Decreto Bollette, niente rinvio per le polizze catastrofali

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DECRETO BOLLETTE

La discussione del dl Bollette è stata calendarizzata venerdì 11 aprile, prevista l’apposizione della questione di fiducia da parte del governo. Alle ore 14 dichiarazione di voto sulla fiducia. Alle ore 15.40 la votazione per appello nominale. Al termine seguito dell’esame che poi riprenderà martedì 15 aprile. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.  

Intanto, nell’esame in Commissione sono stati dichiarati inammissibili 84 emendamenti su 350.

Tra i caduti anche alcune correzioni attese dalle imprese e spinte dal governo come quella sulle polizze catastrofali e quella sulle auto aziendali, bocciate per estraneità di materia dopo i ricorsi in Commissione. 

Nulla da fare quindi per la proroga delle polizze catastrofali. Un emendamento di Fratelli d’Italia a firma Riccardo Zucconi che spostava di sette mesi (dal 31 marzo al 31 ottobre prossimo) l’obbligo di sottoscrizione, da parte delle imprese, di una polizza assicurativa contro le calamità naturali (terremoti, frane e alluvioni), che attualmente ha come scadenza lunedì 31 marzo. Senza un intervento diretto del Governo con una nuova norma di urgenza, piccole e grandi imprese si troverebbero in una situazione di assoluta incertezza su come adempiere all’obbligo assicurativo. Proprio per questo la bocciatura in commissione non toglie dal tavolo l’ipotesi di una proroga da inserire in un altro provvedimento d’urgenza che però potrebbe non essere lunga sette mesi e, rispetto alle formulazioni parlamentari, vincolata a specifiche condizioni.

Altro tema è quello della revisione dello stop agli incentivi per le caldaie a gas, su cui sono intervenute le associazioni ambientaliste.

 “Dopo lo stop ottenuto con non poca fatica sugli incentivi alle caldaie a gas, il Governo tenta di far marcia indietro attraverso il Decreto Bollette che già di suo presenta diverse criticità come il continuo ricorso a misure emergenziali e non strutturali per aiutare famiglie e imprese e l’utilizzo fino al 50% delle risorse del Fondo Sociale per il Clima su cui si è aperta una consultazione nelle scorse settimane“. Lo dichiarano Associazione per il Riscaldamento Senza Emissioni – A.R.S.E., Coordinamento Free, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente e WWF Italia. Come avevamo già sottolineato dalle sigle ambientaliste e di categoria, “continuare ad incentivare le caldaie a gas, non va solo contro quanto stabilito dalle Direttive europee, che in tal senso sono chiare e definitive, ma rischia di portare l’Italia sotto procedura di infrazione, rischiando di far sprecare risorse economiche che possono essere utilizzate per priorità ben più importanti“. Tali norme, in particolare la direttiva sull’efficienza energetica degli edifici e i successivi documenti di implementazione, proibiscono di incentivare qualsiasi tipo di impianto di riscaldamento che funzioni, anche temporaneamente, con gas fossile. “È ben vero che i prodotti ibridi, che abbiano un contributo rilevante da fonti rinnovabili, stimato in almeno il 50%, (in Germania le norme nazionali fissano un minimo del 65%) possono essere agevolati, ma rigorosamente e in maniera proporzionale al loro uso di fonti rinnovabili- dicono le associazioni- Ecco che quindi un sistema ibrido con caldaia a gas + pompa di calore, può essere sostenuto ma solo per la parte di energia rinnovabile, ovvero la pompa di calore, pena l’infrazione della norma comunitaria”. Non solo: “è certamente vero che, ancorché assolutamente improbabile, un futuro uso del biometano e dell’idrogeno verde per l’uso domestico consentirebbe di incentivare le caldaie che usassero questi combustibili, ma la norma specifica chiaramente che una caldaia a gas che fosse installata ‘in attesa’ del loro arrivo, con la banale caratteristica di essere ‘compatibile’ (praticamente tutte le caldaie moderne lo sono) non consente, oggi, assolutamente il loro finanziamento agevolato: la norma esplicita chiaramente che per essere incentivate, le caldaie devono essere connesse ad un utenza che utilizza, fin dal momento dell’installazione, 100% biometano o idrogeno verde”. 

Di fronte a tali evidenze, “messe nero su bianco dalle Direttive”, avvertono Associazione per il Riscaldamento Senza Emissioni – A.R.S.E., Coordinamento Free, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente e WWF Italia, “non vi è spazio né per le caldaie ‘H-ready’ ovvero potenzialmente pronte per un futuro -aleatorio- uso, né tanto meno per l’incentivazione totale di caldaie ibride. Per il biometano, ovviamente tutte le caldaie, per definizione, sono biometano-ready e quindi la norma si tradurrebbe in un sostegno economico all’acquisto di tutte le caldaie senza alcun vincolo ambientale richiesto”. “Il tema importante oggi da affrontare – concludono A.R.S.E., Coordinamento Free, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente e WWF Italia- è quello di avere strumenti e politiche che rendano possibili gli investimenti per le famiglie a tecnologie sostenibili come le pompe di calore, con particolare riguardo alle famiglie a basso e medio reddito che con maggiori difficoltà possono arrivare a fare investimenti importanti in questa direzione. Continuare a sprecare risorse economiche in caldaie a gas, o senza la distinzione della parte rinnovabile per le ibride, o ancora per quelle che forse un giorno potranno andare a idrogeno o a biometano (risorse che dovrebbero essere utilizzate in settori decisamente diversi da quello domestico) vuol dire solo condannare le famiglie e il Paese ad una dipendenza da fonti fossili, climalteranti e costose e senza speranze di ridurre i costi in bolletta. E davvero non ne capiamo la ragione”(Agenzia Dire).


DECRETO PA

Si prospetta un iter molto veloce per l’esame del dl Pa. Si tratta del decreto legge – varato il 19 febbraio dal Cdm – recante “disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni”.

Il provvedimento è stato assegnato alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera dove i vari gruppi dovranno indicare i soggetti da audire nel numero massimo di due per gruppo, ferma restando la possibilità di richiedere a eventuali soggetti ulteriori la presentazione, entro il 25 marzo, di un contributo scritto.

Il ciclo di audizioni si è concentrato nelle sole giornate di lunedì 24 e martedì 25 marzo. Mentre mercoledì 26 è scaduto  il termine per la presentazione di emendamenti.

La comunicazione delle proposte ritenute inammissibili è attualmente prevista per il 31 marzo, mentre il 1° aprile si darà conto di eventuali riammissioni. I relatori del provvedimento sono Paolo Emilio Russo (FI), Tiziana Nisini (Lega) e Marta Schifone (FdI). (Public Policy)

Anci ha inviato diverse proposte emendative.


PDL GESTIONE AUTONOMA SERVIZIO IDRICO

Arera ha inviato sulla pdl  una memoria scritta. La memoria, nel considerare la dichiarata finalità delle pdl in esame di aggiornare la disciplina della salvaguardia rispetto al principio di unicità della gestione del servizio idrico integrato, rileva che entrambe le proposte di legge in esame delineano processi scanditi, in alcuni casi, da termini ampiamente spirati. Pertanto, al fine di compiutamente valutare gli impatti che tali misure una volta approvate potrebbero determinare, l’Autorità ritiene necessaria una rimodulazione di tali termini, anche in forza delle modifiche regolatorie nel frattempo intervenute. Tali pdl, riconsiderando la disciplina delle deroghe alla gestione unica d’ambito mediante l’introduzione di modifiche rilevanti al quadro attualmente vigente, potrebbero introdurre ulteriori elementi di incertezza relativamente ai percorsi intrapresi verso la costituzione e la piena operatività di gestori integrati, soprattutto nei contesti in passato caratterizzati da perduranti inerzie nell’affidamento del servizio, con effetti negativi anche in termini di efficacia implementativa degli interventi ammessi a beneficiare di risorse pubbliche.


PFAS: L’Aula della Camera ha approvato mozioni

L’Aula della Camera ha concluso il 26 marzo la discussione delle mozioni concernenti iniziative a tutela dell’ambiente e della salute in relazione alle sostanze pelfluoroalchiliche (Pfas) (1-00293 (ulteriore nuova formulazione) Luana Zanella – AVS, 1-00297 Ilaria Fontana – M5S, 1-00411 Chiara Braga – PD e 1-00419 Piergiorgio Cortelazzo – FI, Aldo Mattia – FdI, Elisa Montemagni – Lega e Martina Semenzato – NM-MAIE) 


Intelligenza Artificiale. Approvato dal Senato il disegno di legge delega

L’Assemblea del Senato ha approvato giovedì 20 marzo il disegno di legge “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale”, composto da 28 articoli raggruppati in VI Capi.

Questo ddl, che ora è all’esame della Camera dei Deputati, “reca princìpi in materia di ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione e applicazione di sistemi e di modelli di intelligenza artificiale. Promuove un utilizzo corretto, trasparente e responsabile, in una dimensione antropocentrica, dell’intelligenza artificiale, volto a coglierne le opportunità. Garantisce la vigilanza sui rischi economici e sociali e sull’impatto sui diritti fondamentali dell’intelligenza artificiale. Le disposizioni della legge si interpretano e si applicano conformemente al regolamento (UE) 2024/1689 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 giugno 2024”.

I principi generali

L’articolo 3 del ddl indica i principi generali. “La ricerca, la sperimentazione, lo sviluppo, l’adozione, l’applicazione e l’utilizzo di sistemi e di modelli di intelligenza artificiale per finalità generali avvengono nel rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà previste dalla Costituzione, del diritto dell’Unione europea e dei princìpi di trasparenza, proporzionalità, sicurezza, protezione dei dati personali, riservatezza, accuratezza, non discriminazione, parità dei sessi e sostenibilità.

Lo sviluppo di sistemi e di modelli di intelligenza artificiale per finalità generali avviene su dati e tramite processi di cui deve essere garantita e vigilata la correttezza, l’attendibilità, la sicurezza, la qualità, l’appropriatezza e la trasparenza, secondo il principio di proporzionalità in relazione ai settori nei quali sono utilizzati.

I sistemi e i modelli di intelligenza artificiale per finalità generali devono essere sviluppati e applicati nel rispetto dell’autonomia e del potere decisionale dell’uomo, della prevenzione del danno, della conoscibilità, della trasparenza, della spiegabilità e dei princìpi di cui al comma 1, assicurando la sorveglianza e l’intervento umano.

L’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale non deve pregiudicare lo svolgimento con metodo democratico della vita istituzionale e politica e l’esercizio delle competenze e funzioni delle istituzioni territoriali sulla base dei princìpi di autonomia e sussidiarietà.

La legge non produce nuovi obblighi rispetto a quelli previsti dal regolamento (UE) 2024/1689 per i sistemi di intelligenza artificiale e per i modelli di intelligenza artificiale per finalità generali.

Al fine di garantire il rispetto dei diritti e dei princìpi di cui al presente articolo deve essere assicurata, quale precondizione essenziale, la cybersicurezza lungo tutto il ciclo di vita dei sistemi e dei modelli di intelligenza artificiale per finalità generali, secondo un approccio proporzionale e basato sul rischio, nonché l’adozione di specifici controlli di sicurezza, anche al fine di assicurarne la resilienza contro tentativi di alterarne l’utilizzo, il comportamento previsto, le prestazioni o le impostazioni di sicurezza.

La legge garantisce alle persone con disabilità il pieno accesso ai sistemi di intelligenza artificiale e alle relative funzionalità o estensioni, su base di uguaglianza e senza alcuna forma di discriminazione e di pregiudizio, in conformità alle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 13 dicembre 2006, ratificata e resa esecutiva in Italia ai sensi della legge 3 marzo 2009, n.18”. (Ali Autonomie)


PDL PARTECIPAZIONE LAVORATORI ALL’IMPRESA

Proseguono le audizioni in commissione. Sulla partecipazione economica, “porre la detassazione dell’attribuzione delle stock options in alternativa ai premi di risultato rischia di disincentivare la finalità della norma che è incentivare l’attribuzione di quote di capitale con azioni”. Lo ha detto Lorenzo Lama, in rappresentanza di Confservizi, in audizione (dai minuti 9:42 e 32:50) in commissione Affari e sociali del Senato sulla pdl partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili dell’impresa. In linea di massima dichiara, “siamo favorevoli all’idea di introdurre la partecipazione per via legislativa, ma per noi sono necessarie alcune pre condizioni”. “Il nostro sistema sindacale è un sistema che si caratterizza per un altissimo tasso di anomia e molti altri articoli della Costituzione non sono pienamente attuati. Mi riferisco all’articolo 39 sulla contrattazione collettiva ad esempio. Si capisce, quindi, perché il provvedimento sia cauto sulla partecipazione gestionale. Riteniamo, perciò, che vada attuato non solo l’articolo 46 della Costituzione, ma anche tutte quelle disposizioni che possono impattare sul mercato del lavoro”. Qui il link per rivedere l’audizione: https://lnkd.in/dBu8sMZ6 


DDL AUTONOMIA DIFFERENZIATA

“Delega al Governo per fissare in nove mesi gli standard senza aumentare spesa e pressione fiscale”: questa sarebbe la volontà della maggioranza parlamentare, per approvare un Disegno di legge che possa superare le stroncature della Corte costituzionale e prevedere nuovi Lep per dodici materie da individuare in nove mesi.

La Lega torna quindi a rilanciare sull’Autonomia e in attesa dei decreti sui Livelli essenziali di prestazioni e servizi, che renderanno operativa la riforma, avvisa gli alleati: non si facciano scherzi. Il messaggio viene da Riccardo Molinari, capogruppo del Carroccio alla Camera e portavoce nei giorni scorsi dell’ennesimo distinguo del suo partito sul fatto che Giorgia Meloni non avesse il mandato a votare il piano di riarmo europeo di Ursula von der Leyen. Sul futuro dell’autonomia differenziata diventata legge a giugno, il leghista avverte: “Non vorremmo che ci fossero frenate nei ministeri per qualcosa che è un punto fondamentale dell’alleanza di governo”. La paura non detta è che, sui Lep o sulle materie non Lep, alcuni Ministri (non leghisti) possano mettersi di traverso o temporeggiare. Il pensiero corre alla gestione delle emergenze (dalle alluvioni ai terremoti, ad esempio) che spetta ora al ministero di Nello Musumecivisto che ha anche la delega alla Protezione civile, la stessa su cui puntano alcuni governatori, a partire dal leghista Luca Zaia

Altro tema potrebbe essere l’exportForza Italia vuole che resti una competenza nazionale e non decidano le Regioni. Di certo la riforma sarà al centro della giornata organizzata dalla Lega sabato a Padova e intitolata la “sfida dell’autonomia”, un’occasione, per Matteo Salvini, per rassicurare il fronte nordista del partito ma anche per raccogliere i consensi (e cioè le firme) sulla mozione del segretario della Liga Veneta, e numero due di Salvini, Alberto Stefani. Il documento scommette sulla difesa dell’identità locale, l’autonomia e il federalismo intesi come “il DNA di questo movimento”. Quella di Stefani è una delle 5 mozioni proposte per il Congresso federale della Lega del 5 e 6 aprile, dove Salvini non sarà messo in discussione. E a difendere l’attivismo internazionale di Salvini è di nuovo Molinari.   (Nomos).


DAL GOVERNO

La Cabina di regia Pnrr ha adottato la sesta Relazione sullo stato di attuazione del Piano. Nel corso della riunione a Palazzo Chigi, il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti ha illustrato il lavoro svolto dal Governo nel secondo semestre 2024 per conseguire, secondo quanto riferito, tutti gli obiettivi programmati che hanno consentito all’Italia di ricevere il pagamento della quinta rata, pari a 11 miliardi di euro, della sesta da 8,7 miliardi e di richiedere il pagamento della settima, pari a 18,3 miliardi di euro, connessa al conseguimento di 67 obiettivi. La sesta relazione al Parlamento “conferma il primato europeo dell’Italia nella sua realizzazione, per numero di obiettivi conseguiti, per risorse complessive ricevute e per numero di richieste di pagamento formalizzate e incassate”, scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella premessa del documentato. 

“Abbiamo ancora molto lavoro da fare, ma i risultati raggiunti finora ci rendono orgogliosi”. Il Ministro Foti, dal canto suo, rimarca: “Ora è il momento delle responsabilità. L’attività proseguirà nei prossimi mesi e vedrà il Governo Meloni, le amministrazioni, le prefetture, i soggetti attuatori e tutte le Istituzioni preposte produrre il massimo sforzo per raggiungere gli obiettivi inseriti nelle ultime tre rate del Piano, anche attraverso un suo eventuale aggiustamento”. Certo è che il giudizio della Corte dei Conti è in chiaroscuro: secondo i magistrati contabili, “il raggiungimento degli obiettivi qualitativi e quantitativi, stabiliti a livello nazionale e concordati a livello europeo, è in linea con le previsioni, mentre permangono alcune criticità che richiedono attenzione costante e interventi mirati, soprattutto in vista della scadenza del Piano fissata a giugno 2026”. 

Sul fronte finanziario, i dati della piattaforma ReGiS mostrano un rinvio di spese programmate per il biennio 2023-2024 pari a circa 2,4 miliardi di euro, con un conseguente incremento della spesa di 1,2 miliardi nel 2025 e 680 milioni nel 2026. “La carenza di personale negli uffici di rendicontazione e controllo ha prodotto un rallentamento sulle verifiche di spesa” e “il mancato regolare aggiornamento dei dati sulla piattaforma ReGiS da parte di alcune amministrazioni coinvolte”. Sulle indiscrezioni di stampa secondo cui il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sarebbe pronto a chiedere all’Ue il rinvio di un anno per il Piano dal 2026 al 2027, il Mef non commenta ma, intanto, le opposizioni attaccano e chiedono un’informativa urgente della premier in Aula. La richiesta a Montecitorio è stata lanciata da deputati di Pd, M5S, Avs, Iv e Azione (Nomos).

 

Rassegna parlamentare a cura di MF