PARLAMENTO UE
Il 15 luglio Jacob Jensen, ministro dell’Alimentazione, dell’Agricoltura e della Pesca, ha sottolineato la necessità di semplificare la legislazione dell’UE per gli agricoltori e i produttori alimentari e di promuovere l’innovazione attraverso strumenti quali le nuove tecniche genomiche, su cui la presidenza intende raggiungere un accordo con il Parlamento. Ha sottolineato l’importanza di rendere il settore agroalimentare dell’UE più competitivo, mantenendo al contempo elevati standard di sostenibilità e sicurezza alimentare. Altre priorità includono una strategia dell’UE per le proteine vegetali, il benessere degli animali e l’azione per combattere la resistenza antimicrobica.
I deputati hanno sollevato interrogativi sul futuro della PAC, chiedendo maggiore equità, maggiore sostegno alle aziende agricole più piccole e obiettivi chiari per la riduzione dei pesticidi. I deputati hanno anche chiesto informazioni sugli accordi commerciali, come con il Mercosur, e su un possibile divieto di PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche).
Lars Aagaard, ministro per il Clima, l’energia e i servizi pubblici, ha sottolineato l’importanza di raggiungere un accordo sull’obiettivo climatico dell’UE per il 2040, al fine di offrire orientamenti chiari per l’azione per il clima, gli investimenti e la competitività industriale. Ha sottolineato la necessità di un accordo prima della COP30 che si terrà in Brasile dal 10 al 21 novembre 2025, per dimostrare la leadership e l’unità dell’UE.
Alcuni deputati hanno sollevato preoccupazioni sull’accessibilità economica dell’energia e sull’impatto sociale del nuovo sistema di scambio di quote di emissione, mentre altri hanno sottolineato che un’eccessiva flessibilità comprometterebbe l’obiettivo del 2040. Per approfondire clicca qui
Le modifiche offriranno agli Stati membri e alle regioni una maggiore flessibilità per incanalare i fondi verso nuovi obiettivi, in particolare le capacità industriali della difesa e la mobilità militare, la resilienza idrica, gli alloggi a prezzi accessibili, la decarbonizzazione, le tecnologie strategiche e le infrastrutture energetiche. La riforma consente inoltre un sostegno supplementare alle regioni dell’UE confinanti con la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina, evidenziando le loro esigenze specifiche in un contesto geopolitico teso.
Per infondere rapidamente liquidità nelle nuove priorità, si è convenuto che tale spesa possa beneficiare, tra l’altro, di tassi di cofinanziamento superiori di 10 punti percentuali rispetto al normale e di un prefinanziamento una tantum del 20% per gli importi riassegnati nel 2026.
Investimenti nella preparazione civile e nelle infrastrutture a duplice uso
I deputati hanno ottenuto diversi adeguamenti alle nuove priorità. In base all’accordo, gli investimenti nella preparazione civile saranno ammissibili al sostegno e le infrastrutture a duplice uso (adatte sia all’uso civile che militare) saranno considerate prioritarie nel finanziamento dell’industria della difesa e della mobilità militare. Per quanto riguarda gli alloggi a prezzi accessibili, si terrà conto della sostenibilità del parco abitativo e le priorità in materia di resilienza idrica saranno allineate alla strategia europea per la resilienza idrica, compresi gli investimenti nell’irrigazione e nella desalinizzazione.
Per garantire che la politica di coesione mantenga l’attenzione sulle piccole e medie imprese e sulle regioni meno favorite, è stato convenuto che gli investimenti strategici in tecnologia delle grandi imprese possono essere sostenuti solo nelle aree dell’UE con un prodotto interno lordo pro capite inferiore alla media.
L’accordo include anche una formulazione sulla condizionalità dello Stato di diritto, garantendo che i fondi congelati a causa di violazioni dei valori dell’UE non possano essere riassegnati alle nuove priorità.
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I conti non tornano
I relatori per il QFP evidenziano una falla fondamentale nella proposta della Commissione: “con un bilancio pari solo all’1,26% del reddito nazionale lordo (RNL), che include lo 0,11% destinato ai rimborsi del debito NextGenerationEU, e tenendo conto dell’inflazione, l’UE resterà al palo”. Secondo i deputati, la proposta di bilancio non lascia fondi sufficienti per le priorità più importanti, tra cui competitività, coesione, agricoltura, difesa, adattamento climatico e investimenti per un’economia sostenibile e inclusiva. “Il punto di partenza della proposta dimostra una sorprendente mancanza di ambizione”.
“Per quanto la si voglia confezionare diversamente, si tratta in realtà di un congelamento degli investimenti e della spesa in termini reali – con in più i rimborsi per NextGenerationEU. È lo status quo, che la stessa Commissione ha sempre sostenuto non fosse un’opzione”, affermano i relatori.
“L’attuale QFP ha chiaramente dimostrato i rischi di affiancare il rimborso degli interessi di NextGenerationEU ai bilanci dei programmi. Ciò esercita una forte pressione sulle priorità fondamentali e porta a tagli. Non si può costruire un bilancio europeo più forte sugli errori del passato”, ha sottolineato Siegfried Mureșan.
“Non permetteremo che il finanziamento delle nostre priorità principali venga compromesso dai rimborsi di NextGenerationEU”, ha aggiunto Carla Tavares.
Programmi fondamentali a rischio
Il Parlamento aveva già espresso serie preoccupazioni sulla struttura proposta, avvertendo che l’inserimento di programmi di successo in “mega-fondi” rischia di indebolire politiche collaudate che hanno dato risultati concreti e migliorato il tenore di vita.
Carla Tavares ha poi sottolineato che “l’UE si basa sulla solidarietà, e sulla coesione economica, sociale e territoriale”, evidenziando che “la convergenza verso l’alto è un elemento costitutivo del progetto europeo”.
I deputati sono particolarmente preoccupati per proposte che potrebbero indebolire il ruolo delle autorità regionali e locali nella gestione dei fondi, contrapponendo agricoltori alle regioni o regioni ai governi nazionali.
Siegfried Mureșan ha insistito: “Non approveremo un bilancio che promuove piani nazionali frammentati, scollegati dagli obiettivi europei. L’Europa ha bisogno di una visione condivisa – non di 27 liste della spesa separate. Un vero bilancio europeo non può essere ridotto al minimo comune denominatore delle preferenze nazionali.”
Mancanza di controllo democratico
I relatori del QFP si dicono “molto allarmati da elementi della proposta che potrebbero marginalizzare il ruolo del Parlamento europeo, l’unica istituzione eletta direttamente, in quanto co-legislatore con competenze sia di bilancio che di controllo.”
Insistono sul fatto che ogni nuovo meccanismo basato sulle prestazioni per consentire agli Stati membri l’accesso ai fondi debba includere un solido controllo parlamentare e non possa eludere il controllo democratico della spesa UE.
“Il bilancio non è un bancomat della Commissione europea”, ha avvertito Mureșan, promettendo di difendere il potere del Parlamento di esercitare la sua funzione di controllo.
“La proposta di bilancio deve essere trasparente e deve garantire che il Parlamento mantenga tutte le sue prerogative sullo stanziamento e il monitoraggio del bilancio, sostenute da una struttura dettagliata che consenta un controllo significativo”, ha richiesto Tavares.
Sul lato delle entrate, tocca agli Stati membri agire
Sandra Gómez López e Danuše Nerudová, relatrici sulle risorse proprie, hanno dichiarato: “Accogliamo con favore i nuovi sforzi della Commissione per superare l’attuale stallo sulle risorse proprie e presentare più opzioni per nuove fonti di entrate per il bilancio dell’Unione. Prendiamo atto delle nuove proposte, tra cui un’accisa sul tabacco, una risorsa societaria per l’Europa (CORE), e dazi sui rifiuti elettronici e sull’e-commerce. Gli Stati membri ora non hanno più scuse per non raggiungere un accordo su nuove fonti di entrata.
“Senza una base di entrate forte e diversificata – che includa vere nuove risorse proprie che non competano con i bilanci nazionali – l’UE non avrà i fondi necessari.”
Il Parlamento è pronto a combattere
I relatori del QFP concludono: “Il Parlamento è pronto a utilizzare appieno tutti i suoi poteri per garantire che il prossimo bilancio a lungo termine sia all’altezza delle ambizioni e delle sfide dell’Unione, e che sia soggetto a pieno controllo democratico. Il Parlamento è pronto a impegnarsi in modo costruttivo ma anche determinato.
Von der Leyen rivendica di aver stilato un piano “più semplice e mirato”. La semplificazione si traduce in una riduzione dei capitoli di spesa, che passano dagli attuali sette a quattro. Il primo, del valore di 865 miliardi comprende fondi di coesione e della Politica agricola comune (Pac) insieme e dovrà finanziare anche la migrazione (circa 34 miliardi), la difesa e sicurezza (Frontex, Europol). All’interno di questo capitolo 218 miliardi saranno dedicati alle regioni europee meno sviluppate e 300 miliardi per i pagamenti diretti agli agricoltori. Per accedere ai fondi i governi dovranno presentare dei “Piani di partenariato nazionali e regionali”, uno per ogni Paese Ue, quindi 27 rispetto alle centinaia attuali. Il principio, come per il fondo di ripresa Covid, Next Generation Eu, è fondi in cambio di riforme. Un modello, quindi, che a differenza dell’attuale introduce condizionalità a fronte dei pagamenti e che quindi è percepito con sospetto, se non vera e propria ostilità da alcune capitali. Il secondo capitolo di spesa (circa 590 miliardi) riguarda competitività e innovazione con un fondo dedicato di quasi 410 miliardi. Il terzo capitolo “Global Europe”, per la politica estera e di vicinato vale 215 miliardi e il quarto dedicato ai costi dell’amministrazione circa 118 miliardi.
La Commissione ha cercato di calmare gli animi sostenendo che i paesi membri possono sempre integrare i fondi nazionali per l’agricoltura. Ma sono pochi a credere che i governi europei a corto di liquidità troveranno i soldi extra da destinare al settore. Per contestare i tagli, quindi, centinaia di agricoltori hanno manifestato fuori dalle istituzioni europee a Bruxelles, sventolando bandiere e scandendo slogan come “Benvenuti a Vonderland”: una frecciata alla presidente per quello che considerano un tradimento del settore agricolo europeo. Gli agricoltori non sono gli unici a contestare un approccio ritenuto troppo dirigistada parte di von der Leyen, accusata da più parti di aver centralizzato le funzioni dell’esecutivo nei piani alti di Palazzo Berlaymont. Anche sul bilancio pluriennale, diversi funzionari hanno lamentato una strategia ad excludendum, rivelando che diversi commissari, compresi i vicepresidenti dell’esecutivo avrebbero potuto vedere l’insieme della proposta solo cinque giorni prima la data di adozione. Per questo ieri alcuni di loro si sarebbero ribellati, opponendosi ad alcune proposte e ritardando la presentazione del piano. Pur accogliendo le critiche tuttavia, è evidente che un cambio di passo si renda necessario. Rispetto a quando è stato adottato l’ultimo bilancio pluriennale (2021-2027) l’Europa e il mondo sono entrati in nuovo periodo storico che – come sottolineano nei rapporti di Draghi e Letta – richiede cambiamenti profondi nella gestione comunitaria, semplificazione e capacità di intervento più rapide. Ma se la diagnosi è certamente giusta, per ora la cura proposta da von der Leyen appare molto controversa. (Fonte. Ispi).
Anche da parte del governo italiano ci sono “forti riserve” sul nuovo bilancio europeo. A destare particolare preoccupazione il Fondo unico in cui far confluire le risorse di Pac e Coesione (che per ironia della sorte dovrebbe essere attuato dall’ex ministro e ora vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto) con un nuovo metodo di gestione. Le critiche arrivano anche sul reperimento di risorse proprie da iniziative come la tassazione sul tabacco. “Von der Leyen ha voluto forzare sul fondo unico, nonostante la contrarietà di gran parte dei Governi e del Parlamento europeo. Ora andremo a verificare le cifre reali e inizieremo un negoziato che si preannuncia lunghissimo e durissimo”, ha detto Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI al Parlamento Ue.
Da parte dell’esecutivo, però, non ci sono reazioni ufficiali: nel momento in cui l’Ue sta trattando sui dazi, è la linea, è meglio evitare scontri frontali con Bruxelles in una partita che si preannuncia lunga. Quello che è certo è che sul bilancio Ue il Governo sia intenzionato a farsi sentire, le prossime settimane ci diranno con quali modalità.
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Materie prime critiche, ecco i flussi di rifiuti strategici: nell’elenco anche compost e fanghi da acque reflue
La Commissione Europea ha pubblicato nel proprio sito l’elenco di prodotti, componenti e flussi di rifiuti che hanno un elevato potenziale di recupero per le materie prime critiche, come stabilito dall’articolo 26 del Critical Raw Materials Act (CRM Act), la strategia dell’UE per aumentare l’autonomia delle catene di fornitura di minerali fondamentali per l’industria dell’Unione. In base al CRM Act la Commissione ha il compito di pubblicare un elenco che gli Stati membri dovranno utilizzare come riferimento per la definizione di programmi nazionali funzionali ad aumentare riutilizzo, riciclo e recupero delle materie prime critiche.
Le categorie individuate dalla Commissione sono 11, ci sono batterie, apparecchiature elettriche ed elettroniche, turbine eoliche e veicoli a motore, prodotti tecnologici che ormai siamo abituati ad associare alle materie prime critiche e strategiche. Nel testo presentato da Bruxelles sono stati inseriti anche nuovi materiali come compost e digestato da rifiuti organici (punto 9), fanghi da depurazione derivanti dal trattamento delle acque reflue urbane (punto 10). Due flussi di rifiuti la cui gestione, in ottica circolare, può contribuire a ridurre la dipendenza dell’Europa dall’importazione di fertilizzanti di sintesi provenienti da Paesi terzi come la Russia.
L’elenco è consultabile dal 27 giugno e resterà aperto alle osservazioni degli stakeholder fino al 25 luglio.
Una volta chiusa la consultazione la lista sarà ufficialmente adottata.
Il regolamento di esecuzione in vigore e sarà applicabile in tutti gli Stati dell’Unione europea dopo 20 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’UE. L’obiettivo è di guidare i Paesi verso una maggiore circolarità delle materie prime critiche. (Fonte. Lab e Lab).
CONSIGLIO UE
Stoccaggio di gas: il Consiglio dà il via libera a una proroga di 2 anni delle norme sul riempimento delle riserve per salvaguardare l’approvvigionamento invernale
Venerdì 18 luglio il Consiglio ha adottato una proposta di modifica del regolamento sullo stoccaggio del gas, che proroga di altri due anni l’attuale obbligo per gli Stati membri di mantenere riserve di gas sufficienti prima della stagione invernale.
L’obiettivo di questa misura è attenuare la vulnerabilità dell’UE alle fluttuazioni dei prezzi dovute alle tensioni geopolitiche, in particolare alla luce della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, trovando nel contempo un equilibrio tra la sicurezza energetica e il ritorno ai principi del mercato.
Principali elementi della normativa
La modifica del regolamento mantiene l’obiettivo di stoccaggio del 90% e introduce ulteriore flessibilità per gli Stati membri per adeguarsi alle condizioni di mercato in continua evoluzione e combattere la potenziale manipolazione del mercato.
Consentirà agli Stati membri di reagire più rapidamente alle mutevoli condizioni di mercato e di ottenere offerte migliori per l’acquisto di gas, mantenendo nel contempo la sicurezza dell’approvvigionamento. Specificamente:
• l’attuale obiettivo vincolante del 90% per lo stoccaggio del gas viene mantenuto, ma con la flessibilità di raggiungerlo in qualsiasi momento tra il 1º ottobre e il 1º dicembre, sostituendo l’attuale scadenza rigida del 1º novembre
• Viene introdotta una flessibilità del 10% in caso di condizioni difficili nel riempimento dei magazzini. Inoltre, mediante un atto delegato, la Commissione europea può aumentare la flessibilità verso l’obiettivo di riempimento fino a un ulteriore 5% in caso di persistente sfavore delle condizioni di mercato
• Gli obiettivi intermedi di stoccaggio diventeranno indicativi, offrendo prevedibilità nei livelli di stoccaggio e consentendo agli operatori di mercato di acquistare gas durante tutto l’anno, quando le condizioni sono più vantaggiose
Il voto odierno del Consiglio chiude la procedura di adozione. Il regolamento entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE.
Pacchetto Omnibus IV – Semplificazione: il Consiglio adotta una legge sulle norme sul dovere di diligenza per le batterie
Il Consiglio ha adottato venerdì 18 luglio una nuova legge per semplificare le norme dell’UE e rafforzare così la competitività dell’UE nel settore delle batterie. L’obiettivo principale è quello di posticipare di due anni, fino al 18 agosto 2027, la data di applicazione dei pertinenti obblighi di dovuta diligenza per dare ai produttori e agli esportatori di batterie più tempo per prepararsi.
Il nuovo regolamento fa parte del cosiddetto pacchetto “Omnibus IV”. I pacchetti omnibus fanno parte del più ampio sforzo dell’UE per sostenere la competitività industriale riducendo la complessità normativa.
Nell’ambito del regolamento dell’UE sulle batterie, adottato nel 2023, i produttori di batterie sono tenuti a mettere in atto politiche di dovuta diligenza, a farle verificare e a sottoporle periodicamente a audit da parte di un organismo di verifica di terza parte e a riferire pubblicamente in merito alle loro pratiche di dovuta diligenza per prevenire o ridurre gli impatti negativi delle batterie sull’ambiente, compresa la gestione dei rifiuti.
La nuova legge offre ai produttori e agli esportatori di batterie più tempo per conformarsi a queste nuove norme di due diligence ambientale. Il rinvio offrirà inoltre più tempo per l’istituzione di organismi di verifica terzi , poiché sono stati individuati diversi problemi nel loro processo di autorizzazione.
Inoltre, la Commissione sarà tenuta a pubblicare orientamenti sul dovere di diligenza un anno prima dell’entrata in vigore degli obblighi, al fine di fornire orientamenti tempestivi alle imprese e contribuire a garantire un’attuazione più agevole delle nuove norme.
L’atto legislativo sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE nei prossimi giorni ed entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione.
Nell’ottobre 2024 il Consiglio europeo ha invitato in via prioritaria tutte le istituzioni dell’UE, gli Stati membri e i portatori di interessi a portare avanti i lavori, in particolare in risposta alle sfide individuate nelle relazioni di Enrico Letta (“Molto più di un mercato”) e Mario Draghi (“Il futuro della competitività europea”). La dichiarazione di Budapest dell’8 novembre 2024 ha successivamente invitato ad «avviare una rivoluzione della semplificazione», garantendo un quadro normativo chiaro, semplice e intelligente per le imprese e riducendo drasticamente gli oneri amministrativi, normativi e di comunicazione, in particolare per le PMI.
Il 20 marzo 2025 i leader dell’UE hanno esortato i colegislatori a portare avanti i lavori su questi pacchetti omnibus di semplificazione in via prioritaria e con un elevato livello di ambizione, al fine di completarli il prima possibile nel 2025.
Il pacchetto “Omnibus IV” contiene anche proposte di direttiva e di regolamento sulle imprese a media capitalizzazione, una semplificazione di alcuni obblighi in materia di protezione dei dati per le piccole e medie imprese (PMI) e le piccole imprese a media capitalizzazione (SMC) e proposte di direttiva e di regolamento riguardanti la digitalizzazione e l’allineamento di specifiche comuni che modificano 20 atti legislativi dell’UE in materia di prodotti nell’ambito delle norme del mercato unico.
Revisione intermedia della politica di coesione: il Consiglio e il Parlamento raggiungono un accordo per affrontare meglio le sfide attuali ed emergenti
Nel contesto della revisione intermedia della politica di coesione dell’UE in corso, la presidenza del Consiglio ha raggiunto il 16 luglio un accordo provvisorio con i negoziatori del Parlamento europeo per affrontare meglio le sfide strategiche attuali ed emergenti legate alla coesione economica, sociale e territoriale. Tra queste figurano, in particolare, la difesa e la sicurezza, la competitività e la decarbonizzazione, gli alloggi a prezzi accessibili, le misure relative all’acqua e le sfide che le regioni frontaliere orientali devono affrontare.
“L’UE deve fare molto di più per rafforzare la sua difesa. L’accordo odierno, sulla base dei lavori e dell’accordo del Consiglio raggiunto durante la presidenza polacca, consentirà agli Stati membri di spendere i fondi di coesione dell’UE per la difesa, la sicurezza e la preparazione civile – così Marie Bjerre, ministro danese per gli affari europei.
L’accordo provvisorio rapido, su incarico del Consiglio europeo, prevede nuove norme che modificano i regolamenti riguardanti:
il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo di coesione, nonché il Fondo per una transizione giusta (JTF), e
il Fondo sociale europeo Plus (FSE+)
Il testo contiene modifiche mirate al quadro normativo dei fondi della politica di coesione per allineare le priorità di investimento all’evoluzione del contesto economico, sociale e geopolitico, nonché agli obiettivi dell’UE in materia di clima e ambiente. Il loro obiettivo principale è allineare gli investimenti della politica di coesione alle nuove priorità, in particolare la difesa e la sicurezza, la competitività e la decarbonizzazione, gli alloggi a prezzi accessibili, l’accesso all’acqua, la gestione sostenibile delle risorse idriche e la resilienza idrica, la transizione energetica e le sfide che le regioni frontaliere orientali devono affrontare. A tal fine, il testo introduce una maggiore flessibilità e incentivi per facilitare il rapido dispiegamento delle risorse e accelerare l’attuazione dei programmi.
Principali elementi dell’accordo
L’accordo comprende i seguenti elementi principali:
che introduce deroghe al regolamento recante disposizioni comuni (RDC) – il corpus unico di norme sui fondi dell’UE erogati congiuntamente con gli Stati membri e le regioni – sulla pubblicità delle operazioni nell’ambito degli obiettivi connessi alla difesa
l’abbassamento della soglia per ricevere bonus supplementari a livello di programma, come un ulteriore prefinanziamento e una proroga di un anno dell’ultimo anno di ammissibilità, con particolare attenzione agli Stati membri che hanno un solo programma
che dedica un’attenzione particolare e un sostegno eccezionale alle regioni frontaliere orientali dell’Unione
l’introduzione di disposizioni supplementari in materia di flessibilità per gli Stati membri che rispettano i requisiti di concentrazione tematica a livello di categoria di regioni
l’introduzione di un nuovo articolo in ciascun regolamento per confermare che gli impegni sospesi da misure adottate nel contesto del regolamento sulla condizionalità non possono essere oggetto di modifiche o trasferimenti di programmi. Lo stesso vale per gli importi che superano l’importo di flessibilità e che corrispondono agli obiettivi specifici valutati negativamente dalla Commissione sulla base dell’applicazione delle condizioni abilitanti orizzontali nell’RDC
Inoltre, nel caso del regolamento sul FESR e sul Fondo di coesione, nonché del regolamento sul Fondo di coesione, l’accordo introduce un’estensione dell’ambito di applicazione per obiettivi specifici relativi alle infrastrutture energetiche e alle infrastrutture di difesa o a duplice uso. L’accordo provvisorio è soggetto alla conferma del Consiglio e del Parlamento europeo. Una volta approvato, il testo provvisoriamente concordato sarà sottoposto a revisione giuridico-linguistica in vista della sua adozione formale in una fase successiva.
Sulla scia del piano ReArm Europe, il 1º aprile 2025 la Commissione ha pubblicato la comunicazione dal titolo «Una politica di coesione modernizzata: la revisione intermedia» insieme a due proposte legislative che modificano: i) i regolamenti relativi al Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), al Fondo di coesione e al Fondo per una transizione giusta (JTF) e ii) il regolamento sul Fondo sociale europeo+.
Il presente pacchetto coglie l’occasione della revisione intermedia in corso dei programmi di coesione, che serve ad assegnare la “riserva di flessibilità” che corrisponde alla dotazione del 50 % di tutti i fondi per il 2026 e il 2027, al fine di introdurre nuove priorità derivanti dalle attuali sfide geopolitiche ed economiche.
Le proposte dedicano particolare attenzione alla difesa e alla sicurezza in vista della competitività, delle regioni frontaliere orientali, degli alloggi a prezzi accessibili (compresi gli alloggi sociali), dell’accesso sicuro all’acqua, della gestione sostenibile delle risorse idriche e della resilienza idrica, della transizione energetica (decarbonizzazione) e delle città. Esse prevedono incentivi finanziari per i programmi che assegnano la riserva di flessibilità a una di queste priorità (prefinanziamento più elevato e fino al 100% di finanziamento dell’UE). Nel caso in cui i programmi destinino almeno il 15 % della loro dotazione a queste priorità, essi ricevono un prefinanziamento supplementare a titolo di bonus e una proroga dell’ammissibilità di un anno (fino al 31 dicembre 2030).
La Danimarca stabilisce un percorso verde per l’UE in occasione di una riunione ministeriale informale
Il percorso verso un’UE più forte e climaticamente neutra, una visita all’area naturale di Store Vildmose per mostrare in pratica l’Accordo su una Danimarca verde e un importante dibattito sui prossimi negoziati per un accordo internazionale sull’inquinamento da plastica. Questo era all’ordine del giorno della riunione informale dei ministri dell’Ambiente e del Clima dell’UE, conclusasi di recente. Continua a leggere qui
Rassegna stampa
La protesta delle regioni contro la riforma europea dei fondi di coesione – Linkiesta.it 13/7
Fonti: Parlamento, Commissione e Consiglio UE