Dalla Regione: Patto per il Lavoro, l’Emilia – Romagna fa squadra per dimezzare la disoccupazione entro il 2020

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FotoPattoL’Emilia-Romagna si candida ad essere protagonista di una nuova rivoluzione industriale e fa squadra per dimezzare la disoccupazione entro la fine della legislatura, mettendo in campo risorse per quasi 15 miliardi e tenendo alta l’attenzione sulla legalità. E’  l’obiettivo al centro del Patto per il Lavoro, sottoscritto oggi dalla Regione Emilia-Romagna con le istituzioni locali, le università, le parti sociali datoriali e sindacali, il forum del terzo settore. L’impegno è a collaborare per realizzare le linee strategiche, le azioni e gli strumenti capaci di generare sviluppo e una nuova coesione sociale.  “Ci siamo dati l’obiettivo di dimezzare la disoccupazione da qui al 2020, e passare dall’8,9 al 4,5%  – ha detto il presidente Stefano Bonaccini durante la conferenza stampa – Significa creare circa 120 mila nuovi posti di lavoro in Emilia-Romagna, attraverso investimenti pubblici e investimenti privati. Avevamo promesso di arrivare alla firma di questo accordo entro l’estate e abbiamo vinto la scommessa. Abbiamo dimostrato che la velocità con cui si realizzano i provvedimenti può anche coincidere con la condivisione delle parti sociali. L’occupazione e il lavoro sono gliobiettivi verso cui la Regione ha scelto di orientare le proprie politiche e il Patto è l’atto di responsabilità collettiva di una comunità che individua insieme la cornice d’azione per un cambiamento strategico”. “Vogliamo essere una comunità che produce valore aggiunto, vogliamo essere fortemente innovativi e dinamici e solo un territorio nel suo insieme può vincere questa sfida. La Regione farà di tutto per favorire questo processo, mettendo a disposizione 15 miliardi per mettere in movimento il sistema e spingere i privati ad investire e rendere più competitive le nostre imprese – ha spiegato l’assessore regionale al Lavoro Patrizio Bianchi – Proporsi di creare lavoro oggi vuol dire impegnare tutta la società in un percorso di sviluppo ‘Smart, inclusive e sustainable’, come indicato dal Programma Europa 2020 e ripreso dal Patto per lo sviluppo siglato nella precedente legislatura”.

Il Patto Il testo parte dall’analisi del contesto economico e ricorda che siamo di fronte ad una nuova rivoluzione industriale e di mercato. Dal 2000 il contesto competitivo ha raggiunto FotoPatto2un’estensione globale che ha generato una complessa riorganizzazione dei cicli produttivi e un crescente bisogno di competenze. Un cambiamento profondo e strutturale che ha causato una netta divaricazione tra le imprese ed i territori che sono stati in grado di inserirsi con capacità di innovazione nel contesto globale e la vasta area del Paese che invece è rimasta ai margini. Il rischio è l’aumento di povertà ed esclusione sociale, la disoccupazione giovanile e la precarietà professionale. Nel documento la Giunta e le componenti della società regionale condividono le linee di azione con cui ognuno si impegna a contribuire al rilancio dello sviluppo e dell’occupazione in Emilia-Romagna. Punto di partenza di tale documento è la convinzione che la crescita della nostra società e la sua capacità di generare buona occupazione si fondino sull’aumento della capacità di creare valore aggiunto, agendo sullo sviluppo e sulla diffusione delle conoscenze e delle competenze e, quindi, su un’ampia capacità di innovazione nella produzione e nei servizi alle imprese, alla persona ed alla comunità. Centrale inoltre la piena affermazione della legalità in ogni ambito e in particolare in ogni relazione di lavoro. La crescita si basa poi sulla capacità di stimolare investimenti in grado digenerare nuova occupazione. Fondamentale l’azione di riordino istituzionale, efficientamento organizzativo e semplificazione normativa avviata dalla Regione, ma estesa all’intero assetto istituzionale presente nell’ambito regionale, oltre che l’avvio e il consolidamento di un metodo di definizione e attuazione delle politiche pubbliche centrate sulla condivisione delle scelte strategiche e sull’integrazione dei fondi regionali, nazionali ed europei, con un sistema di welfare cheriduca le disuguaglianze e migliori la coesione sociale. Il documento individua gli ambiti di sviluppo e propone i relativi interventi prioritari: il lavoro viene declinato in rapporto alle persone, alle comunità, alle imprese e ai territori, alla legalità e alla semplificazione. Persone e lavoro, con la creazione di un’Agenzia regionale per il lavoro e rafforzamento del sistema educazione – formazione – lavoro, che possiamo definire ER dual Education. Comunità e lavoro: con il nuovo welfaree i nuovi lavori sociali, il terzo settore e l’autorganizzazione sociale. Sviluppo, imprese e lavoro: attraverso l’internazionalizzazione, l’attivazione della Legge regionale 14/2014, l’innovazione, la qualità e il rafforzamento competitivo del sistema produttivo, nuove imprese e sviluppo delle competenze; Territorio e lavoro: qualità del territorio e investimenti in particolare attraverso un piano per la sicurezza e la manutenzione del territorio- a partire da un nuovo piano regionale per “una regione senza amianto” – un piano per la casa, un piano per la mobilitàe un piano per l’edilizia scolastica. Legalità e lavoro: contrastare ogni tentativo di infiltrazione nell’economia legale da parte della criminalità organizzata e la negazione di diritti fondamentali nel lavoro, agendo su appalti, anticorruzione e gestione dei beni sequestrati e confiscati. Semplificazione e lavoro: avviato il processo di riordino istituzionale, la Giunta ritiene di dotarsi di una task forceper realizzare, anche attraverso il confronto con le parti sociali, la semplificazione normativa e l’efficientamento organizzativo.

Le risorse La Regione Emilia-Romagna nel prossimo quinquennio (2015-2020) mette in campo per il lavoro, lo sviluppo del territorio e la coesione sociale oltre 15 miliardi di euro. Per le politiche dedicate direttamente al lavoro, allo sviluppo delle imprese e della cultura imprenditiva e alla qualità e sostenibilità del territorio, la Regione mobilita risorse strutturali per circa 3,2 miliardi. Si tratta di buona parte delle risorse dei Fondi Europei gestiti attraverso i Programmi Operativi Regionali del FESR, FEASR e FSE e del Fondo Garanzia giovani (YEI) per circa 2,1 miliardi, nonché risorse proprie regionali aggiuntive (240 milioni) e risorse nazionali per circa 900 milioni di euro. A queste risorse vanno aggiunte, ancorché con impatti differenziati nel tempo dal punto di vista della capacità di generare lavoro e sviluppo territoriale, le disponibilità per la ricostruzione dell’area del sisma, stimate in circa 5 miliardi, e le risorse per la mobilità sostenibile e le infrastrutture viarie e di comunicazione strategiche, per circa 7 miliardi di euro, che trovano riscontro prevalentemente in strumenti nazionali di intervento.

I primi interventi La Regione ha già programmato i primi interventi in attuazione e coerenza con il Patto per il Lavoro, che saranno avviati entro luglio. Si tratta di un Piano integrato Fesr e Fse per le alte competenze per la ricerca e il trasferimento tecnologico. Sarà inoltre avviato il Piano straordinario per affrontare l’emergenza occupazionale di disoccupati, cassaintegrati e persone in mobilità del settore dell’edilizia, con una dotazione 3,6 milioni del Fondo nazionale per le politiche attive. Verrà sottoscritto un accordo con una multiutility del territorio nell’ambito di Garanzia Giovani. L’Assemblea legislativa dovrebbe inoltre approvare entro luglio la legge su inclusione e lavoro, che prevede integrazione di risorse (del Fse, del Fondo sociale regionale e della Sanità) e dei servizi del territorio, in coerenza con la nuova generazione di politiche pubbliche integrate previste dal Patto. Entro l’estate sarà costituita la Consulta per la legalità che sarà partecipata da tutte le parti sociali e che si occuperà dei lavori preliminari per un Testo Unico su appalti e legalità. (Fonte: Comunicato stampa Regione Emilia – Romagna)

Confservizi ER è tra sottoscrittori del Patto ed ha partecipato alla consultazione, insieme alle altre parti sociali, elaborando un proprio documento di osservazioni.