mercato elettrico alla quale stiamo lavorando, integrando la fonte nucleare nei meccanismi che gia oggi in parte operano sulle rinnovabili in un mercato unico sganciato da,lla produzione termoelettrica”. Noi vediamo un futuro dove il nucleare di nuova generazione, con uno sviluppo significativo delle rinnovabili, può costituire con altre tecnologie che matureranno la dorsale economica in un mix tecnologico che può rendere ancora competitivo il nostro Paese e farlo rimanere un grande sistema industriale”, dice Regina. (Agenzia Dire).
Continua la prossima settimana –
LEGGE DI DELEGAZIONE EUROPEA
La Commissione Politiche dell’UE del Senato ha proseguito l’11 e il 12 febbraio l’esame del ddl recante delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2024 (AS. 1258 Governo). Iniziate le votazioni sugli emendamenti.
DECRETO MILLEPROROGHE
Con 97 voti favorevoli e 57 contrari, l’Aula del Senato ha approvato il 13 febbraio, il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi (AS.1337-A) (scade il 25 febbraio) sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia.
Tra le principali novità, il mancato rinvio delle polizze catastrofali. Le aziende avranno dunque tempo fino al 31 marzo 2025 per stipulare un’assicurazione contro le catastrofi naturali, senza ulteriori proroghe. Alcuni emendamenti proponevano di estendere la scadenza fino a giugno o dicembre, ma sono stati ritirati o respinti.
Su questo punto, sono intervenuti le associazioni degli artigiani e cooperative. “Con il mancato accoglimento degli emendamenti in materia, presentati al decreto “Milleproroghe”, resta confermato il termine del 31 marzo 2025 per adempiere all’obbligo di stipula di polizze contro i rischi catastrofali e le calamità naturali da parte della generalità delle imprese italiane. Dunque, quasi quattro milioni di imprese – micro, piccole, medie e grandi – avrebbero a disposizione poco più di un mese per sottoscrivere polizze di particolare complessità, per le quali si è, peraltro, ancora in attesa della pubblicazione in Gazzetta del previsto decreto attuativo. Si tratta con tutta evidenza di una tempistica impraticabile. CNA, Confartigianato, Casartigiani, Confcommercio, Confesercenti e Confcooperative chiedono, dunque, che il governo intervenga in sede di maxi-emendamento prevedendo una proroga adeguata, anche in considerazione dell’emendamento di proroga al 31 dicembre 2025 intanto approvato in Commissione per i soli settori della pesca e dell’acquacoltura.”
Inoltre, “Al dl Milleproroghe è stato approvato con riformulazione in commissione l’emendamento a mia prima firma per la proroga di 12 mesi della deroga già introdotta per consentire più flessibilità temporale nell’uso dei combustibili alternativi utilizzati dalle imprese che operano nel settore della produzione del cemento. La possibilità di utilizzo di combustibili alternativi, compreso il combustibile solido secondario (CSS) in questi settori energivori rappresenta una boccata d’ossigeno, facendo fronte ai costi dell’energia ed inoltre agevola la decarbonizzazione dei cementifici italiani. Sono felice che questa sensibilità di cui mi sono fatto promotore in sede parlamentare abbia trovato ascolto da parte del Governo e della maggioranza”. Lo dichiara in una nota Manfredi Potenti, senatore toscano della Lega. (Agenzia Dire).
DECRETO EMERGENZE: COMMISSARIO STRAORDINARIO PER LA DIGA DI VETTO
“Ok alla nomina di un Commissario straordinario per la Diga di Vetto, che resterà in carica 24 mesi per poter procedere in maniera celere alla progettazione dell’opera così importante per il fabbisogno idrico e la difesa idraulica delle province di Parma e Reggio Emilia. Lo avevamo chiesto a più riprese e siamo soddisfatti che questa misura, presentata anche dalla Lega con il relatore Rebecca Frassini, sia stata approvata nel Dl Emergenze. La figura del Commissario straordinario ‘ad hoc’ è fondamentale per garantire finalmente risposte certe ai nostri cittadini, oltre che alle imprese e agli agricoltori che svolgono la propria attività su questi territori, e siamo felici che questo potrà concretizzarsi esclusivamente grazie all’impegno del Ministro Salvini che dal suo arrivo al ministero ha ribadito l’importanza di questo invaso. L’acqua è vita, lavoro, prosperità e senza questa risorsa non vediamo futuro. Determinati ad andare dritti spediti fino alla realizzazione di quest’opera fondamentale, per scongiurare crisi idrica e garantire la sicurezza idraulica alle nostre comunità”. Lo dichiara la deputata della Lega eletta a Parma Laura Cavandoli. (Agenzia Dire).
POLITICHE INDUSTRIALI: APPROVATE MOZIONI
L’Aula della Camera ha concluso l’11 febbraio la discussione delle mozioni in materia di politiche industriali (1-00374 Chiara Braga – PD, 1-00376 (nuova formulazione) Emma Pavanelli – M5S, 1-00378 Francesca Ghirra – AVS, 1-00380 Davide Faraone – IV, 1-00385Gianluca Caramanna – FdI, Alberto Luigi Gusmeroli – Lega, Maurizio Casasco – FI e Ilaria Cavo – NM-MAIE e 1-00391 Fabrizio Benzoni – Az).
È scontro alla Camera sulla pdl per la settimana corta
Non si attenua lo scontro tra maggioranza e opposizioni nelle Aule parlamentari. Una nuova occasione arriva dalla proposta di legge sulla settimana corta. La Camera ha infatti approvato, per 29 voti di differenza, la richiesta della maggioranza di rinviare in Commissione la pdl che prevede la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. La motivazione è la mancanza di coperture, per la quale è necessario un ulteriore approfondimento. Subito dopo Pd e M5S chiedono la convocazione della conferenza dei capigruppo, che viene fissata in serata. Ma anche da lì escono delusi: “Come avevamo previsto, abbiamo preso atto che il Governo non è nelle condizioni di dire nulla sui tempi in cui la pdl tornerà in Aula, su quando verrà presentata un’eventuale proposta della maggioranza, e quindi noi denunciamo ancora una volta che questa pdl, per noi fondamentale, è stata buttata in tribuna per evitare di occuparsi di un tema così importante per milioni di lavoratori”, dice la capogruppo del Pd Chiara Braga.
In Aula è il presidente della Lavoro Walter Rizzetto a chiedere il rinvio in Commissione, poi approvato: “Sul provvedimento si è riunito il comitato dei nove per l’eventuale esame delle proposte emendative ma alla luce dei lavori della commissione Bilancio e del testo che ci ha fornito, emergono delle criticità sotto i profili di copertura finanziaria, oltre ad alcuni rilievi che la Commissione Bilancio ha formulato. Si parla di possibili effetti onerosi per la finanza pubblica e di portata normativa rispetto al provvedimento in esame. La stima è nell’ordine di 8 miliardi di euro”. (Nomos).
PDL PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI
In uno scontro aperto tra sindacati, sembra subire una battuta d’arresto l’iter parlamentare della proposta di iniziativa popolare della Cisl sulla “partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell’impresa”, approdata lunedì scorso nell’aula della Camera. Il voto sul testo, fortemente modificato dalle commissioni Finanze e Lavoro, era previsto per questa settimana. Complice lo stop dovuto alla vicenda Almasri, tuttavia, al momento l’ok dell’assemblea di Montecitorio sembra rinviato.
Lo slittamento concederà più tempo al Pd per decidere come votare. I dem, infatti, si sono schierati contro il mandato ai relatori rimettendo all’iter in aula una decisione sul voto. La scorsa settimana i deputati si sono riuniti proprio per trovare una sintesi tra gli iscritti contrari al testo modificato (sono state molte le norme soppresse) e quelli che, invece, avendo sostenuto la proposta della Cisl non avrebbero intenzione di cambiare direzione.
“Se non ci saranno adeguate aperture sarà impossibile votare a favore”, ha dichiarato a Public Policy il capogruppo Pd in commissione Lavoro Arturo Scotto. Aperture che dovrebbero arrivare con l’accoglimento di alcuni emendamenti presentati dai dem, tra i quali quelli che provano a reinserire il riferimento alla contrattazione collettiva all’interno del testo. In mancanza di queste aperture, quindi, le alterative, sarebbero l’astensione o il voto contrario.
A votare contro la nuova versione del testo saranno certamente Avs e Movimento 5 stelle. “Spiace che chi ha firmato quella proposta sia stato tradito da una maggioranza e da un Governo che l’hanno usata a proprio uso e consumo”, le parole della capogruppo M5s Valentina Barzotti. “La presenza di un rappresentante dei lavoratori anche nelle società a partecipazione pubblica, prevista nella versione iniziale del testo, è stata cancellata dalla maggioranza”, evidenzia la deputata manifestando “il fondato timore di trovarci davanti a un antipasto del piano di svendita delle quote delle nostre partecipate senza che i lavoratori possano proferire parola”.
Ma l’esame della pdl si è rivelato un terreno di scontro anche sindacale. Nelle scorse settimane, infatti, il leader della Cgil Maurizio Landini ha parlato di una “proposta al ribasso rispetto a quanto già concordato sui diritti di informazione e consultazione nei contratti nazionali ed aziendali”. Il testo, secondo il segretario della Cgil “limita la partecipazione dei lavoratori alla semplice presenza nei consigli di amministrazione, indicando una generica partecipazione agli utili e cancellando il rapporto tra salario e reale prestazione lavorativa”. (Public Policy)
QUESTION TIME
ENERGIA. GIORGETTI: NELLE PROSSIME SETTIMANE PROVVEDIMENTO SU PREZZI
– “Nelle prossime settimane un provvedimento con riferimento alle dinamiche dei prezzi dell’energia dovrà essere assunto”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo durante il question time al Senato a un’interrogazione da parte del leader di Italia Viva, Matteo Renzi. “L’andamento dei prezzi dell’energia e in particolare i prezzi delle bollette, che non dipendono dal comportamento del Governo ma da fattori totalmente estranei e dinamiche che talvolta hanno anche caratteristiche speculative, su cui l’attenzione in questo momento del Governo è massima”. In particolare, ha chiosato Giorgetti, “aggiungo che probabilmente una onesta riflessione su cosa abbia significato il passaggio al libero mercato per quanto riguarda gli utenti del mercato domestico dell’elettricità debba essere fatta”. (Agenzia Dire).
Rassegna parlamentare a cura di MF