PARLAMENTO UE
Piani nazionali di ripresa: PE chiede proroga di 18 mesi per gli investimenti UE
I deputati chiedono di prolungare oltre il 2026 il sostegno UE alla ripresa per i progetti prossimi al completamento per garantire il completamento di investimenti chiave.
In una risoluzione non legislativa adottata mercoledì con 421 voti favorevoli, 180 contrari e 55 astensioni, il Parlamento sottolinea l’effetto stabilizzatore del dispositivo RRF in un contesto di forte incertezza economica in Europa.
Rafforzare la resilienza e l’autonomia dell’UE
Nella risoluzione, i deputati affermano come il dispositivo RRF abbia contribuito ad evitare la frammentazione del mercato interno e favore la ripresa e ribadiscono che tali fondi non devono sostituire quelli della politica di coesione. Si chiede poi di destinare gli investimenti a difesa, educazione, energia e infrastrutture transfrontaliere, come le ferrovie ad alta velocità, e di accelerare quelli riguardanti la protezione sociale e l’inclusione dei gruppi vulnerabili. Inoltre, i deputati invitano gli Stati membri a rivedere i propri piani nazionali di investimento sfruttando il piano REPowerEU per rafforzare l’autonomia energetica dell’UE.
Il dispositivo RRF scade nel 2026
Il Parlamento esprime preoccupazione per i tempi ristretti per l’attuazione dei fondi rimanenti, che mettono a rischio il completamento delle riforme previste, dei grandi progetti e dell’innovazione, così come il raggiungimento del 70% di obiettivi ancora pendenti. Si chiede dunque alla Commissione di istituire nuovi programmi, flessibili e in grado di adattarsi ai cambiamenti garantendo al contempo prevedibilità. Viene inoltre richiesta una proroga di 18 mesi per i progetti in fase avanzata.
Trasparenza e semplificazione
Nonostante i benefici a lungo termine del dispositivo per la ripresa e la resilienza sul PIL potrebbero superare da tre a sei volte le risorse spese, i deputati esprimono preoccupazione per il costo complessivo degli interessi sul capitale del Next Generation EU (NGEU). Chiedono un collegamento più chiaro tra traguardi, obiettivi e realizzazione concreta dei progetti, esortando la Commissione a tener conto delle raccomandazioni della Corte dei conti europea per eventuali strumenti futuri basati sulle performance, in particolare nell’ambito di un quadro finanziario pluriennale più mirato.
Nella risoluzione viene apprezzato il ruolo del quadro di valutazione del dispositivo RRF, ma si chiede l’inclusione di informazioni su appaltatori e subappaltatori e sui loro beneficiari effettivi. Servono inoltre procedure più semplici per le domande e la rendicontazione, così da favorire i piccoli beneficiari e migliorare l’uso dei fondi, affermano i deputati.
Victor Negrescu (S&D, RO), correlatore per la commissione per i bilanci, ha dichiarato: “Dobbiamo assicurarci che ogni singolo euro venga speso correttamente, con trasparenza e generando un impatto positivo sui cittadini e sulle imprese. Se non agiamo ora, gli investimenti cruciali rischiano di rimanere incompiuti dopo la fine del dispositivo nell’agosto 2026. Dobbiamo accelerare l’attuazione, ridurre la burocrazia e sostenere i beneficiari. In qualità di relatore per i bilanci su questo dossier, ho promosso soluzioni concrete e chiesto una proroga di 18 mesi dei finanziamenti per i progetti maturi. Ho anche chiesto che i progetti incompiuti possano proseguire tramite altri strumenti dell’UE, come i fondi di coesione, InvestEU o un futuro fondo per la competitività, e che agli Stati membri sia consentito adattare più rapidamente e facilmente i propri piani nazionali di ripresa e resilienza, in linea con gli obiettivi del RRF. Non accettiamo soluzioni parziali. Oggi, il Parlamento invia un messaggio chiaro: siamo al fianco dei cittadini e lottiamo per il completamento dei progetti essenziali”.
Siegfried Mureşan (PPE, RO), correlatore per la commissione ECON: “Vogliamo che i fondi RRF portino benefici concreti ai cittadini. Per questo chiediamo una proroga di 18 mesi per i progetti maturi. Chiediamo inoltre di valutare come utilizzare i fondi RRF non spesi per le nuove priorità strategiche dell’UE, in particolare la competitività e la difesa. Di fronte alle crescenti tensioni geopolitiche, l’Europa deve agire con decisione per difendere i suoi cittadini”.
Una risoluzione in plenaria adottata con 421 voti favorevoli, 180 contrari e 55 astensioni sottolinea l’effetto stabilizzante del dispositivo per la ripresa e la resilienza in un momento di significativa incertezza economica in Europa.
Rafforzare la resilienza e l’autonomia dell’UE
I deputati osservano che il dispositivo per la ripresa e la resilienza ha impedito la frammentazione del mercato interno dell’UE e ha promosso la ripresa. Vogliono che i finanziamenti del dispositivo per la ripresa e la resilienza rispettino il principio di addizionalità e non sostituiscano i finanziamenti della politica di coesione. La risoluzione chiede investimenti mirati nella difesa, nell’istruzione e nelle competenze dell’UE e un maggior numero di misure transfrontaliere e multinazionali, compresa la ferrovia ad alta velocità. I deputati insistono sull’accelerazione degli investimenti nella protezione sociale e nell’integrazione dei gruppi vulnerabili. Incoraggiano inoltre gli Stati membri a modificare i loro piani nazionali di investimento utilizzando REPowerEU per rafforzare l’autonomia energetica dell’UE.
Il dispositivo per la ripresa e la resilienza scade nel 2026
I deputati temono che il breve lasso di tempo per l’attuazione dei finanziamenti in sospeso del dispositivo per la ripresa e la resilienza ponga sfide al completamento delle riforme chiave, degli investimenti su larga scala e dei progetti innovativi, nonché al 70% dei traguardi e degli obiettivi che devono ancora essere raggiunti. Esortano la Commissione a istituire nuovi programmi, che dovrebbero essere flessibili e reattivi all’evoluzione delle circostanze e garantire la prevedibilità. I deputati chiedono inoltre una proroga di 18 mesi per i progetti maturi in corso.
Trasparenza e semplificazione
I benefici a lungo termine del dispositivo per la ripresa e la resilienza sul prodotto interno lordo saranno probabilmente da tre a sei volte superiori al denaro speso, ma i deputati sono preoccupati per il costo totale dei rimborsi degli interessi di capitale di Next Generation EU (NGEU). Ribadiscono la necessità di un solido meccanismo di audit e monitoraggio per la spesa del dispositivo per la ripresa e la resilienza al fine di evitare abusi, doppi finanziamenti e duplicazioni con altri programmi dell’UE. Chiedono collegamenti più chiari tra i traguardi, gli obiettivi e l’effettiva attuazione dei progetti ed esortano la Commissione a tenere conto delle raccomandazioni della Corte dei conti europea per eventuali futuri strumenti basati sui risultati analoghi al dispositivo per la ripresa e la resilienza, in particolare nel contesto di un QFP più mirato.
I deputati apprezzano il modo in cui il quadro di valutazione della ripresa e della resilienza fornisce ai cittadini informazioni di base sui progressi complessivi nell’attuazione dei piani nazionali. Insistono, tuttavia, sul fatto che dovrebbe includere informazioni sulle aziende coinvolte, compresi gli appaltatori e i subappaltatori, e sui loro proprietari finali. Chiedono inoltre l’urgente semplificazione degli obblighi di presentazione delle domande e di rendicontazione, per aiutare i richiedenti più piccoli e massimizzare l’assorbimento e l’impatto dei finanziamenti, rafforzando nel contempo il ruolo degli enti locali e regionali nell’elaborazione, revisione e attuazione dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR).
In una risoluzione non legislativa adottata giovedì, con 381 voti favorevoli, 173 contrari e 13 astensioni, il Parlamento sottolinea la necessità di combinare azione per il clima e competitività industriale.
Nel testo, adottato in risposta al patto per l’industria pulita della Commissione, i deputati sottolineano l’importanza della neocostituita banca per la decarbonizzazione industriale, considerata vitale per aumentare gli investimenti nelle tecnologie pulite. Gli investimenti dovrebbero basarsi sull’impatto sulle emissioni di carbonio, sulla scalabilità e sulla sicurezza delle forniture, affermano.
Il Parlamento sottolinea la necessità di stimolare la domanda attraverso appalti pubblici e privati e chiede che il mercato UE venga protetto dalla concorrenza sleale e dal dumping di sovraccapacità produttiva industriale da Paesi terzi. I deputati sottolineano inoltre l’importanza di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) efficace nel contesto dell’eliminazione graduale delle quote gratuite nel sistema di scambio di quote di emissione (ETS).
Procedure autorizzative più rapide
Nella risoluzione viene affrontata l’importanza della semplificazione normativa e la necessità di snellire le procedure autorizzative per sostenere la transizione e gli sforzi di innovazione delle piccole imprese. I deputati vogliono semplificare le domande di finanziamento, ridurre gli obblighi di rendicontazione e accelerare i progetti di piccola entità.
Chiedono inoltre la creazione di una giustificazione economica per gli assorbimenti permanenti di carbonio nelle prossime revisioni legislative, poiché la gestione del carbonio, compresa la cattura, lo stoccaggio, il trasporto e l’utilizzo, potrebbe essere necessaria per i settori difficili da decarbonizzare.
Piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili
I deputati sostengono il piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili e le misure sulla domanda per potenziare le infrastrutture energetiche transfrontaliere e completare l’unione dell’energia. La frammentazione attuale del controllo normativo e della pianificazione degli investimenti tra gli Stati membri ostacola l’integrazione e l’elettrificazione, affermano. Si invitano inoltre gli Stati membri, gli operatori dei sistemi di trasmissione e la Commissione a fare di più per promuovere lo scambio transfrontaliero di elettricità.
«L’industria europea sta affrontando sfide enormi, mentre una solida base industriale è essenziale per la nostra competitività e autonomia strategica. Il patto per l’industria pulita offre una strategia per un’industria europea competitiva e decarbonizzata. Allo stesso tempo, mira a proteggere la nostra autonomia e a garantire posti di lavoro. Questo patto è un passo importante, ma il tempo sta per scadere. Esortiamo la Commissione ad agire senza indugio e ad aumentare il suo livello di ambizione. Quando si parla di politica industriale, la cooperazione europea è più cruciale che mai», ha dichiarato il relatore principale Tom Berendsen (PPE, NL).
Il patto per l’industria pulita è stato presentato dalla Commissione nel febbraio 2025 per sostenere la competitività industriale e la resilienza dell’UE. Si concentra su due settori: industrie ad alta intensità energetica e tecnologie pulite. L’obiettivo è ridurre i costi dell’energia attraverso un piano d’azione dedicato, stimolare la domanda di prodotti puliti e aumentare i fondi per la transizione pulita. Si prefigge inoltre di migliorare il riutilizzo dei materiali nella catena di approvvigionamento, ampliare l’accesso alle materie prime critiche e sviluppare competenze settoriali per le industrie strategiche.
Il Parlamento adotta proposte per modernizzare la rete elettrica dell’UE, rafforzare la resilienza, integrare le energie rinnovabili e semplificare le autorizzazioni per raggiungere gli obiettivi energetici dell’UE.
Il testo adottato giovedì 19 giugno chiede l’attuazione del piano d’azione dell’UE per le reti e sottolinea la necessità di investimenti significativi e di aggiornamenti delle infrastrutture per modernizzare e aumentare la capacità di trasmissione transfrontaliera.
Migliore integrazione delle infrastrutture energetiche nazionali
I deputati affermano che sono necessari investimenti e aggiornamenti significativi per aumentare la capacità di rete transfrontaliera e nazionale e per modernizzare le infrastrutture. Ciò include la necessità di una vigilanza più stretta da parte delle autorità per garantire un sistema elettrico decarbonizzato, flessibile e resiliente.
La relazione chiede norme e procedure più chiare ed efficaci per attrarre investimenti privati oltre ai finanziamenti pubblici e garantire che le tariffe di rete riflettano i costi reali. Sottolinea la necessità di investimenti per affrontare le strozzature della rete e prevenire la riduzione deliberata della produzione dovuta ai limiti di capacità della rete delle energie rinnovabili.
I deputati sottolineano l’importanza di una pianificazione più europea per collegare confini, settori e regioni. Sostengono che le fonti di energia rinnovabile devono essere meglio integrate nelle reti elettriche e che dovrebbero esserci più interconnessioni transfrontaliere. Garantire l’accettazione da parte del pubblico e una comunicazione efficace con i cittadini è, secondo i deputati, fondamentale per il successo dell’attuazione di nuovi progetti di rete.
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Il Parlamento e il Consiglio hanno concordato il 19 giugno le modifiche al CBAM. Queste modifiche fanno parte del pacchetto di semplificazione “Omnibus I” presentato il 26 febbraio 2025, che mira a semplificare la legislazione esistente in materia di sostenibilità e investimenti.
I colegislatori hanno sostenuto una nuova soglia di massa de minimis in base alla quale le importazioni fino a 50 tonnellate per importatore all’anno non saranno soggette alle norme CBAM. Esso sostituisce l’attuale soglia che esenta le merci di valore trascurabile. La nuova soglia esenta la stragrande maggioranza (90%) degli importatori – principalmente piccole e medie imprese e privati – che importano solo piccole quantità di merci CBAM. L’ambizione climatica alla base del meccanismo rimane invariata, poiché il 99% delle emissioni totali di CO2 derivanti dalle importazioni di ferro, acciaio, alluminio, cemento e fertilizzanti sarà ancora coperto dal CBAM. I colegislatori hanno incluso salvaguardie per garantire tale cifra e per evitare l’elusione delle norme.
I colegislatori hanno inoltre concordato modifiche volte a semplificare le importazioni contemplate dal CBAM, quali la procedura di autorizzazione, il calcolo delle emissioni e le norme di verifica, nonché la responsabilità finanziaria dei dichiaranti CBAM autorizzati, rafforzando nel contempo le disposizioni antiabuso.
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COMMISSIONE UE
La Commissione valuta il fabbisogno di investimenti nucleari entro il 2050 alla luce degli obiettivi di decarbonizzazione e competitività
La realizzazione dei piani degli Stati membri in materia di energia nucleare richiederà investimenti significativi, pari a circa 241 miliardi di euro fino al 2050, sia per l’estensione del ciclo di vita dei reattori esistenti che per la costruzione di nuovi reattori su larga scala. Sono necessari ulteriori investimenti per i piccoli reattori modulari (SMR), i reattori modulari avanzati (AMR) e i microreattori e nella fusione per il futuro a più lungo termine, la Commissione ha valutato nel suo ottavo programma indicativo nucleare (“PINC”).
Per alcuni paesi dell’UE, l’energia nucleare è una componente importante delle strategie di decarbonizzazione, competitività industriale e sicurezza dell’approvvigionamento. La Commissione stima che oltre il 90 % dell’energia elettrica nell’UE nel 2040 sarà prodotta da fonti decarbonizzate, principalmente rinnovabili, integrate dall’energia nucleare. Si prevede che la capacità nucleare installata in tutta l’UE aumenterà da 98 GWe nel 2025 a 109 circa GWe entro il 2050. Fondamentalmente,sono necessarie soluzioni energetiche a zeroe a basse emissioni di carbonio per decarbonizzare il sistema energetico dell’UE.
È quindi importante mantenere la leadership industriale dell’UE in questo settore. Questo programma indicativo nucleare contribuirà a orientare le azioni degli Stati membri verso settori prioritari.
Garantire i più elevati standard di sicurezza, protezione e salvaguardie nucleari, nonché una gestione sicura e responsabile dei rifiuti radioattivi, rimarrà una priorità assoluta per l’UE. Sono necessari maggiori sforzi per lo sviluppo di infrastrutture per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito, unitamente a una disattivazione efficace e a un’efficienza in termini di costi.
La cooperazione tra le autorità nazionali di regolamentazione contribuirà ad accelerare il rilascio delle licenze, mentre la collaborazione internazionale con partner affidabili garantirà un approvvigionamento stabile e diversificato di combustibili ed eviterà dipendenze.
Migliorare le competenze della forza lavoro esistente, coinvolgere nuovi talenti e sostenere le start-up stimolerà l’innovazione. Anche la commercializzazione e la diffusione sul mercato di tecnologie nucleari all’avanguardia, compresi i piccoli reattori modulari (SMR), i reattori modulari avanzati (AMR), i microreattori e la fusione a lungo termine, saranno fondamentali per il futuro del settore in Europa e nel resto del mondo.
La Commissione pubblicherà la versione definitiva del PINC dopo aver ricevuto il parere del Comitato economico e sociale europeo. Sarà inoltre discusso con gli Stati membri in occasione del Consiglio “Energia” del 16 giugno 2025 a Lussemburgo.
Un requisito ai sensi dell’articolo 40 del trattato Euratom, PINC (ProgrammeIllustrative Nucleaire) fornisce una panoramica completa e basata sui fatti delle tendenze dello sviluppo nucleare, nonché della portata del fabbisogno di investimenti in tutta l’UE. La valutazione è in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE, il piano REPowerEU e gli obiettivi del patto per l’industria pulita.
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La Commissione decide di deferire la POLONIA alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver recepito la direttiva sull’acqua potabile
La Commissione europea ha deciso il 18 giugno di deferire la Polonia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver adottato le leggi nazionali di recepimento della direttiva rifusa sull’acqua potabile (direttiva (UE) 2020/2184).
La rifusione della direttiva sull’acqua potabile protegge ulteriormente la salute umana aggiornando le norme di qualità dell’acqua, affrontando gli inquinanti che destano preoccupazione, come gli interferenti endocrini e le microplastiche, e fornendo acqua di rubinetto più pulita. La rifusione della direttiva affronta anche il problema delle perdite idriche che, attualmente, in media, il 30% dell’acqua potabile viene persa durante la distribuzione nell’UE. Gli Stati membri erano tenuti a recepire la direttiva nel diritto nazionale e a conformarsi alle sue disposizioni entro il 12 gennaio 2023.
Nel marzo 2023 la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora alla Polonia per mancata adozione e comunicazione di tutte le misure di recepimento della direttiva sull’acqua potabile. La Commissione ritiene che gli sforzi delle autorità polacche siano stati finora insufficienti e deferisce pertanto la Polonia alla Corte di giustizia dell’Unione europea con la richiesta di imporre sanzioni pecuniarie.
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Crisi climatica. La Commissione europea valuta i Piani nazionali per clima ed energia e bacchetta l’Italia su trasporti e edilizia
La Commissione Europea nella valutazione aggiornata dei Piani nazionali energia e clima (Pniec) fotografa uno scenario incoraggiante, con l’Unione Europea sulla buona strada per ridurre le emissioni nette di gas serra del 54% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, avvicinandosi così all’obiettivo del -55% fissato dalla Legge europea sul clima. Un percorso che però per molti Paesi è ancora tutto o quasi da percorrere e che per il momento è classificato alla voce buone intenzioni.
Secondo Bruxelles, il calo delle emissioni – già scese del 37% rispetto al 1990 – è compatibile con una crescita economica del 70%, segno che la transizione verde può procedere di pari passo con lo sviluppo. L’Italia è criticata soprattutto su trasporti e edilizia.
La piena attuazione delle misure previste è condizione indispensabile per centrare l’obiettivo, e molti Stati devono ancora colmare ritardi strutturali. La Commissione riconosce i progressi fatti, ma richiama gli Stati membri a trasformare le proiezioni in realtà concrete.
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CONSIGLIO UE
Revisione intermedia della politica di coesione: il Consiglio concorda posizioni per affrontare meglio le sfide attuali ed emergenti
Nel contesto della revisione intermedia della politica di coesione dell’UE in corso, i rappresentanti degli Stati membri (Coreper) hanno concordato il 18 giugno le posizioni negoziali del Consiglio volte ad affrontare meglio le sfide strategiche attuali ed emergenti legate alla coesione economica, sociale e territoriale.
“Oggi abbiamo compiuto un primo passo verso la modernizzazione della politica di coesione dell’UE. Deve essere allineata alle nostre sfide attuali ed emergenti e alle nuove priorità, come la competitività, la difesa e la sicurezza, gli alloggi a prezzi accessibili e la transizione energetica” così Katarzyna Pełczyńska-Nałęcz, ministra polacca dei Fondi e della politica regionale
I mandati negoziali riguardano le proposte della Commissione che modificano:
- i regolamenti relativi al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e al Fondo di coesione, nonché al Fondo per una transizione giusta (JTF), e
– il regolamento sul Fondo sociale europeo Plus (FSE+)
Le proposte della Commissione contengono modifiche mirate al quadro normativo dei fondi della politica di coesione per allineare le priorità di investimento all’evoluzione del contesto economico, sociale e geopolitico, nonché agli obiettivi dell’UE in materia di clima e ambiente. Il loro obiettivo principale è allineare gli investimenti della politica di coesione alle nuove priorità, in particolare la competitività e la decarbonizzazione, la difesa e la sicurezza, gli alloggi a prezzi accessibili, l’accesso all’acqua, la gestione sostenibile delle risorse idriche e la resilienza idrica, la transizione energetica e le sfide che le regioni frontaliere orientali devono affrontare. A tal fine, esse introducono una maggiore flessibilità e incentivi per facilitare il rapido dispiegamento delle risorse e accelerare l’attuazione dei programmi.
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Economia circolare: il Consiglio adotta una posizione sul riciclaggio dei veicoli a fine vita
Il Consiglio ha adottato la sua posizione sul regolamento sui veicoli fuori uso, che stabilisce requisiti per garantire che i nuovi veicoli siano progettati in modo da favorirne il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero. Il regolamento, in particolare, introduce un obiettivo obbligatorio per la plastica riciclata e apre la possibilità di fissare obiettivi futuri per l’acciaio, l’alluminio e le materie prime critiche riciclati.
“Il regolamento sui veicoli fuori uso è un punto di svolta per l’Europa. Riduce gli sprechi, riduce la nostra dipendenza dalle materie prime critiche provenienti dall’estero e spinge la nostra industria automobilistica nel cuore dell’economia circolare. Con la posizione del Consiglio, questa legislazione non solo rafforzerà la competitività delle nostre industrie automobilistiche e del riciclaggio, ma ridurrà anche al minimo la burocrazia.” così— Paulina Hennig-Kloska – Ministra del Clima e dell’Ambiente.
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CLIMA. PICHETTO: APPROCCIO REALISTICO E PRAGMATICO, BASATO SU NEUTRALITÀ TECNOLOGICA
ACCOMPAGNARE TARGET 2040 CON FLESSIBILITÀ SU VALORE E ANNO RAGGIUNGIMENTO (DIRE) Roma, 17 giu. – “Oggi discuteremo di possibili soluzioni che consentano all’UE di trasmettere il proprio Contributo determinato a livello nazionale (NDC) entro la COP 30. Ma il contesto geopolitico e le condizioni eccezionali che attraversiamo ci obbligano ad alzare lo sguardo più in avanti e discutere in maniera franca di ciò che serve per essere credibili quando assumeremo impegni comuni. Non possiamo permetterci di farlo in assenza di un progetto che tenga conto di tutte le condizioni abilitanti, delle specifiche circostanze nazionali e dei necessari meccanismi di flessibilità. Restiamo convinti che l’UE debba proseguire su un percorso ambizioso verso il 2050. Credo però che possiamo essere tutti d’accordo che non siamo più nel 2020. Qualsiasi approccio ambizioso deve essere quindi anche realistico e pragmatico, basato sulla neutralità tecnologica, coniugando sostenibilità, semplificazione, competitività delle imprese e tutela dei nostri cittadini”. Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, lo dice nel suo intervento al Consiglio Ambiente in corso a Lussemburgo. “È con queste premesse che, in vista di Belem, ci sediamo al tavolo pronti a dare il nostro convinto contributo, con spirito di coesione, per definire un NDC in linea con il Global Stocktake e con il ruolo di leadership dell’UE nel processo multilaterale”, dice Pichetto, “quanto all’obiettivo 2040, ribadisco che non è accettabile separare il negoziato sul livello di ambizione del target da quello sulla flessibilità e sulle condizioni abilitanti. Ed è essenziale conoscere con chiarezza gli strumenti di cui potremo disporre per dare attuazione a tale impegno”
Il Clean Industrial Deal e il pacchetto Omnibus “vanno nella direzione giusta: quella di allineare la decarbonizzazione alla competitività industriale. È ora però necessario tradurre questi principi in atti concreti, definire come saranno integrati nel quadro legislativo europeo e progettare l’architettura normativa e politica del post-2030”, prosegue Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, lo dice nel suo intervento al Consiglio Ambiente in corso a Lussemburgo. In particolare, “vorrei indicare alcune misure che per l’Italia rappresenterebbero quelle garanzie di efficacia e credibilità del target che richiamavo prima”, dice Pichetto. Ecco quali: “accompagnare il target con adeguate flessibilità sia rispetto al suo valore che all’anno di raggiungimento; consentire di realizzare e contabilizzare le riduzioni riconducibili a progetti di decarbonizzazione realizzati in paesi terzi con costi più efficienti; identificare l’obiettivo di decarbonizzazione quale unico target dell’Unione e degli Stati membri, eliminando ogni sotto target e lasciando il massimo di flessibilità agli Stati per il suo raggiungimento”. È “evidente” al tempo stesso, conclude, “che non solo servono misure concrete per rendere credibile ed efficace il target. Servono anche strumenti finanziari specifici che rendano realizzabili queste misure senza escludere forme di impegno finanziario comune, considerata la natura eccezionale della sfida”.
Stoccaggi gas, ok al Consiglio: 90% tra ottobre e dicembre
Sulla revisione del regolamento sugli stoccaggi di gas passa la linea del Consiglio Ue, che aveva previsto un obiettivo di riempimento del 90% da raggiungere tra il 1° ottobre e il 1° dicembre. Questo quanto emerge da un documento tecnico in vista del prossimo trilogo.
Un nuovo considerando chiarisce anche che “una volta raggiunto l’obiettivo di riempimento del 90% in tale periodo, uno Stato membro non dovrebbe essere tenuto a mantenere tale livello di stoccaggio fino al 1° dicembre”. Il Parlamento aveva concordato un obiettivo dell’83%, sempre da raggiungere tra ottobre e dicembre. (Public Policy).