Il decreto Bollette è legge: tutte le novità

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DECRETO PA

Con 141 voti favorevoli, 71 contrari e 2 astenuti l’Aula della Camera ha approvato il 23 aprile, in prima lettura, con modificazioni, il ddl di conversione in legge del decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni (AC.2308-A) (scade il 13 maggio), sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia (fiducia rinnovata con 188 voti favorevoli, 87 contrari e 4 astenuti).  

Prima della votazione finale la sottosegretaria per i rapporti con il Parlamento Matilde Siracusano ha accolto diversi dei 108 ordini del giorno presentati. 

Il provvedimento passa ora all’esame del Senato per la seconda e definitiva lettura.

Va convertito entro il 13 maggio e, già nell’aula di Montecitorio, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Sono numerose e profonde, tuttavia, le novità apportate al testo durante l’iter nelle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera, dove il provvedimento è passato da 22 a 49 articoli, assumendo il carattere di un decreto finalizzato a rispondere a numerose e variegate esigenze normative.

Gran parte delle novità di rilievo per il settore energia si trovano all’articolo 2 del provvedimento, che prevede innanzitutto l’assunzione di 50 funzionari al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, di cui metà dei posti riservati a “soggetti in servizio, che alla data di entrata in vigore del decreto abbiano svolto, alle dipendenze di società a partecipazione pubblica, attività di supporto tecnico specialistico e operativo in materia ambientale presso il Mase per almeno due anni, anche non continuativi, nel triennio anteriore alla predetta data”.

Sempre al Mase guardano alcune novità aggiunte al provvedimento nel corso dell’esame delle commissioni Affari costituzionali e Lavoro: tra queste, all’articolo 12, l’integrazione delle risorse destinate agli uffici di diretta collaborazione del ministero per far fronte alle attività connesse all’attuazione del Pniec e misure inerenti le richieste di comando e distacco di personale non dirigenziale. Un’altra disposizione inserita dalle commissioni prevede, all’articolo 2, l’istituzione di New – Nucleo end of waste, che dal 1° gennaio 2026 avrà il compito di rafforzare le competenze del Mase nell’ambito della normativa in materia di cessazione della qualifica di rifiuto. Il New sarà composto da cinque membri nominati con decreto ministeriale che resteranno in carica quattro anni, rinnovabili una sola volta.

Aggiunto nel corso dell’esame delle commissioni l’articolo 6-ter che dà la possibilità ai Comuni di nominare l’energy manager anche in associazione con altri enti locali.
Il provvedimento, all’articolo 7, interviene poi sull’organizzazione della struttura di missione per l’attuazione del Piano Mattei, istituita dal DL n. 161/2023 convertito nella legge n. 2/2024, portando da due a tre gli uffici dirigenziali di livello non generale e da 15 a 14 le unità di personale non dirigenziale.

Il DL PA prevede inoltre che Regioni e Province autonome possano stabilizzare entro fine anno i funzionari assunti dal Mase per realizzare gli interventi Pnrr per il contrasto al dissesto idrogeologico sul territorio.

Il provvedimento differisce poi il termine per l’approvazione dei piani finanziari del servizio di gestione dei rifiuti urbani, delle tariffe e dei regolamenti della Tari e della tariffa corrispettiva.

L’articolo 12 vede la nascita di un “Hub per l’intelligenza artificiale per lo sviluppo sostenibile”, in capo al ministero delle Imprese e del Made in Italy, per promuovere il trasferimento tecnologico in favore dei Paesi di cui al Piano Mattei, attraverso alleanze imprenditoriali, anche in cooperazione con gli organismi internazionali. Per la gestione del programma vengono stanziati poco più di 5 mln €. Nello stesso articolo viene esteso ai programmi di investimento di interesse strategico effettuati da imprese italiane l’iter autorizzativo semplificato previsto per quelli stranieri superiori al miliardo di euro.

Nel corso dell’esame in aula il Governo ha accolto alcuni ordini del giorno, tra cui uno del PD (9/2308-A/93, testo modificato nel corso della seduta) per estendere, nel primo provvedimento utile, le facilitazioni funzionali in materia di contratti a tempo determinato nella Pa anche ai Comuni che realizzano gli interventi previsti dai piani pluriennali di investimenti relativi al rinnovo delle concessioni geotermiche.

Per un inquadramento generale sul decreto, ascolta la puntata dedicata del podcast Primo Firmatario a questo link


DECRETO BOLLETTE

Con 99 voti favorevoli, 62 contrari e 1 astenuto, l’Aula del Senato ha approvato il 23 aprile definitivamente, con voto di fiducia, il disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza (AS. 1463, approvato dalla Camera).

La legge n° 60 del 24 aprile 2025 di conversione del decreto è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 29 aprile ed è entrata in vigore il 30 aprile.

Le principali novità.

Contributo straordinario di 200 euro

L’articolo 1 prevede, al comma 1, il riconoscimento per il 2025 di un contributo straordinario di 200 euro sulle forniture di energia elettrica per i clienti domestici con un ISEE fino a 25.000 euro, nel limite delle risorse disponibili sul bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali.

Comunità Energetiche Rinnovabili

L’articolo 1-bis apporta modifiche alla disciplina delle comunità energetiche rinnovabili, prevedendo che ne possano essere soci o membri anche le aziende territoriali per l’edilizia residenziale, gli istituti pubblici di assistenza e beneficenza, le aziende pubbliche per i servizi alle persone e i consorzi di bonifica; viene inoltre specificato che le PMI, già incluse nel novero di soggetti che esercitano poteri di controllo nelle comunità energetiche rinnovabili, possono anche essere partecipate da enti territoriali.

L’articolo 1-ter definisce le modalità di ottenimento degli incentivi previsti per gli impianti asserviti a comunità energetiche rinnovabili, nel caso in cui essi abbiano avviato la propria attività entro 150 giorni dalla data di adozione del decreto ministeriale che disciplina gli incentivi a favore delle configurazioni di autoconsumo diffuso di energia rinnovabile (cosiddetto decreto CACER), ancorché prima della regolare costituzione della comunità energetica. Stabilisce inoltre che il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE) aggiorni le regole operative approvate ai sensi del suddetto decreto.

Azzeramento per un semestre della parte della componente ASOS

Una norma dispone che ARERA, nell’ambito delle risorse disponibili, azzeri per un semestre la parte della componente ASOS – a sostegno delle energie da fonti rinnovabili – applicata all’energia prelevata per i clienti non domestici in bassa tensione con potenza disponibile superiore a 16,5 kW.

Sistemi semplici di produzione e consumo

L’articolo 3-bis prevede che, nell’ambito di un sistema semplice di produzione e consumo, le persone giuridiche che gestiscono, in qualità di produttore, le unità di produzione non debbano più necessariamente appartenere al medesimo gruppo societario.

Remunerazione della produzione di energia elettrica da FER

L’articolo 3-ter modifica la normativa per la remunerazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. In particolare, si prevede che il GSE stipuli contratti per differenza a due vie tramite procedure concorsuali al ribasso dal lato dell’offerta, la cui disciplina è demandata al MASE, secondo regole operative predisposte dal GSE. I contratti sono stipulati su base volontaria, con una durata di cinque anni e la loro sottoscrizione non è compatibile con altri schemi di supporto (comma 1, lettera a)). Prima dell’avvio delle procedure concorsuali dal lato dell’offerta si svolgeranno le procedure concorsuali dal lato della domanda, a cui partecipano le imprese consumatrici di energia. Con decreto del MASE verranno altresì stabiliti i criteri per garantire la completa copertura del GSE tra diritti assegnati dal lato domanda e diritti acquisiti dal lato dell’offerta, anche attraverso sistemi di garanzia che prevedano il concorso delle imprese assegnatarie e degli operatori (comma 1, lettera b)). Infine, si prevede la soppressione di parte della normativa precedente in contrasto con le modifiche apportate dall’articolo in esame (comma 1, lettera c)).

Sistemi di accumulo

L’articolo 3-quinquies autorizza il MASE ad avvalersi, per l’anno 2025, del supporto operativo del GSE in relazione al procedimento di autorizzazione dei sistemi di accumulo, mediante apposita convenzione. A tal fine, è autorizzata, sempre per il 2025, la spesa di 750.000 euro.

Modifiche al Testo Unico Rinnovabili

L’articolo 3-sexies modifica il decreto legislativo n. 190 del 2024, sui regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili, al fine di chiarire il regime applicabile agli accumulatori elettrici termomeccanici.

L’articolo 4-bis apporta ulteriori modifiche al suddetto decreto legislativo n. 190 del 2024. In primo luogo, si prevede che, per quanto riguarda la realizzazione di impianti off-shore o di modifiche che comportino un incremento di potenza superiore a 300 megawatt, la regione costiera interessata venga consultata durante il procedimento autorizzativo. Viene inoltre ampliato il coinvolgimento delle regioni in sede di conferenza di servizi anche nel caso di interventi su impianti di accumulo idroelettrico a pompaggio puro. Il testo introduce poi il regime di attività libera per alcuni interventi su impianti idroelettrici con potenza inferiore a 500 kW, purché realizzati su condotte esistenti, senza modificare portata, durata del prelievo, volumi, superfici o destinazioni d’uso, e senza intervenire sulle parti strutturali dell’edificio. Per quanto riguarda gli impianti agrivoltaici, viene eliminato il riferimento agli stessi nella procedura abilitativa semplificata.

Eolico, modificato il codice dell’ambiente

Viene inoltre modificato il codice dell’ambiente per includere tra i progetti da sottoporre a previa verifica di assoggettabilità regionale quelli che prevedono il rifacimento o il potenziamento di impianti eolici esistenti, quando tali interventi comportino un aumento di potenza superiore a 30 MW e siano realizzati nel medesimo sito degli impianti originali.

Migliore remunerazione per aumento potenza impianti FER

L’articolo 4-ter prevede che interventi su taluni tipi di impianti a FER che comportino un incremento di potenza di almeno il 20 per cento siano meglio remunerati rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente.

Progetti da considerarsi prioritari dalla Commissione VIA-VAS

L’articolo 4-quater inserisce tra i progetti da considerarsi prioritari dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS anche i progetti sottoposti ad autorizzazione unica di competenza statale per la produzione di energia da impianti a FER.

Decreto Legge Bollette del 28-02-2025

Ddl conversione Legge 19 PDL camera 2281

(Fonte: Ali Autonomie).


LAVORO: PDL RIDUZIONE ORARIO

È in discussione alla Camera dei deputati la proposta di legge A.C. 2067 che reca disposizioni per favorire la riduzione graduale dell’orario di lavoro da 40 a 32 ore settimanali.

In che modo? Attraverso la sottoscrizione di CCNL, territoriali e aziendali, tra sindacati e i rappresentanti aziendali che ridefiniscano i modelli organizzativi in maniera più rispettosa del bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa.

Il tutto, chiaramente, a parità di salari, con turni (eventuali) distribuiti su quattro giorni settimanali e con investimenti nell’ambito della formazione e della innovazione tecnologica e ambientali.

La proposta di legge A.C. 2067, il cui primo firmatario è Nicola Fratoianni (Avs), combina le precedenti iniziative di Giuseppe Conte (M5S) e Arturo Scotto (Pd).

RIDUZIONE ORARIO DI LAVORO: 32 ORE E 4 GIORNI SETTIMANALI

Il Servizio studi della Camera dei Deputati ha recentemente rilasciato un documento circa la proposta di legge che vuole favorire la riduzione dell’orario di lavoro, sul quale è allo studio anche la Commissione Lavoro nel comitato ristretto.

La proposta di legge è formata da 7 articoli, le finalità della norma sono esplicitate nell’articolo 1, comma 1, “volto a favorire, attraverso la definizione di modelli organizzativi definiti in sede di contrattazione collettiva nazionale, territoriale e aziendale, una progressiva riduzione dell’orario normale di lavoro (di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n.66), fino a 32 ore settimanali, a parità di salario”. Il provvedimento prevede inoltre la possibilità di quattro giorni settimanali e investimenti in formazione e innovazione tecnologica ed ambientale.

A CHI NON SI APPLICHEREBBE LA NORMA SULLA RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO
La normativa, però, non si applicherebbe a tutti i settori, pubblici e privati. Restano escluse alcune categorie: lavoro della gente di mare, personale di volo nell’aviazione civile e lavori mobili di autotrasporto.

I VANTAGGI PER I DATORI DI LAVORO
La norma avrebbe vantaggi anche per i datori di lavoro. Il documento del Servizio studi della Camera spiega che per 36 mesi dall’entrata in vigore della norma, ai datori di lavoro privati (esclusi agricoltura e lavoro domestico) viene riconosciuto un esonero contributivo proporzionato alla riduzione dell’orario di lavoro, pari al 30%, elevato al 50% per le piccole e medie imprese e al 60% per lavori particolarmente faticosi.

DAL RIFINANZIAMENTO DEL FONDO NUOVE COMPETENZE ALL’OSSERVATORIO SULL’ORARIO DI LAVORO
La norma, infine, propone il rifinanziamento del Fondo Nuove Competenze, l’istituzione di un Osservatorio sull’orario di lavoro presso l’INAPP, l’introduzione di una procedura alternativa per proporre contratti di riduzione oraria tramite referendum aziendale, la possibilità di ridurre l’orario normale di lavoro con DPCM e la copertura di costi con fondi già stanziati.( Policy Maker).


DDL SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha proseguito il 24 aprile l’esame del ddl recante misure per la semplificazione normativa e il miglioramento della qualità della normazione e deleghe al Governo per la semplificazione, il riordino e il riassetto in determinate materie (AS. 1192 Governo) (collegato alla manovra di finanza pubblica). Nel corso della seduta sono proseguite le votazioni sugli emendamenti.


DEF: AUDIZIONI

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome è intervenuta in audizione presso le Commissioni Bilancio del Senato e della Camera dei deputati nell’ambito dell’esame del Documento di finanza pubblica 2025.

A rappresentare la Conferenza sono stati Marco Alparone, Coordinatore della Commissione Affari finanziari e Vicepresidente della Regione Lombardia, e Giancarlo Righini, Coordinatore vicario della stessa Commissione e Assessore al Bilancio della Regione Lazio.

Nel corso dell’audizione, svolta in videocollegamento, sono state evidenziate le criticità legate al contributo alla finanza pubblica richiesto alle Regioni nella legge di bilancio 2025, giudicato insostenibile rispetto alle attuali condizioni economiche e finanziarie degli enti territoriali.

Per questo motivo, la Conferenza ha ribadito la necessità di una convocazione urgente: sia del Tavolo tecnico presso il MEF, per aprire un confronto operativo e trovare soluzioni condivise, che della Conferenza permanente per la finanza pubblica, quale sede istituzionale per una valutazione politica e strategica complessiva.

“Ci assumiamo la nostra parte di responsabilità nel Piano Strutturale di Bilancio 2025-2029 – ha dichiarato Alparone – ma servono compensazioni per garantire le funzioni fondamentali delle Regioni, con maggiore autonomia e flessibilità fiscale, sempre nel rispetto della Costituzione.”

La Conferenza continua dunque a chiedere un dialogo costruttivo con il Governo, per assicurare sostenibilità finanziaria ai territori e qualità nei servizi pubblici. (Regioni.it).


DECRETO POLIZZE CATASTROFALI

Continua la rassegna delle audizioni in Commissione che si sono svolte ad aprile.

ANPIT – Associazione nazionale per l’industria e il terziario

“Invitiamo a prevedere un meccanismo di deduzione del 150% del costo della polizza, una proposta che beneficerebbe soprattutto per le micro, piccole e medie e imprese, che costituiscono il 99% del tessuto imprenditoriale del Paese. Sarebbe un ulteriore sostegno per le aziende in momento in cui fanno difficoltà a restare aperte. Oggi la deduzione è del 100%, il 150% sarebbe un aiuto alle imprese”. Daniele Saponaro, segretario generale dell’Associazione nazionale per l’industria e il terziario- ANPIT, lo dice in audizione alla commissione Ambiente della Camera nell’ambito dell’esame, in sede referente, del disegno di legge di conversione del decreto 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali. “Esprimiamo grande apprezzamento e interesse per un provvedimento che va a tutela delle aziende”, dice Saponaro, manifestando anche “sollievo per la proroga, vista la confusione delle aziende”. Ciò detto, “è necessaria una definizione univoca e il più chiara possibile del tema della calamità naturale, questo ha creato molta confusione tra le aziende”, spiega il segretario generale ANPIT, “poi la definizione di abuso e costruzione senza le autorizzazioni previste, sia più chiara possibile per scongiurare sorprese in fase di accertamento del danno. E poi c’è un problema importante sull’abuso, specificarne la natura aiuta le aziende”. Infine, “proponiamo di immaginare un incentivo per le aziende che sono intenzionate a mettersi in regola, anche non alto, sarbbe utile anche per fare un censimento e capire chi oggi è in regola e chi no”, conclude Saponaro.  (Agenzia Dire).

 

CONFAPI – Confederazione italiana PMI

L’obbligo di stipula delle POLIZZE contrattuali rappresenta una misura rilevante sotto il profilo della prevenzione e della resilienza del sistema economico, ma necessita di un’attenta calibrazione in fase attuativa per evitare di sovraccaricare le imprese di ulteriori oneri, in periodo non favorevole reso piu complesso ultimi giorni“. Quindi “bene il rinvio dell’obbligo” e “bene aver scelto la proroga obbligo in modo graduale tenendo conto della dimensione delle aziende”. Questa “è una scelta coerente nell’applicazione del principio di proporzionalità che abbiamo sempre sostenuto”. Stefania Multari, responsabile degli Affari Legislativi Confederazione italiana piccola e media industria privata (CONFAPI), lo dice in audizione alla commissione Ambiente della Camera. “Noi avremmo auspicato l’applicazione di tale principio nel decreto in misura maggiore, relativamente sia alla disciplina della franchigia sia in relazione alla disciplina dei limiti dell’indennizzo. Nel decreto interministeriale non è adeguata alla stessa stregua del dl”, rileva Multari. Tra le criticità CONFAPI ravvisa “l’indeterminatezza” dei premi assicurativi, le conseguenze relative all’inadempimento dell’assegnazione dei contributi e il concetto di abuso edilizio “troppo generico”. Auspicabile anche “l’eliminazione o la riduzione dell’imposizione fiscale del 22-25%, che potrebbe anche alimentare un fondo, mentre potrebbe essere prevista anche la copertura SACE del rischio residuo”, dice la responsabile degli Affari Legislativi CONFAPI. Per Multari è “fondamentale il tavolo al MIMIT per determinare i premi assicurativi in relazione alla localizzazione geografica, alla vulnerabilità dei beni, prevedendo magari premialità per chi ha svolto interventi di mitigazione” (Agenzia Dire).

ALLEANZA COOPERATIVE

Condividiamo lo strumento della polizza catastrofale in un’ottica di solidarietà generale, e condividiamo anche la proroga perché il sistema evidentemente non era pronto, e ancora restano opacità”. Ciò detto, “in generale è mancata all’inizio una valutazione dell’impatto economico su piccole e medie imprese. Noi abbiamo cooperative sociali e piccole cooperative. Sarebbe stato il caso di calibrare l’intervento valutando gli impatti economici”. Inoltre, “le imprese in area a maggior rischio rischiamo di subire in maniera sproporzionata i costi assicurativi, con fenomeni regressivi sulle aree interne”. Maria Adele Prosperoni, responsabile Ambiente ed Energia di Confcooperative, lo dice in audizione. “Bene il tavolo al MIMIT e ANIAT perché quella sarà la sede per approvare alcuni chiarimenti sulla normativa, a margine di degli interventi strutturali che chiediamo“, prosegue Prosperoni. Ciò detto, “il sistema delle polizze catastrofali dovrebbe essere accompagnato da interventi manutenzione strutturale e infrastrutturale del territorio”, sottolinea la responsabile Ambiente ed Energia di Confcooperative, “noi riusciamo a prevenire alcuni rischi, con interventi sul singolo immobile come nel caso del rischio sismico, ma il rischio idrogeologico richiede interventi strutturali e infrastrutturali che non possono essere svolti dal privato”.

Come aggiunge Marco Mingrone, responsabile dell’Ufficio Legislativo di Legacoop Nazionale, “c’è un problema legato alla proprietà beni da assicurare, lo hanno detto in tanti. Noi aggiungiamo tutto il tema delle nostre cooperative che lavorano attraverso la concessione di beni pubblici, il che crea un problema di assicurazione. E’ un aspetto da chiarire, si deve chiarire l’esclusione dei beni pubblici dal perimetro assicurativo dell’impresa. Gli asili nido sono un caso che evidenzia efficamente il problema”. Poi la norma sulle sanzioni “è poco chiara, non si capisce se sono collegate a fenomeni collegati alle catastrofi o più generale”, dice Mingrone, “poi c’è il tema del supporto e del sostegno alla sottoscrizione delle polizze, auspicando un sostegno di carattere fiscale per dedurre costo polizze, sarebbe un aiuto a imprese”. Infine, per il responsabile dell’Ufficio Legislativo di Legacoop Nazionale, si dovrebbe “chiarire l’esclusione dall’obbligo delle imprese della pesca dalla norma, le mareggiate sono difficilmente assicurabili”, e in futuro ce ne saranno sempre di più (Agenzia Dire).

UNIPOL

Soprattutto occorre ribadire con forza la certezza sui tempi e i termini di entrata in vigore” dell’obbligatorietà della polizza catastrofale “perché slittamenti ulteriori potrebbero vanificare la riforma del governo”. Stefano Genovese, Head of Institutional & Public Affairs di Unipol Assicurazioni, lo dice in audizione alla commissione Ambiente della Camera.  “La riforma voluta dal governo è un elemento positivo, capace di consentire al Paese di affrontare in maniera migliore rischi crescenti come quelli climatici, che sperimentiamo di anno in anno”, dice Genovese. “Abbiamo accolto favorevolmente anche la gradualità dell’introduzione dell’obbligo, perché le grandi imprese hanno gia una cultura assicurativa consolidata, ma bisogna costruire una corrispondente consapevolezza della necessità di assicurarsi anche tra le piccole imprese”, segnala il responsabile delle Relazioni istituzionali di Unipol. Più in generale “appare necessario sciogliere tutti i dubbi sull’applicazione, comprensibili”, e “serve una vasta opera informativa e la costruzione di una cultura assicurativa”, conclude Genovese. (Agenzia Dire).

Continua nel prossimo numero –

 

Rassegna parlamentare a cura di MF