DDL CONCORRENZA
Il consiglio dei ministri ha approvato la scorsa settimana il nuovo disegno di legge annuale per la concorrenza. provvedimento alle Camere.
Si tratta di una riforma inserita nel Pnrr, da approvare in Parlamento entro fine anno. Per quanto riguarda la gestione dei servizi pubblici economici arrivano alcuni aggiornamenti per aumentare l’efficienza delle gestioni affidate in-house. Il Ddl, nove articoli in tutto, prevede infatti che, in caso di gestione insoddisfacente dei servizi pubblici locali di rilevanza economica (da accertare sulla base di tre indicatori), i Comuni con oltre 5mila abitanti devono adottare un atto di indirizzo con cui imporre al gestore azioni correttive, con la possibilità anche della revoca. Scatteranno inoltre sanzioni – da 5mila a 500mila euro – per l’omessa pubblicazione della ricognizione sull’andamento.
Sul tema delle colonnine per la ricarica elettrica delle auto, nella realizzazione e gestione di queste infrastrutture, a fronte di richieste di autorizzazione con caratteristiche comparabili i Comuni dovranno dare priorità ai soggetti che hanno meno del 40% del totale dell’installato o di quanto autorizzato nel territorio comunale.
DL INFRASTRUTTURE
“Posticipare tutto al 31 ottobre 2026, con la possibilità da parte delle Regioni interessate di anticipare o ritardare ulteriormente lo stop” per “scongiurare il blocco dei diesel euro 5 per un altro anno, offrendo la possibilità alle Regioni di evitarlo anche successivamente”. È quanto prevede un emendamento della Lega al Decreto infrastrutture. Il tema è lo stop ai veicoli Euro 5 nella Pianura padana, veicoli privati e commerciali che dal 1 ottobre prossimo potrebbero non essere più autorizzati a circolare nei Comuni con più di 30mila abitanti di Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia Romagna.
“I motori a gasolio meno recenti potrebbero essere stoppati dal prossimo mese di ottobre”, ricordano dal partito di Matteo Salvini. L’obiettivo, spiegano, “è duplice: da una parte, tutelare le famiglie che rischiano di restare senza macchina. Dall’altra, rispettare l’autonomia delle Regioni”. Un eventuale ritardo del blocco, aggiunge il testo leghista, “dovrà essere accompagnato da misure compensative di tutela dell’ambiente come per esempio l’efficientamento energetico degli edifici o l’incremento del verde pubblico”. (Agenzia Dire).
Il decreto in discussione alle Commissioni Ambiente e Trasporti della Camera introduce delle novità per quanto riguarda le zone di accelerazione per le rinnovabili.
Nei suoi 17 articoli e tre allegati, un capitolo infatti viene anche riservato alle energie rinnovabili. Nel dettaglio il testo modifica quanto definito nel Testo Unico FER (Decreto Legislativo 25 novembre 2024, n. 190) in riferimento alle cosiddette zone di accelerazione.
Di cosa si tratta? Di aree individuate a monte come “adatte” alla rapida messa in funzione di impianti. Come descritte dal TU “zone sufficientemente omogenee in cui la diffusione di uno o più tipi specifici di energia da fonti rinnovabili non comporti impatti ambientali significativi”.
Il nuovo decreto aggiorna la definizione di zone di accelerazione includendo anche aree industriali che rientrano nella mappa dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici), pubblicata proprio in questi giorni.
A Regioni e Province autonome è chiesto di comunicare al GSE nei prossimi giorni possibili disallineamenti cartografici delle aree industriali sui loro territori, con l’obiettivo di correggere eventuali errori di mappatura.
Recita il testo:
7-bis. Fermo restando quanto previsto dal comma 7, terzo periodo, e ai fini di cui al comma 10, sono considerate zone di accelerazione, in relazione alle fattispecie progettuali di cui agli allegati A e B al presente decreto e in coerenza con il potenziale nazionale individuato dal GSE mediante la mappatura dallo stesso effettuata nei termini e secondo le modalità di cui al comma 1, le aree industriali, come definite dagli strumenti urbanistici regionali, sovracomunali o comunali comunque denominati, ricadenti nelle aree individuate dal GSE con la citata mappatura. Entro dieci giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, e comunque non oltre il termine del 21 maggio 2025 di cui al comma 1, il GSE pubblica su apposito sito internet la rappresentazione cartografica delle zone di accelerazione, come definite ai sensi del primo periodo.
Il DL Infrastrutture specifica anche che i Piani regionali per le zone di accelerazione terrestri debbono includere le aree individuate secondo le nuove specifiche. Non solo. Le stesse amministrazioni dovranno dovranno sottoporre le proposte di Piano alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) entro il 31 agosto 2025. Per snellire le tempistiche La procedura si svolgerà con i termini procedurali ridotti della metà.
Tuttavia in caso di sforamento della deadline o di mancata adozione del Piano entro i termini previsti, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE) potrà proporre al Presidente del Consiglio dei ministri l’esercizio dei poteri sostitutivi.
In ogni caso viene ribadito che Regioni e Province autonome possono indicare anche altre aree per impianti a fonti rinnovabili, stoccaggio e altre opere nei loro Piani, oltre a quelle identificate dalle nuove prescrizioni del DL Infrastrutture. (Rinnovabili.it).
LEGGE DI DELEGAZIONE EUROPEA 2024
Con 137 voti favorevoli, 36 contrari e 59 astenuti l’Aula della Camera ha approvato l’11 giugno definitivamente il ddl recante delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2024 (AC.2280 Governo, approvato dal Senato). Tutti gli emendamenti sono stati respinti.
Prima della votazione finale il ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione Tommaso Foti ha accolto 6 dei 18 ordini del giorno presentati. Il provvedimento sarà trasmesso alla GU per la pubblicazione.
QUESTION TIME/INTERROGAZIONI
ENERGIA. MISIANI (PD): ENERGY RELEASE RITARDI E SUPERFICIALITÀ GOVERNO PENALIZZANO IMPRESE
INTERROGAZIONE RIVOLTA A MINISTRO PICHETTO CHIEDE DI FARE CHIAREZZA (DIRE) Roma, 11 giu. – “I ritardi sull’energy release sono inaccettabili. La destra come al solito scarica le colpe su Bruxelles, ma la verità è che anche questo dossier è stato gestito dal governo Meloni in modo superficiale e approssimativo”: lo dichiara Antonio Misiani, senatore e responsabile economico del PD. “Oggi abbiamo depositato una interrogazione in Senato, che segue quella presentata alla Camera la settimana scorsa dall’on. Peluffo” prosegue Misiani. “Al MASE devono svegliarsi. Le chiacchiere stanno a zero. I costi assurdi dell’energia stanno strangolando le nostre imprese e l’energy release va reso operativo il prima possibile. L’interrogazione rivolta al ministro Pichetto Fratin chiede di fare chiarezza sui ritardi nell’attuazione del meccanismo “Energy Release”, pensato per ridurre il costo dell’energia per le imprese energivore. La misura, prevista dal decreto-legge 181/2023, è “la sola misura messa in campo, almeno sulla carta, per contenere il prezzo dell’energia elettrica pagato dalle imprese industriali italiane”. Nonostante il bando sia stato chiuso a marzo con 559 domande per oltre 70 TWh, “i risultati, attesi per aprile 2025, non sono ancora stati resi noti”. Misiani denuncia i ritardi e le incertezze del Governo che stanno penalizzando le imprese e chiede spiegazioni sulle interlocuzioni con Bruxelles, rilevando che “non si capisce perché sono state esperite delle procedure pubbliche per l’assegnazione dell’energia in mancanza dei necessari chiarimenti con la Commissione europea”. Nell’interrogazione si chiede infine al Governo di “comunicare le tempistiche e coinvolgere gli operatori nella definizione di eventuali modifiche, per tutelare investimenti e credibilità del meccanismo”.
COMMENTI
Utilitalia, bene il correttivo al Dlgs 18/2023 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano
Utilitalia valuta positivamente il correttivo al Dlgs 18/2023 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano. Un testo che recepisce in buona parte le istanze avanzate dalla Federazione nel corso delle numerose interlocuzioni con le Istituzioni coinvolte e, in particolar modo, nel corso dell’Audizione dello scorso 15 aprile presso la Camera dei deputati. Due, in particolare, le tematiche evidenziate da Utilitalia che hanno trovato il sostegno da parte della XII Commissione Affari sociali. In primo luogo, l’importanza di definire in modo corretto il punto di consegna, che delimita la responsabilità del gestore del Servizio Idrico Integrato rispetto alla qualità dell’acqua; in secondo luogo, le modifiche ai parametri inerenti i PFAS, che garantiranno una maggiore tutela della risorsa e che si inseriscono nel solco dei controlli effettuati dai gestori. Apprezzabile anche il parere della 10° Commissione Affari sociali del Senato, che ha valutato positivamente il ricorso ai nuovi parametri “somma di 4 PFAS” e “acido trifluoroacetico”. Tra gli altri aspetti positivi del testo, Utilitalia sottolinea anche i miglioramenti sull’attuazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua, un uso più corretto dei dati di controllo, una maggiore chiarezza sulle analisi microbiologiche e l’introduzione di una soglia di tolleranza per inosservanze minori.
Rassegna parlamentare a cura di MF