È nei cantieri per la messa in sicurezza di fiumi, versanti e centri urbani; nei servizi educativi che si ampliano per accogliere sempre più bambine e bambini; nel rafforzamento della sanità pubblica territoriale, con percorsi e presidi più vicini alle comunità.
È nelle politiche per la casa che si rafforzano, negli interventi per la montagna e le aree interne che mantengono vivi i servizi di prossimità, con l’obiettivo di creare nuove opportunità per i territori. Ed è nel lavoro, nella scuola, nel welfare, nella cura quotidiana delle persone – soprattutto quelle più fragili – che si misura il primo anno di Legislatura della Giunta regionale guidata dal presidente Michele de Pascale.
Un anno di lavoro su queste priorità, che ha portato sia a scelte concrete e investimenti sia a gettare le basi per decisioni e misure future. Un impegno che attraversa l’intero spettro delle politiche regionali: dal supporto alle famiglie alle risposte ai nuovi bisogni sociali, dalla qualità dell’abitare alla sicurezza del territorio, fino alle opportunità per chi studia, lavora e vive nelle comunità locali. Un’azione che guarda soprattutto alle giovani generazioni, creando condizioni attrattive perché chi cresce in Emilia-Romagna – e chi sceglie di arrivarci – possa mettere radici e costruire qui il proprio futuro.
Un percorso anche difficile, così come lo sono le risposte da dare alle sfide complesse di oggi, che passa per la conferma e l’aggiornamento del Patto per il Lavoro e per il Clima, verso un nuovo Patto per l’Emilia-Romagna che riunisca istituzioni, parti sociali, rappresentanze economiche e civiche attorno a una visione condivisa. Un modello di sviluppo regionale fondato su qualità, innovazione, pubblica, sicurezza del territorio, salvaguardia dell’occupazione, risposta alla crisi climatica e sanità.
Ecco una sintesi dei contenuti della conferenza stampa sui temi di maggiore interesse per il nostro settore.
Ricostruzione, messa in sicurezza del territorio e difesa del suolo: gli interventi
Altra priorità dell’azione regionale è la messa in sicurezza del territorio: un impegno che attraversa tutta l’Emilia-Romagna, dalla montagna alla pianura fino alla Costa. L’intervento della Regione interessa fiumi, argini, corsi d’acqua, versanti e litorale, all’interno di un piano organico che integra manutenzione, prevenzione e opere strutturali di difesa del suolo, a partire dal potenziamento delle casse di espansione e delle opere di laminazione, fondamentali per ridurre i picchi di piena e proteggere i centri abitati. Accanto ai cantieri già conclusi, a quelli a oggi attivi e in partenza su frane, alvei dei fiumi, ponti e opere di attraversamento, e sui tratti costieri più esposti all’erosione, prosegue la ricostruzione successiva alle alluvioni del 2023 e del 2024 – condotta in coordinamento con il Commissario nazionale alla ricostruzione, Fabrizio Curcio – con interventi programmati per 2,7 miliardi di euro su infrastrutture, viabilità, centri abitati e sistemi idraulici, con l’obiettivo di innalzare progressivamente il livello di protezione dei territori.
Per le opere di messa in sicurezza del territorio a seguito delle alluvioni, all’Emilia-Romagna sono stati assegnati dalla Struttura commissariale 919 milioni di euro dal 2027, risorse che la Regione è pronta ad anticipare, almeno in parte, già dal 2026, con fondi propri. Inoltre, nell’ultimo Bilancio di previsione è stato istituito un Fondo regionale da 10 milioni di euro per la progettazione degli interventi.
Per sostenere le famiglie e le attività economiche impossibilitate a ricostruire nelle aree a rischio, inoltre, grazie al lavoro congiunto della Regione e della struttura commissariale sono stati definiti i provvedimenti su semplificazione e delocalizzazioni, che prevedono procedure più agevoli per i rimborsi e gli indennizzi, criteri e modalità operative per spostarsi in aree alternative e sicure. Un provvedimento atteso nei territori colpiti, che mette a disposizione un quadro certo di riferimento per accompagnare chi si trova nella condizione di dover trasferire abitazioni o sedi produttive fuori dalle zone a maggiore vulnerabilità.
“Sulla ricostruzione- afferma de Pascale– abbiamo voluto e ottenuto un cambio di passo non più rinviabile, insieme al commissario Curcio e mantenendo costante il confronto con le comunità locali, da cui sono arrivate osservazioni ai progetti di messa in sicurezza. Prima ancora, abbiamo ottenuto un miliardo di euro dal Governo per opere di riduzione del rischio e di fronte al bisogno di accelerare anticiperemo noi le risorse dal 2026: il prossimo anno vogliamo procedere con i cantieri. Vogliamo fatti concreti, quindi l’individuazione e la sistemazione di aree di espansione e laminazione delle acque, il consolidamento delle arginature, la riprofilatura delle sezioni fluviali, l’abbassamento delle aree golenali e una migliore gestione della vegetazione”.
Nel 2025 sono state inoltre raddoppiate le risorse destinate alla manutenzione ordinaria, che salgono a quasi 50 milioni di euro: era un obiettivo di legislatura, da raggiungere quindi in cinque anni, ma la scelta è stata quella di raddoppiare strutturalmente fin dal primo anno, per assicurare interventi diffusi in tutte le province. È stato avviato un lavoro coordinato con la Protezione civile regionale, i Comuni e le università per rafforzare il monitoraggio delle aree più fragili, aggiornare conoscenze e modelli di analisi e supportare la progettazione degli interventi. Un percorso condiviso che punta a mettere il territorio nelle condizioni di prevenire e ridurre i rischi, tutelando persone, abitazioni, imprese e servizi essenziali.
Lavoro, sviluppo economico, transizione digitale, formazione e talenti
La crescita dell’Emilia-Romagna passa anche e soprattutto dal lavoro: per questo la Regione ha messo in campo interventi per tutelare l’occupazione, sostenere il sistema produttivo e la manifattura, e attrarre talenti e nuove competenze, leve decisive per la competitività del territorio. Tra legge regionale 14/2014 (attrazione investimenti) e legge regionale 2/2023 (attrazione talenti) la dotazione nel triennio sale a quasi 40 milioni di euro. Così come, per sostenere gli investimenti delle Pmi, abbiamo stanziato 25 milioni per un basket bond che mobiliterà risorse per 100 milioni di euro.
La Giunta è stata al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici seguendo tutte le vertenze industriali – quali, a solo titolo di esempio, La Perla, Berco e Yoox – e, allo stesso tempo, ha spinto su innovazione, transizione digitale ed energetica, startup e filiere tecnologiche, rafforzando un sistema che punta su qualità, ricerca e alta specializzazione. Un impegno affiancato dall’ampliamento dei percorsi di formazione professionale e delle alte competenze, per preparare lavoratrici e lavoratori nei settori in trasformazione e generare nuova occupazione qualificata.
La Regione si è attivata sul rafforzamento della Rete Alta Tecnologia e della collaborazione con le Università dell’Emilia-Romagna e sta lavorando a una legge sull’economia sociale.
“Il tessuto produttivo dell’Emilia-Romagna, fatto di piccole, medie e grandi imprese che generano valore, competenze e lavoro di qualità, è il motore della nostra economia. Garantirne la tenuta significa tutelare l’occupazione, i salari, la stabilità delle comunità- spiega il presidente de Pascale-. Oggi siamo chiamati ad agire su più fronti: il calo della produzione industriale che da tempo l’Italia registra, in linea con quanto accade in Germania, colpisce inevitabilmente anche un territorio come il nostro, punta di diamante della manifattura nazionale. Non è un fenomeno imputabile a un solo livello istituzionale: pesano i costi energetici, i dazi generalizzati, l’aumento delle materie prime e un sistema Ets che, così com’è, rischia di penalizzare in modo ingiusto intere filiere, a partire dalla ceramica. Per questo ciascuna istituzione, Regione compresa, deve occupare ogni spazio possibile per contrastare la frenata e sostenere il tessuto produttivo. Servono politiche industriali vere, che oggi non vediamo a livello nazionale ed europeo. In Emilia-Romagna abbiamo scelto di continuare a valorizzare il modello delle piccole e medie imprese con misure concrete: i 50 milioni del bando sulla digitalizzazione già arrivati alle imprese, i 5 milioni per le start up innovative, i 30 milioni per sostenere gli investimenti produttivi finalizzati alla produzione di Tecnologie strategiche per l’Europa. È questa la strada per proteggere la nostra manifattura, rafforzarla e accompagnarla nelle trasformazioni in corso”.
La Regione ha proseguito nel consolidamento della Data Valley, asset strategico per l’attrattività e la competitività del territorio. Il Tecnopolo di Bologna è diventato Dama, la nuova cittadella della scienza che ospita il supercomputer Leonardo, le infrastrutture di ricerca europea e, a breve, il supercomputer dedicato all’intelligenza artificiale. Qui troverà sede anche l’Università dell’Onu sui big data e sul contrasto alla crisi climatica, rafforzando il ruolo dell’Emilia-Romagna come piattaforma internazionale per tecnologie avanzate, ricerca scientifica e formazione di nuove competenze.
Con riferimento alla transizione digitale la Regione ha fatto una scelta netta per nuovi investimenti che mirano a realizzare infrastrutture più solide, incrementare la sicurezza, condividere dati e migliorare le competenze. Solo sull’Agenda Digitale sono previsti, nel triennio, 16,9 milioni di euro, a cui si affiancano oltre 21 milioni di accantonamenti per progetti innovativi, con un investimento complessivo che guarda al medio-lungo periodo.
Una parte significativa degli stanziamenti è destinata alla connettività dei territori, in particolare aree montane e interne: reti più resilienti, interventi di ridondanza per garantire continuità dei servizi, nuovi investimenti su copertura della telefonia mobile e del Wi-Fi pubblico. Scelte concrete per ridurre i divari territoriali e assicurare servizi affidabili a cittadine, cittadini, imprese e amministrazioni locali.
Accanto alle infrastrutture, vengono rafforzati anche gli investimenti su competenze e facilitazione digitale, sicurezza informatica, gestione dei dati, intelligenza artificiale e supporto alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, con un ruolo centrale di Lepida SCpA e delle piattaforme regionali condivise.
Sono oramai 42 i tralicci realizzati dalla Regione, attraverso Lepida, per raggiungere aree scoperte da servizi di telefonia mobile. Le scuole connesse in fibra ottica ad 1 Giga sono oggi 2.912, con copertura delle sedi delle scuole secondarie di secondo grado che raggiunge il 97%. Emilia-Romagna WiFi è sempre più pervasivo raggiungendo 12.910 punti di accesso libero, veloce e gratuito, con oltre 400 nuovi punti nel 2025 e 8,3 milioni di utenti unici nell’anno. Anche la Facilitazione Digitale nel 2025 ha visto attivi più di 200 punti in cui sono stati assistiti oltre 80mila cittadine e cittadini.
Sono investimenti che non inseguono l’innovazione, ma la governano: per una Regione più moderna, accessibile e capace di offrire servizi migliori, ovunque si viva.
Infrastrutture e trasporti
Sul fronte della mobilità, la Regione ha puntato ad agevolare gli spostamenti quotidiani di studentesse, studenti, pendolari e famiglie, investendo su un trasporto pubblico più accessibile e sostenibile rispetto all’auto privata. È proseguito il rinnovo della flotta ferroviaria e degli autobus, insieme al potenziamento dei servizi sulle principali tratte regionali. Al Tpl vengono destinati 10 milioni aggiuntivi nel 2026 e viene confermato anche “Salta su!”, il programma che offre abbonamenti gratuiti alle alunne e agli alunni di elementari, medie e superiori, oltre a MiMuovoinCittà e le agevolazioni per gli under 26.
Per quanto riguarda il trasporto delle persone, la Regione ha investito sulle infrastrutture strategiche: dalla rete ferroviaria, la viabilità stradale, fino alla rigenerazione di nodi urbani e dei collegamenti con aree industriali e portuali per i collegamenti merci. In questo quadro si collocano la Zona logistica semplificata, leva per attrarre investimenti e aumentare la competitività del sistema produttivo, e il ruolo del porto di Ravenna come snodo logistico regionale e porta d’accesso ai traffici internazionali, oltre che fulcro del sistema portuale integrato tra porti regionali e comunali sul quale la Regione sta lavorando. Un insieme di azioni che punta a migliorare connessioni, accessibilità e opportunità di sviluppo per comunità, imprese e territori.
Sul fronte delle infrastrutture autostradali la Regione Emilia-Romagna sta lavorando per perfezionare un Protocollo d’intesa con ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Comune di Bologna e Città metropolitana nel quale saranno definite le progettualità del Nodo di Bologna identificate come prioritarie. Oltre all’adeguamento dimensionale della terza corsia delle tangenziali e all’implementazione sull’intero sistema di un upgrade tecnologico per il controllo attivo del traffico per la gestione dinamica delle corsie, si sta procedendo all’individuazione delle opere di adduzione che risultano prioritarie sulla base dell’efficacia trasportistica e del ruolo strategico in chiave di resilienza ambientale e territoriale come il collegamento tra via del Triumvirato e via del Chiu e il ponte sul Reno dell’Intermedia di Pianura.
Sempre nel Nodo sono considerate come prioritarie l’ampliamento alla quarta corsia della A14 tra Ponte Rizzoli e la diramazione di Ravenna e l’incremento della capacità nel tratto fra Bologna-San Lazzaro e Ponte Rizzoli, oltre alle opere di adduzione connesse al potenziamento della tratta San Lazzaro-dir Ravenna. Rimane aperto il tema del potenziamento della A13 da Ferrara fino al tratto di penetrazione a Bologna, con particolare attenzione al Nodo di Funo.
Un capitolo specifico riguarda gli Stati generali della sicurezza stradale, convocati per la prima volta in Emilia-Romagna: un momento pubblico di confronto sui dati regionali e sulle azioni necessarie per avvicinarsi agli obiettivi europei di riduzione di vittime e feriti entro il 2030. Un’iniziativa che ha riunito istituzioni, enti locali, forze dell’ordine, scuole e associazioni, riportando il tema della sicurezza sulle strade al centro del dibattito pubblico e delle politiche regionali. Sono state inoltre avviate specifiche campagne di sensibilizzazione rivolte agli utenti della strada e suddivise per fasce di età e grado di vulnerabilità.
Ancora, il sistema aeroportuale regionale: la Regione ha avviato un percorso condiviso con le città sede di scalo e con i gestori per definire una strategia unica, capace di valorizzare tutti gli aeroporti dell’Emilia-Romagna e di accompagnarne la crescita in modo equilibrato e sostenibile. L’obiettivo è raggiungere, nel medio-lungo periodo, i 20 milioni di passeggeri l’anno attraverso una pianificazione che integra sviluppo dei voli, qualità dei servizi e sostenibilità ambientale. La nuova strategia si articola su tre assi: un quadro di regole omogenee, strumenti fiscali che rendano più competitivi gli aeroporti con minor traffico a partire dall’abolizione della council tax per gli scali di Forlì, Parma e Rimini e un riequilibrio dei flussi tra le diverse realtà regionali. Una direzione che punta a rafforzare la connettività dell’Emilia-Romagna, sostenendo allo stesso tempo le economie locali e la coesione territoriale.
Energia pulita
La transizione energetica rappresenta un altro ambito centrale dell’azione regionale. Le Comunità energetiche rinnovabili hanno superato quota 120 tra gruppi già costituiti e realtà operative, con un crescente ruolo di imprese, Comuni e associazioni nella produzione e condivisione locale di energia pulita. Parallelamente, la Regione ha messo in campo risorse concrete per migliorare la sostenibilità del patrimonio pubblico: 22 progetti di enti locali sono stati ammessi ai finanziamenti per l’efficientamento energetico degli edifici, con risorse che salgono a 15 milioni di euro. Interventi che riducono i consumi rafforzano l’autonomia energetica dei territori e contribuiscono alla decarbonizzazione dell’intera regione.
Grande impegno della Giunta anche sulla proposta di legge relativa alle “aree idonee” per l’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, necessariamente sospesa nei mesi scorsi, ma ora nuovamente oggetto di lavoro a fronte delle recenti riforme statali che riprendono diversi princìpi cardine del progetto di legge avviato dall’Emilia-Romagna. La proposta della nostra Regione si inserisce nel quadro del burden sharing nazionale che prevede, entro il 2030, il raggiungimento di 6,3 GW di potenza aggiuntiva da Fer (Fonti di energia rinnovabile) nel territorio regionale, contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo nazionale di 80 GW. Nell’individuazione delle aree da considerare idonee verranno seguiti una serie di criteri tecnici e ambientali che favoriranno l’installazione degli impianti nelle zone degradate, marginali o compromesse sotto il profilo ambientale e in ambiti già antropizzati, come ex cave, discariche aree industriali dismesse o a margine di infrastrutture, salvaguardando le aree agricole di pregio, le zone protette, i beni culturali e paesaggistici.
Un intervento legislativo che mira a bilanciare gli interessi pubblici territoriali e la necessità delle imprese di sostenere i crescenti costi dell’energia, anche attraverso forme di autoproduzione e autoconsumo energetico. Con un’unica visione d’insieme: tutela dell’ambiente e del paesaggio e transizione energetica non sono antagonisti, ma alleati nello sviluppo e nella crescita del nostro territorio.
Ambiente e aree protette
Il 2024 è stato anche l’anno in cui per la prima volta l’Emilia-Romagna si è posizionata al vertice della classifica italiana per la raccolta differenziata, toccando quota 79% a livello regionale con un incremento del +1,8% rispetto al 2023, come certificato dal Rapporto rifiuti urbani 2025, redatto dall’Ispra e pubblicato pochi giorni fa. I dati di quest’anno che si sta per concludere ci dicono che nel 2025 riusciremo a raggiungere l’obiettivo dell’80%.
Accanto agli interventi per la sicurezza del territorio, la Regione ha proseguito nella tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, con azioni dedicate alla biodiversità, agli ecosistemi e alle aree protette. Tra queste, l’acquisizione pubblica dell’Oasi Ortazzo-Ortazzino nel Parco del Delta del Po – realizzata grazie alla collaborazione con Comune di Ravenna ed Ente Parco –, il programma di manutenzione e salvaguardia degli Alberi monumentali, sostenuto da oltre 865mila euro di investimenti e il sostegno ai tre Centri di recupero delle tartarughe marine lungo la costa emiliano-romagnola. Interventi che rafforzano il ruolo dell’Emilia-Romagna come territorio impegnato nella conservazione del proprio capitale naturale e nella gestione sostenibile delle aree più delicate.
“Questo primo anno ha posto le basi di un lavoro che guarda lontano– conclude il presidente de Pascale-. Abbiamo scelto di intervenire lì dove le persone vivono, studiano, lavorano: nelle scuole, negli ospedali, nei servizi di prossimità, nei territori che chiedono più sicurezza, nei luoghi della produzione e dell’innovazione. Il Patto per l’Emilia-Romagna ci guida in una direzione chiara: qualità dello sviluppo, tutela dell’occupazione, sanità pubblica più forte, comunità più protette di fronte alla crisi climatica. La sfida dei prossimi anni sarà trasformare questi investimenti in nuove opportunità per tutte e tutti, riducendo le disuguaglianze, valorizzando i giovani e accompagnando i territori nelle transizioni che abbiamo davanti. Con responsabilità e con la convinzione che un’Emilia-Romagna più giusta, sostenibile e inclusiva è, non solo possibile, ma necessaria”.
Tutte le informazioni anche nella sezione del portale dedicata al LINK
Fonte: Regione Emilia – Romagna
